Dentro la storia millenaria del Palazzo Senatorio in Campidoglio
Palazzo Senatorio per molti è semplicemente la sede di rappresentanza del Comune di Roma, invece vanta una storia millenaria e una complessità di fasi architettoniche che lo rendono un monumento di straordinario interesse archeologico e storico-artistico.
L’edificio sorge sulle rovine del Tempio di Veiove, eretto nel 196 a.C., e del Tabularium, grandiosa struttura architettonica costruita nel 78 a.C. per accogliere l’archivio pubblico romano. Intorno alla metà del XII secolo, sui resti di questo edificio (utilizzato prima come fortezza e poi come magazzino del sale) furono ricavati alcuni ambienti del Comune di Roma, nato nel 1143 – 1144 da un moto di ribellione dei cittadini contro Papa Innocenzo II. Qui si riunirono i primi Senatori. Nel corso del Duecento la carica di Senatore fu affidata a due rappresentanti scelti tra i membri delle famiglie baronali romane, poi si giunse al Senatore unico, di nomina pontificia, a cui spettava l’amministrazione della giustizia civile e penale. Il Senatore era coadiuvato da tre magistrati o Conservatori che curavano gli interessi dei cittadini ed ebbero la loro sede nell’edificio a fianco (riedificato nelle forme attuali su progetto di Michelangelo) che prese il nome di Palazzo dei Conservatori e, nel 1471, divenne la sede dei Musei Capitolini, il museo pubblico più antico del mondo.
Nel corso del Trecento, Palazzo Senatorio cominciò a chiudersi come una fortezza, molte delle arcate dei loggiati furono tamponate, mentre Papa Bonifacio IX fece costruire due torri-contrafforte, ancora oggi visibili sul fianco destro del Palazzo. Da una finestra tra le due torri si affacciava il Senatore per assistere alle esecuzioni che avevano luogo anche sull’altura di Monte Caprino. Nel Quattrocento si aggiunsero la torre-contrafforte di Martino V sulla sinistra e quella di Niccolò V, verso il Foro.
A metà del Cinquecento, Paolo III Farnese decise di trasformare completamente lo spazio architettonico e simbolico del Campidoglio, affidando a Michelangelo, suo architetto, scultore e pittore di fiducia, l’incarico della nuova definizione della piazza e degli edifici preesistenti. Il progetto, però, fu solo in parte realizzato sotto la sua supervisione: gli interventi da lui diretti riguardano il trasferimento, nel 1538, della grande statua bronzea del Marco Aurelio dal Laterano al centro della futura piazza, alla quale si accedeva attraverso una grandiosa cordonata progettata dal Buonarroti e realizzata a partire dal 1561.
Domina il palazzo la Torre Campanaria, alta 35 metri ed eretta su progetto di Martino Longhi il Vecchio tra il 1578 e il 1582 in sostituzione della torre medievale, colpita da un fulmine nel 1577. Sulla torre sono collocate due campane, la maggiore, fusa nel 1803, pesa circa 6.000 chili; la minore, fusa nel 1804, pesa circa la metà. Entrambe furono benedette alla presenza del Pontefice Pio VII, nel 1805.
L’INTERNO
La Sala del Carroccio
Ricavata nel 1779, prende il nome dall’iscrizione in caratteri gotici realizzata in memoria dell’invio ai romani, come trofeo di guerra e monito, dei resti del Carroccio strappato da Federico II di Svevia ai milanesi nella battaglia di Cortenuova (1237).
Questo il testo: “O Roma ricevi quale dono di Federico II Cesare Augusto il carro, ornamento augurale per la città. Questo, preso dalla strage di Milano, viene come preda illustre per riferire il trionfo di Cesare. Rimarrà ad obbrobrio del nemico; è inviato in onore della città di Roma. L’amore per lei impose di mandarlo”.
Nella Sala sono conservati alle pareti rari frammenti marmorei di arredi altomedioevali, provenienti dalla chiesa di Santa Maria in Capitolio, primo nucleo della futura chiesa dell’Aracoeli.
La Galleria di Sisto IV
Dagli ambienti della Galleria di Sisto IV invece si possono osservare dall’alto i resti del Tempio di Veiove, scoperti nel 1938-1940. Al suo interno è stata rinvenuta la statua marmorea di culto della divinità (oggi esposta nella galleria di congiunzione del Tabularium) e l’ara marmorea. La visuale dall’alto permette di percepire chiaramente la pianta del tempio.
L’Aula Giulio Cesare
Attraversato uno stretto corridoio e oltrepassata la Sala del Boia, dove sostavano i condannati a morte prima dell’esecuzione, si sale al primo piano nell’Aula Consiliare, la sala più grande, denominata Aula Giulio Cesare, da sempre il centro vitale del palazzo e luogo di riunioni dei massimi rappresentati dell’amministrazione cittadina. Lungo le pareti sono state esposte le bandiere dei Rioni di Roma e murati stemmi marmorei e musivi del Trecento e Quattrocento, un tempo collocati sulla facciata del Palazzo. Sui lati brevi si trovano la celebre statua antica di Giulio Cesare e quella di un Navarca romano, raffigurante un capo della flotta militare. Al centro della sala è conservato un mosaico pavimentale con cinque pannelli decorativi, a tessere bianche e nere, databile al II secolo d.C., proveniente da una villa romana.
La Sala delle Bandiere
La Giunta Capitolina invece si riunisce tradizionalmente nella Sala delle Bandiere (ricavata in un ambiente della Torre di Martino V) che ospita anche le conferenze stampa del sindaco. Al centro vi è uno storico tavolo in legno intarsiato, realizzato da ebanisti romani nel 1842. Nelle vetrine sono conservate le 14 bandiere della Guardia Civica di Roma del 1847, quelle dei Rioni di Roma e il Gonfalone della città, decorato con la medaglia d’oro al valor militare nel 1949, oltre alla bandiera delle Olimpiadi del 1960 e a quella della Corazzata “Roma”, nella quale fu avvolto il feretro del Re Umberto I.
La Sala dell’Arazzo e lo Studio del Sindaco
Al primo piano del palazzo si trovano anche il Salotto dell’Orologio, piccola sala di rappresentanza decorata nel 1929 con una fascia di affreschi del pittore Cisterna; la Sala dell’Arazzo che prende il nome dal pregevole arazzo fiammingo di soggetto romano databile alla seconda metà del Cinquecento; lo Studio del Sindaco, ospitato in due stanze contigue: nella prima si trova lo studio vero e proprio, nella seconda è allestita una saletta per riunioni che introduce al celebre balconcino affacciato sul Foro Romano.
I LAVORI DI RESTAURO
La fontana della dea Roma, situata ai piedi di Palazzo Senatorio e realizzata durante il pontificato di Sisto V, è stata restituita ai cittadini lo scorso 21 aprile, a quasi trent’anni di distanza dall’ultimo restauro, grazie a un intervento diretto dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. I lavori, per un costo complessivo di 140mila euro, hanno riguardato il basamento, la statua di epoca romana della dea, l’impermeabilizzazione delle vasche, la pulitura, il consolidamento, un’innovativa illuminazione artistica e il ripristino dello smaltimento delle acque.
Attualmente è in corso anche un vasto intervento sul cornicione della facciata, sempre sotto la direzione della Sovrintendenza Capitolina. I lavori di restauro si sono resi necessari a causa dello stato di conservazione degli stucchi, gravemente compromessi dalle infiltrazioni di acqua. Per questo si è deciso di intervenire, dopo tanti anni, anche sulla copertura e sul sistema di smaltimento delle acque meteoriche.
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