Cristiani e musulmani nella Sicilia normanna alla libreria Fahrenheit 451 di Roma
Martedì 15 marzo 2016 la presentazione del libro di Ferdinando Raffaele, Carlo Ruta e Sebastiano TusaMartedì 15 marzo 2016, alle ore 18,30, la libreria Fahrenheit 451 di Roma (piazza Campo de’ Fiori, 44) presenta il libro Cristiani e musulmani nella Sicilia normanna, di Ferdinando Raffaele, Carlo Ruta e Sebastiano Tusa, da poco pubblicato dalle Edizioni di Storia e Studi Sociali.
Con uno degli autori del libro, Carlo Ruta, saggista e studioso del mondo mediterraneo, relazionano: Pino Blasone, scrittore e studioso del mondo arabo; Carmine Fotia, saggista e giornalista; Giuliano Lancioni, docente di Lingua e letteratura araba presso l’Università Roma Tre.
Il libro. Ferdinando Raffaele utilizza un approccio filologico per fare un quadro chiaro dei “prestiti linguistici e lessicali” dell’arabo nella lingua siciliana. Attraverso la lingua spiega quindi quali evoluzioni sociali il siciliano ha avuto nella sua storia e quali arricchimenti possiamo riscontrare nella struttura della lingua, che raggiunge uno dei momenti più alti con l’esperimento di volgare illustre della scuola poetica siciliana.
L’analisi di Carlo Ruta punta invece a ricostruire, sulla scorta di fonti dell’epoca, la vicenda della Sicilia normanna nel contesto della guerra santa all’Islam elaborata dalla cristianità, che, con il suo radicalismo ideologico, ebbe anche ricadute su una Sicilia aristocratica piuttosto motivata ad indebolire e in diversi casi a reprimere l’etnia arabo-berbera ancora presente.
Infine, nell’ultimo saggio, Tusa affronta il tema dell’eredità tecnica e culturale consegnataci dagli Arabi perdurata fino all’epoca del Regnum Siciliae degli Altavilla. L’archeologo sottolinea come soprattutto la cultura artistica araba sedimentò, e ne abbiamo anche testimonianza, soprattutto in ambito architettonico, anche quando si costruirono cristianissime chiese o palazzi.
Il significato dell’opera è sintetizzato nella premessa editoriale da queste parole: «Si può discutere quanto la storia, anche la più remota, sia in fin dei conti, come sosteneva Benedetto Croce, storia contemporanea, o quanto tenda almeno ad esserlo. Intesa come studio consapevole e approfondito del passato, essa costituisce comunque uno strumento importante per orientarsi. E in questo senso può aiutare non poco a comprendere le complessità di questo tempo, che sono in grado di disorientare e di indurre a forme strategiche di dimenticanza».
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