Appalti a Roma: “Con Marino 87% senza gara pubblica”

Un dossier dell’Anticorruzione fa luce sugli appalti capitolini: in 4 anni elargiti 3 miliardi senza bando. Sfruttato il sistema delle emergenze per “obiettivi estranei a interessi della collettività”
di Gabriele Cruciata - 16 Settembre 2015

Un lunghissimo filo rosso – al netto di propaganda e manifesti elettorali – unisce l’era Alemanno e l’amministrazione Marino. La foto impietosa degli appalti romani è stata scattata dagli ispettori dell’Anticorruzione, che hanno analizzato i dati capitolini del periodo 2011-2014.

Il dossier, consegnato lo scorso 7 agosto a Raffaele Cantone e ora inviato a Marino e Gabrielli,  parla del 43% di appalti affidati senza procedura di evidenza pubblica, vale a dire circa l’87% delle procedure globalmente espletate. Il ricorso “generalizzato e indiscriminato” alle procedure differenti dalla gara pubblica risulta essere realizzata “in palese difformità e contrasto con le regole”, che individuano nel sistema del bando la soluzione maggiormente auspicabile per la collettività.

Alemanno Metro CMa c’è di più. La relazione mette in luce il sospetto della presenza di interessi criminali dietro al sistema a trattativa privata, anche vista la “constatazione di generalizzata carenza e omissione di verifica” dei requisiti delle imprese da parte delle autorità preposte. Il dubbio prende ancor di più piede viste le dinamiche criminali evidenziate dall’inchiesta Mondo di Mezzo. Perciò il dossier è stato inviato anche sulle scrivanie della Direzione distrettuale antimafia e della procura della Corte dei Conti per eventuali, ulteriori accertamenti.

Secondo gli ispettori dell’Anticorruzione l’utilizzo sistematico della formula a trattativa privata si basa “più su un lucido escamotage che non nelle condizioni di straordinarietà che hanno caratterizzato l’attività politico-amministrativa della città negli ultimi anni”. Il sistema delle emergenze sarebbe dunque stato utilizzato in maniera impropria per eludere i bandi pubblici e arricchire il sistema di corruttele della Capitale.

Prenestina Bis lavori Sindaco Marino campi Tor Tre TesteSpesso “scevro dal rispetto delle regole e funzionale al raggiungimento di obiettivi estranei agli interessi della collettività”, il sistema analizzato è esploso durante l’amministrazione Alemanno. Ma la relazione denota anche come durante gli anni di amministrazione Marino si sia toccato l’apice di 87% di procedure negoziate, seppur per un importo totale molto inferiore ai cinque milioni di euro spesi dal precedente Sindaco. Tale operato da parte della Giunta dem si spiega con la “forte riduzione degli stanziamenti di bilancio” per gli investimenti che prevedono bando pubblico, nonché con la “mancata approvazione del bilancio nei termini di legge”, che ha determinato il ricorso reiterato a procedure negoziate.

L’Anticorruzione punta, inoltre, il dito contro le cooperative. Dall’analisi eseguita risulta che tre delle cinque coop maggiormente attive sul territorio romano risultano coinvolte nello scandalo Mafia Capitale. Si tratta della 29 Giugno, della Domus Caritatis e della Casa della solidarietà, che nel complesso hanno ottenuto 227 appalti per un valore di più di 56 milioni di euro. Tutte e tre le cooperative rientrano nella holding “La Cascina”, collegata a Comunione e Liberazione.

Nel periodo 2011-2014 Roma Capitale ha elargito più di 3 miliardi di euro in trattative private. Il dossier si ferma al dicembre dello scorso anno, e contribuisce a delineare un quadro già parzialmente profilato dall’inchiesta Mondo di Mezzo. A Roma interventi anche ordinari sono stati nel tempo qualificati come straordinari, e perciò assegnati senza gara pubblica.Tale miopia politica ha generato un cortocircuito nell’economia legale della città e ha foraggiato un sistema criminale capillare e organizzato.

Ora tocca alla politica e alla Magistratura evitare che anche il Giubileo si trasformi in una grande abbuffata per i soliti noti.

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