“Bandito” di Umberto Donati

Il pezzo del cantautore romano arrivato alle porte del Festival di Sanremo, ma non compreso

Le otto nuove proposte del sessantaquattresimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo sono state scelte. Dal 18 al 22 febbraio le vedremo sul palco dell’Ariston.Peccato non poter apprezzare, sulle più famose tavole canore d’Italia, il cantautore romano Umberto Donati. Il suo pezzo, Bandito, è forte, duro, e non sarebbe passato inosservato.

Mi sveglio presto e non rido/ adesso il mondo è uno schifo/ faccio la doccia e non canto/sono un bandito/ ma onesto”. Ma seppur bandito, quando vede un bambino sorride. E guai a chi lo tocca. Donati è conosciuto nel panorama musicale italiano: da Rosario Fiorello, a Pippo Baudo; da Massimo Lopez, a Riccardo Cocciante. Hanno avuto tutti rapporti professionali con lui.

UMBERTO DONATI BANDITO«L’eccezionale Ennio Morricone – racconta Donati – mi ha premiato quando nel 2001 vinsi Vota le Voci. Con Marco Baldini ho realizzato il video Bullo. Pippo Baudo, Lillo e Greg e Massimo Giletti hanno partecipato nel mio video Anakapito. Per le istituzioni ho scritto le canzoni Volante 1, dedicata alla Polizia di Stato, e Te ne vai, in onore di tutti i caduti delle Forze dell’Ordine. Quattro anni fa, invece, ho composto Facebook, per Massimo Lopez».

Donati ha sempre avuto la musica nel sangue. Ma chi gli stava intorno, non ha mai fatto molto affinché Umberto si incamminasse per quella strada artistica. Neanche suo padre. «Da bambino non capivo perché mio padre mi allontanasse dalla musica e fosse adirato con tutto l’ambiente dello spettacolo. Oggi conosco i veri motivi. Ha subito dalla RCA di via Tiburtina, il furto di una canzone, che ha reso famoso un cantante, che poi si è ucciso. Forse per i sensi di colpa. Chissà».

Ma un giorno il padre gli disse che era nato con un dono. «Che ero un cantautore. Fu quando mi sentì cantare Caterina, una mia composizione dedicata alle mamme. Si commosse e si scusò. Per proteggermi, aveva cercato, invano, di allontanarmi dal mondo della musica». La mamma, invece, fu sempre entusiasta della sua vocazione. «Una volta la portai con me all’ennesima selezione per Sanremo. Sulla Genova-Ventimiglia si ruppe la macchina. Fummo costretti a tornare in treno. Nel vagone mi accoccolai sulle sue ginocchia e lei mi raccontò la sua vita».

Il suo idolo? Renato Zero. Ma è un po’ che non lo sente. E il suo Bandito ha il senso della giustizia: “Allora fai come me/che non ci penso/non perdo tempo/io faccio sempre e solo quello che va fatto/guardami in faccia/non sono matto/giustizia faccio”. Il messaggio finale del suo Bandito è pieno di speranza: “Io sono stato un bandito/confesso, a volte ho anche ucciso/ma adesso il mondo è pulito”. Ma l’uomo e l’artista Umberto Donati è un po’ deluso dall’ambiente artistico, che l’ha usato senza rendergli – questa volta sì – giustizia. «Verità! Scrivo solo verità. Ma questo sembra non interessare ai discografici. E il resto del mondo cerca in tutti i modi di sporcarmi».


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