Bufalotta 1297: il comprensorio mai preso in carico dal Campidoglio
Al confine con la Riserva Naturale della Marcigliana 150 famiglie vivono senza servizi minimi. Da quarant'anni niente illuminazione, rete fognaria pubblica e denominazione civica e stradaleUn comprensorio intero composto da 59 lotti abitati da circa 150 famiglie a ridosso della Riserva naturale della Marcigliana. Un piccolo quartiere, senza illuminazione stradale e che risulta formalmente un condominio contraddistinto da un unico numero civico, il 1297, mai preso in carico dal Campidoglio fin dalla sua nascita nei primi anni ’70. Ed è forse anche per questo che le persone che abitano in questo pezzo di territorio di periferia, lo chiamano tra di loro, con un misto di affetto e sarcasmo, il ‘1297’.
L’abbandono amministrativo non fa, purtroppo, soltanto riferimento alla denominazione di stradine, numerazione dei civici e all’illuminazione, ma si evidenzia in un’altra criticità, molto grave, trascurata addirittura per quarant’anni: “Le abitazioni sono tutte sprovviste di fognature, tutte le 150 famiglie. Per l’acqua per il consumo umano inoltre utilizziamo tutti il pozzo privato ed ultimamente quest’acqua si presenta sporca” ci illustrano dal Comitato Bufalotta 1297, mentre ci mostrano uno sversamento di acque reflue in strada: “Qua quando piove questa cunetta si riempe e i liquidi di scarico delle case scorrono per tutta la strada”. Una situazione che in estate si aggrava per la puzza costante che si diffonde a causa delle alte temperature.
Un quadro, questo, che andrebbe affrontato urgentemente, invece qui è così da circa quarant’anni. Il Comune sostanzialmente non ha mai preso in carico il comprensorio, lasciando senza servizi minimi i residenti. Servizi minimi essenziali per quanto riguarda ovviamente la rete idrica e fognaria, perché un mancato intervento pubblico in questo campo può portare ad ulteriori gravi conseguenze di natura igienico – sanitaria e in termini di impatto idrogeologico. Dice infatti il Comitato: “Qui abbiamo tutti un impianto di smaltimento fognario privato, ma non essendoci controlli da parte di un ente pubblico, non sappiamo se tutti gli impianti sono a norma e perfettamente funzionanti. Perciò si creano dei fenomeni di sversamento in strada dei liquami”. E aggiungono: “Nei pressi di alcuni lotti l’acqua di scarico scorre continuamente, a forza di scendere nel sottosuolo l’asfalto potrebbe cedere. Se delle fosse fossero bucate inoltre l’impatto ambientale sarebbe potenzialmente enorme”.
Pare però che gli organi comunali siano perfettamente a conoscenza del quadro: la Presidentessa del Comitato Luigia Raggi infatti, oltre a raccontarci di avere segnalato lo status quo del comprensorio per anni e a tre giunte diverse, ha documentato che: “Dal 1998 sono state concesse licenze di edificazioni a 28 lotti anche dietro pagamento di importi per ‘Opere di Urbanizzazione e licenza edilizia’ e la messa in regola per ogni costruzione di munirsi di fosse Imof per smaltimento rifiuti solidi e fosse di evapotraspirazione per rifiuti liquidi. Calcolando una media di 100.000,00 euro che vanno a sommarsi ai precedenti per un totale circa tre milioni di euro”. Ciò vuol dire che questo denaro sarebbe dovuto andare a coprire anche la realizzazione della rete fognaria, ma dei servizi in questione nemmeno l’ombra.
Ogni famiglia possiede un impianto privato di smaltimento quindi. Impianti che, essendo privati, sfuggono al controllo pubblico in quanto per potersene dotare il Comune rilascia l’autorizzazione per lo scarico delle acque reflue ogni quattro anni e per il rinnovo basta semplicemente: “produrre una dichiarazione di geometra asseverato che dichiari che l’impianto è stato mantenuto in perfetta efficienza e che non ha subito modifiche dalla prima autorizzazione” ci dice Luigia Raggi.
Insomma non solo il Campidoglio da quarant’anni lascia i cittadini di quest’area priva di servizi minimi come la denominazione delle vie, le numerazioni civiche e l’illuminazione stradale, ma li espone a rischi su più fronti non dotando il comprensorio di una rete fognaria pubblica per lo smaltimento delle acque reflue, e per le quali negli anni ha percepito tasse a vario titolo (come gli importi per ‘opere di urbanizzazione e licenza edilizia su 28 lotti, stimati in circa tre milioni di euro, percepiti nel 2001). E non è finita: una recente analisi microbiologica eseguita dalla Esseodue S.r.l. ha certificato la presenza di acqua non conforme all’uso umano in uno dei pozzi privati. Va da sé che è altamente probabile che che lo stesso valga per gli altri.
Per questi motivi il Comitato Bufalotta 1297 si è dato appuntamento a piazza Sempione il 17 novembre in occasione del consiglio municipale del giorno, per denunciare ancora una volta all’organo più prossimo, il Municipio, il grave stato di abbandono in cui versa il loro territorio. Denuncia prontamente raccolta dal consigliere Pd Yuri Bugli, che ha chiesto di far votare contestualmente al Consiglio un atto che ponesse in essere le procedure necessarie per l’illuminazione, i numeri civici e la denominazione delle strade.
Di diverso parere la maggioranza che, di concerto anche con Lista Marchini e Fratelli d’Italia risponde così mediante il consigliere Moretti: “Crediamo che non sia corretto produrre un atto in 10 minuti senza che poi questo sortisca alcun effetto. Abbiamo preso in carico il problema e lavoreremo in commissione per dare risposte concrete ai cittadini”. .
Staremo dunque a vedere se c’è davvero da parte di Piazza Sempione la volontà politica di risolvere una vertenza sacrosanta, e che insospettisce non poco.
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