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Corruzione e falsificazioni negli uffici pubblici di Roma: sei arresti

Per abusi edilizi e sanatorie illecite. La svolta grazie ad un tariffario scovato su un pizzino

Un’operazione che ha portato all’arresto di sei persone, tra cui ex dipendenti pubblici, liberi professionisti e una dipendente di una società di Roma Capitale, ha scoperchiato un vasto giro di corruzione, falsificazioni e abusi edilizi a Roma.

L’indagine, condotta dai carabinieri della compagnia dell’Eur, ha smascherato un sistema illecito in cui gli indagati realizzavano pratiche per sanare abusi edilizi e modificare la destinazione d’uso di immobili, tutto in cambio di denaro.

L’inchiesta e gli arresti:

Le indagini, che hanno avuto inizio nel settembre 2020, sono state scatenate dalla denuncia di un dirigente della società ‘Risorse per Roma Spa’, incaricato di monitorare le pratiche di condono edilizio.

Il funzionario aveva segnalato irregolarità in una delle pratiche di sanatoria edilizia riguardante un immobile della capitale.

Da lì, i carabinieri hanno iniziato a raccogliere prove, scoprendo che numerosi atti pubblici erano stati falsificati per ottenere illeciti vantaggi economici.

Tra gli arrestati figurano due persone che sono finite agli arresti domiciliari, mentre a tre degli indagati è stato imposto il divieto di esercitare una professione, con l’obbligo di presentarsi periodicamente alla polizia per uno degli accusati. Un altro individuo è stato sospeso dal pubblico servizio.

Le accuse che pendono su di loro includono la corruzione, l’accesso abusivo a sistemi informatici, e la falsificazione di atti pubblici, tra cui certificazioni di collaudi e perizie mai effettuate.

Un sistema ben oliato di corruzione e falsificazioni:

Il quadro che emerge dalle indagini è inquietante: gli indagati avrebbero utilizzato timbri d’ufficio falsi e avrebbero effettuato accessi illegali ai sistemi informatici del catasto per convalidare pratiche mai realizzate.

Le indagini hanno inoltre rivelato che due liberi professionisti avrebbero versato somme di denaro a pubblici ufficiali per accelerare le pratiche edilizie, in particolare quelle riguardanti il condono.

Un altro ex dipendente dell’Ufficio Condono Edilizio, oggi libero professionista, è gravemente indiziato di aver falsificato atti per facilitare il rilascio delle sanatorie edilizie, mentre una dipendente della società di Roma Capitale, ora indagata per accesso abusivo ai sistemi informatici, ha avuto un ruolo centrale nel garantire l’accesso e la manipolazione delle informazioni per conto di privati.

Le accuse e la gravità dei reati:

I reati contestati agli arrestati sono molteplici: dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio alla falsa certificazione, passando per il favoreggiamento in cambio di denaro e l’occultamento di atti pubblici.

Le indagini hanno rivelato un meccanismo che andava ben oltre la semplice falsificazione di documenti, ma si inseriva in un sistema complesso che permetteva di eludere i controlli sulle pratiche edilizie e sanitarie.

La prova decisiva: gli appunti manoscritti

Una delle prove chiave che ha permesso agli inquirenti di stringere il cerchio intorno agli indagati è stata l’analisi di un appunto manoscritto trovato durante una perquisizione.

In quei fogli, una dipendente pubblica aveva annotato numeri di pratiche di condono e accanto ad esse degli importi che, grazie a ulteriori indagini, sono stati identificati come somme di denaro corrisposte o da corrispondere per accelerare le pratiche.

Un duro colpo alla corruzione negli uffici pubblici:

Con l’arresto di questi sei individui, le forze dell’ordine hanno messo fine a un meccanismo che minava la trasparenza e l’integrità degli uffici pubblici.


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