Casale della Cervelletta in abbandono
Siamo tornati alla tenuta della Cervelletta e, ad ogni passo che facevamo nelle stradina rurale omonima, dovevamo meditare su quale intrigo era stato alla base della sua acquisizione al patrimonio del Comune di Roma. Tenuta comprendente la parte rurale, l’antico casale con la torre e le case che furono dei “guitti”, dei contadini; ciascuna parte con i suoi problemi ardui da trovare soluzione.
La nostra scarpinata era questa volta finalizzata ad accertare lo stato del casale padronale, quello dominato dall’imponente torre dell’alto medioevo, dopo l’estromissione dell’associazione che ne aveva fatto luogo di divertimento e … lucro.
Il casale appare abbandonato. Da quello che abbiamo potuto vedere dalle sbarre del cancello, lo spettacolo è di desolazione. Nel cortile giacciono ancora i segni dell’ultimo oltraggio subito, mentre dalle porte forzate e spalancate degli ambienti che affacciano nell’androne si può dedurre che vi siano state già, come in passato, varie intrusioni, mancando un minimo di sorveglianza. E, rebus sic stanti bus, qualcuno pensa seriamente che c’è chi si aspetta che subentri una bella occupazione abusiva.
Tornando alla nostra ricognizione, quello che ci ha più colpiti è la macchia sulla parete Nord della torre che fa presagire il peggio: continuando l’acqua piovana a compiere il suo lavorio depauperando le antiche malte il rischio di crollo è immanente. Un evento questo che coinvolgerebbe nella rovina gran parte del complesso. Ed è forse proprio questo si aspettano quegli assessori e consiglieri municipali che dopo aver fatto promesse in tempo elettorale, ora – ci dicono – che si danno alla fuga solo al sentir nominare la Cervelletta.
Le più recenti speranze riposte dai collianiensi nei voti al FAI che misero la Cervelletta al quarto posto tra i siti di Roma da salvare in quanto “Luogo del cuore”, sembrano ormai vane. In quanto alle istituzioni, appaiono molto comprensibilmente recalcitranti e disposte a darsela a gambe di fronte a questo garbuglio irrisolvibile. Perché necessitano troppi milioni, prima per salvare il bene dallo sfacelo e poi per assicurarne in futuro la buona tenuta e senza alcun utile. Un fiume di denaro per quel complesso che, pur bello e pur testimone di tanta storia, una volta riattato susciterebbe altri problemi, tra cui quello del suo pubblico utilizzo. Perché, in pratica, a fronte di milioni da impiegare prima, durante e poi, il Comune di Roma non avrebbe alcun rientro.
A questo punto, non ci sembra peregrino un quesito che arrovella che da tempo chi scrive e che ora si pone il blog locale: quale può essere stata la ragione, la diligenza del buon padre di famiglia, che ha fatto scegliere a suo tempo a chi governava il Comune di Roma, di cedere una parte produttiva del patrimonio della comunità- corrispondente a 12 miliardi di vecchie lire – per ciò che si prefigurava soltanto come un’altra piccola falla nelle casse comunali.
La risposta è raccapricciante ma vale la pena di darsela: può essere ricercata esclusivamente nei bassi interessi dei politici del tempo, che per assicurarsi i consensi di vari fedeli, non hanno esitato nelle loro scelte, continuando poi a fare promesse che sapevano di non poter mantenere.
Ora, molto ingenuamente e con il senno del poi, il blog locale si chiede se non sarebbe il caso che la magistratura cercasse di far luce su tutto l’intricato e sospetto affaire.
Intanto il tempo continua a minare la stabilità dei corpi di fabbrica del Casale e i due posti ai quattro del lati del complesso, sono a nostro parere irrecuperabili. Mancando, come è prevedibile, un intervento almeno sulle parti ancora salvabili, tutto il Casale non sarà più recuperabile.
E così vanno in fumo 12 miliardi di lire investiti dal Comune di Roma per la Cervelletta.
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