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Bella ciao, ti saluto e me ne vo!

A proposito del rifiuto di cantarla della Pausini

“Volevo evitare di essere trascinata e strumentalizzata in un momento di campagna elettorale così acceso e sgradevole, purtroppo non è andata come auspicavo. Aborro il fascismo, rispetto il mio pubblico e continuerò a farlo, con la libertà di scegliere come esprimermi”-

Più o meno con queste parole, Laura Pausini si è chiamata fuori e giustificata per essersi rifiutata di cantare Bella ciao, durante una trasmissione della TV spagnola alla quale era stata invitata come ospite. Nell’occasione ha interrotto i compagni attorno a lei che avevano già iniziato la canzone utilizzando il canto con le parole dalla guerra partigiana italiana, assurta successivamente ad inno internazionale, cantato come messaggio di resistenza e ribellione, militare e civile, in qualsiasi battaglia tesa a contrastare ingiustizie ed oppressioni di parte.

Apriti cielo sui soliti social, con invettive contro la cantante, accusata ipso facto di parteggiare per una destra, a connotazione fascistoide, strumentalizzando a loro volta il rifiuto come fosse l’emblema indossato da una donna in orbace e camicia nera. Quando i social vengono usati in questo modo, sono fiero e contento di averli sempre evitati non facendone parte.

In primo luogo, perché con tutti i problemi di sopravvivenza che al presente toccano l’intera Europa, se non la pace dell’intero pianeta, pensavo che un aperto confronto dovesse dibattere punti di vista più concreti e indirizzati a portare un contributo utile per formare almeno un’opinione da condividere – o da controbattere – nel tentativo di vedere più chiaramente ciò che sta succedendo vicino a noi, per non dire nel mondo. Con tutto il rispetto per una cantante che tiene alto all’estero il nome dell’Italia nel campo della musica pop, non mi sembra corretto prenderla di mira per una scelta soggettiva in un periodo di campagna elettorale, dove sinceramente emergono dagli armadi, com’è nella tradizione, corpi di cadaveri di tutti i colori, insepolti opportunamente al momento del decesso, conservati in formalina, proprio per essere utilizzati come spauracchi o spaventapasseri in prossimità della chiamata al voto elettorale dei cittadini per rinnovare Camera e Senato, accontentandosi anche di qualche morso, con più delicata cattiveria, per i rinnovi di amministrazioni ricorrenti lungo tutto lo stivale.

In secondo luogo perché, per rimediare al rifiuto. ha chiesto se il gruppo musicale del quale era ospite poteva accompagnarla, accennando l’inizio di “Un cuore matto”, successo del compianto Little Tony. Anche qui, con tutto il rispetto per lo scomparso cantante romano, c’era una scelta più ampia e significativa nel panorama dei successi canzonettistici italiani di ieri e di oggi.

In terza battuta, perché bastava che cantasse l’originale di Bella ciao, con la protesta delle mondine, per mezzo del testo originale della canzone, capace di togliersi di dosso qualsiasi colore politico per un canto di protesta non più ascrivibile alla destra, come alla sinistra.

Ma forse sarebbe troppo chiedere alla Pausini la scelta di un testo che non so quanto sia da lei conosciuto.

Alla mattina, appena alzata, oh bella…

Alla mattina, appena alzata, in risaia mi tocca andar.

E fra gl’insetti e le zanzare, oh bella…

E fra gl’insetti e le zanzare, duro lavoro mi tocca far.

Risparmiandovi la rimanenza delle parole nel canto delle mondine, dove alla fine si auspica la venuta di un giorno dove trionfi la libertà, vedo davanti a noi ancora molto lungo il cammino da percorrere, affinché ciò avvenga. Tra l’altro, se invece di parlarne soltanto, venisse fatto qualcosa di concreto da quelli che contano, per contrastare il cambiamento climatico, indice evidente di un collasso pernicioso nel quale il pianeta sta da tempo scivolando, riguadagneremmo un briciolo di dignità agli occhi dei nostri nipoti.


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