Il dizionario del dialetto sanvittorese di Maria e Luigi Matteo

Sarà presentato domenica 30 marzo 2014 alle ore 17 nella Sala consiliare del Comune di San Vittore nel Lazio (FR)

Un evento di grande valenza, anche per la sua rarità, avrà luogo domenica 30 marzo 2014 alle ore 17 presso il  del Comune di San Vittore nel Lazio (FR). Nella sala Consiliare, verrà presentato il libro “Lu sant’uttrés’ “ (Dizionario del dialetto sanvittorese),  Sambucci Editore, autori Maria e Luigi Matteo. Prefatore Claudio Nardocci Presidente UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco Italiane) che ha voluto onorare l’opera con un suo proemio. Saranno presenti gli autori, i rappresentanti delle Istituzioni, personalità del mondo della cultura e dell’arte.

Si tratta, come avvertono gli autori, di un dizionario del dialetto sanvittorese, con l’aggiunta di modi di dire, frasi idiomatiche, proverbi, aneddoti ed etimologie vernacolari del paese di origine degli autori.

Il volume, è da evidenziare, nella sua rarità editoriale vuole partecipare ad un impegno sentito e pressante che nell’ultimo quarto di secolo ha visto all’opera, nell’intento di recuperare e trasmettere alla posterità lo straordinario patrimonio costituito dalla lingua tradizionale locale, numerosi studiosi in Italia ed anche all’estero che hanno addirittura fondato sezioni di Biblioteche dedicate alla poesia ed alle lingue e dialetti di tutta Italia (tra cui Vincenzo Luciani direttore del Centro di documentazione della poesia italiana “Vincenzo Scarpellino”).

In questo contesto, Claudio Nardocci Presidente UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco Italiane), si è distinto per l’impulso fornito a questo scopo. Nardocci nella sua prefazione al dizionario così si esprime. “Ci conforta, in un periodo di rivolgimenti sociali, economici, storici, letterari caratterizzati dalla rapidità e dalla semplificazione, l’uscita di un libro sul dialetto del piccolo paese di S. Vittore del Lazio. L’opera di Maria e Luigi Matteo è un recupero prezioso non solo della parlata sanvittorese ma costituisce anche una rivalutazione di tutto il patrimonio materiale e immateriale di questo piccolo paesino alle falde delle Mainarde ricco di cultura e di civiltà proprio per il suo essere da sempre “terra di mezzo” crocevia, fin dalla preistoria, di scambi commerciali e culturali e punto di passaggio obbligato per traversare l’Italia da un mare all’altro.

Il periodare agile e snello, a volte dotto, più volte sornione e scherzoso porta il lettore a scoprire un piccolo mondo antico e sempre nuovo che, recuperando parole ormai obsolete e condannate all’oblio, realizza anche un deciso contributo alla conservazione e all’interpretazione del nostro idioma italico”.

Aggiungono e chiariscono gli autori: “Possiamo classificare il dialetto sanvittorese come epigonico dei dialetti laziali e prodromico dei dialetti molisano-campani. Si sentono accenti marcati dell’uno e dell’altro versante; purtuttavia esso conserva la sua prerogativa di originalità fresca e ben radicata. Da sempre S. Vittore del Lazio si pone come terra di mezzo non foss’altro per quella scorciatoia naturale che, partendo da Formia-Gaeta, attraverso le nostre montagne non sempre agevoli ma essenziali ed inevitabili, porta al mare Adriatico. I romani la conoscevano bene e i Sanniti dovettero soccombere con la disfatta e la resa del loro avamposto in Aquilonia (293 a.C.). Solo ai piedi di Monte Sammucro in una manciata di chilometri ci sono tre paesini: S. Vittore (Frosinone), S. Pietro Infine (Caserta), Venafro (Isernia), ciascuno appartenente a diversa regione e diversa provincia. Proprio questo essere terra di mezzo, questa medietas rende la nostra terra unica. Anche nel parlare. Lasciar morire in lenta agonia la nostra parlata o perderla tra cinquant’anni è un grave atto di negligenza e di scarso rispetto per le migliaia di generazioni che ci hanno preceduto. Esse hanno vissuto come noi cu’ gliu vient, la nègghia, gliu sól, gliu rij, Sammuch’r e ci hanno trasmesso il sangue, la vita, la cultura, la lingua, il carattere sanvittorese”. C’è un perché. Inesorabilmente la “civiltà” e i mass-media hanno condannato il nostro dialetto, come tutti i dialetti, all’oblio. Un patrimonio non solo linguistico che scomparirà, così come si perdono ogni giorno specie animali, vegetali, così come si avvelena con incoscienza l’aria, l’acqua, la terra, elementi primordiali concessi magnificamente e in abbondanza all’uomo dal Creatore. Nel libro ogni parola dialettale è preziosa. Tutt’altro che irrilevanti pure la filastrocca o la cantilena infantile riportate in appendice. Tutto fa parte di una ricchezza gratuitamente ricevuta da chi, per millenni, ci ha preceduto. Una ricchezza unica e irripetibile. Siamo gli unici sul nostro pianeta terra a parlare la lingua o il dialetto sanvittorese. Ne siamo dunque i custodi. Non possiamo permetterci il lusso di perdere neppure una parola. Per rispetto agli antichi e per rispetto a chi verrà dopo di noi. Come fare? Semplice. Continuiamo tranquillamente a parlare in dialetto e vattémm culla mazz r’mammàcj i nostri bambini che (saggiamente) ne fanno uso.

Maria e Luigi Matteo. Per ambedue una vita da insegnanti. Da oltre vent’anni hanno minuziosamente appuntato le parole, i modi di dire, i proverbi di S. Vittore del Lazio in cui sono nati, fino a farne un libro che certamente resterà tra le cose belle e durature di questo vivace paesino alle falde delle Mainarde.

L’Amministrazione Comunale ha voluto contribuire al completamento dell’opera pagando le spese di stampa e pertanto, al termine della cerimonia, con un gesto di grande significato, ciascun nucleo familiare, oltre che ogni intervenuto, riceverà gratuitamente copia del volume, che rimarrà a ricordo delle generazioni passate, dei loro modi di esprimersi ed infine come patrimonio spirituale dei loro avi.

Se di Maria Matteo a Roma sappiamo poco, del professor Luigi Matteo teniamo a dire ha insegnato in Licei ed Istituti Superiori della Capitale per circa quarant’anni, ma non gli è mancato il tempo per essere eletto consigliere municipale per cinque anni (a dimostrazione del suo fattivo impegno sociale) e per organizzare eventi culturali sia come segretario del Centro Fidia fondato dallo scultore Alfiero Nena sia come presidente dell’Associazione “Anton Rubinstein”. Ancora oggi, è tra i pochi ad offrire al quartiere e alla Città, concerti di musica colta, conferenze, dibattiti, mostre, vere occasioni per una reale crescita culturale di una comunità.

 


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