"Sono scattate le prime deviazioni per la manifestazione con corteo, indetta , dalle 9.30 alle 12.30 dalla Fiom, per la crisi industriale del Gruppo Finmeccanica. Durante il percorso saranno 20…
14 giugno 1928, nasce Ernesto Che Guevara
Francesco Sirleto - 15 Giugno 2022

Ricordo che, a suo tempo, fui abbastanza pronto a comprarla e a leggerla interamente, sebbene si trattasse di un volume ponderoso e, a volte, di difficile lettura. Ne scrissi una recensione che, più che prendere in esame l’opera di Paco Ignacio, aveva come bersaglio la “mitizzazione” consumistica che, nel corso dei decenni seguiti alla sua prematura e tragica morte, aveva avvolto e snaturato l’autentico significato della vicenda umana, storica e politica di Ernesto Guevara De la Serna, rampollo di una famiglia argentina medio-borghese e divenuto rivoluzionario per caso, ma non involontariamente. Per curiosità sono andato a rileggere quella vecchia recensione; trovandola ancora, per molti versi, attuale, la ripropongo integralmente.
IL “CHE”: DAL MITO ALLA STORIA, DALL’APPARIRE ALL’ESSERE

“Terribile è il disinganno degli uomini quando scoprono, o credono di scoprire, di essere stati vittime di un’illusione, che il passato è più forte del presente, che i fatti non sono per loro, ma contro di loro, che la loro epoca, l’epoca nuova, non è ancora sorta. Allora essi soffrono come prima e assai più di prima, perché ai loro sogni hanno sacrificato tante cose di cui ora avvertono la mancanza, si sono spinti troppo avanti ed ora vengono colti di sorpresa, il passato si vendica di loro” (B. Brecht, Note alla “Vita di Galileo”).
Come vede la figura di “Che” Guevara, a tanti anni di distanza dalla sua appassionante vicenda umana e dalla sua tragica fine, un grande scrittore e romanziere come Paco Ignacio Taibo II, che ha scritto forse la più bella e onesta (perché non è né agiografica né dissacrante) biografia del celebre Comandante, la cui “querida presenzia” continua ancora a commuoverci (o ad annoiarci, a seconda delle prospettive) disseminata su magliette, bandiere, immagini pubblicitarie e gadgets di ogni genere? Per i seriamente interessati alla faccenda, per chi non si accontenta delle apparenze e dei miti ma voglia ricostruire la verità dei fatti e la sostanza delle cose, e che abbia anche la pazienza e il tempo necessari, consigliamo la lettura di questo libro, dal titolo “Senza perdere la tenerezza”, del quale segnaliamo subito la smisurata e brutale lunghezza: ben 850 pagine (note e bibliografia comprese). A dispetto della sua reale professione, il romanziere P. I. Taibo II non ha voluto, e ci è ottimamente riuscito, scrivere delle “storie” sul “Che”, che non avrebbero fatto altro che contribuire alla perpetuazione della sua mitologia, bensì redigere la “Storia” del “Che”, anzi di Ernesto Guevara divenuto “Che” suo malgrado; pertanto ha intrapreso e portato a termine un lavoro colossale: testimonianze, scritti, discorsi, opuscoli, articoli di stampa, conferenze, libri a non finire, film, canzoni, ecc., tutto è stato raccolto, studiato, consultato, sintetizzato, schedato, passato al setaccio della critica. Ne è uscita .fuori un’opera appassionante, di grande rigore scientifico e documentario che, nonostante l’umana simpatia provata dall’autore per l’oggetto della sua ricerca, niente tace o mette in sordina sul personaggio in questione.

Paco Ignacio Taibo II, Senza perdere la tenerezza, Il Saggiatore, Milano 2005