Le donne nel romanzo “Il sesso e la vita” di Aldo Onorati

Una domanda: “la nebulosa femminile”, per i maschi del nostro tempo, è ancora indistinta, misteriosa e provoca turbamento e paura?

Il mondo narrativo di Aldo Onorati nel romanzo Il sesso e la vita ( Edilet, Edilazio letteraraia,  Roma, 2011) * è un mondo di uomini: di ragazzi, Giano, Polonio, Tarcisio, Crastato, Cupone, Salmone, Ambrogio, che iniziano a conoscere i turbamenti del sesso  e i corpi delle donne e di uomini adulti, zii, parenti, conoscenti. Ragazzi e uomini  che vivono in mezzo alle donne, che  le incontrano, che le  “chiavano” e soprattutto parlano, parlano delle donne,  con gli adulti che danno consigli ai più giovani.  Pure se  la storia di Giano, un ragazzo di diciassette anni, sensibile e insicuro eppure  appassionato di vita, di tutte le esperienze delle vita, emerge tra quelle degli altri, di fatto il romanzo racconta un mondo corale al maschile. Le donne  esistono  narrativamente solo attraverso  gli occhi, i pensieri, i desideri maschili. Donne e ragazze  percepite  in due categorie nettamente distinte: quelle cosiddette “per bene”, compagne di scuola, fidanzate e mogli   da un lato,  chiuse nel loro  ambiguo perbenismo, ( “Ma loro come faranno? Non sentono come noi?” si chiedono i ragazzi) e  le prostitute, con cui si hanno rapporti fisici  dall’altro.  Due pianeti lontani a distanze siderali- il romanzo si svolge fra i Castelli Romani e Roma negli anni ’50 del secolo scorso.

I giovani vivono questo doppio binario al femminile, non comprendendolo, anzi sentendosene quasi sopraffatti. E risolvono i loro dubbi, le loro incertezze ascoltando solo le pulsioni della virilità fisica dei loro giovani corpi  in frequenti contatti con le battone della periferia di Roma sud.

ImmagineEsemplare il personaggio di  Polonio, un coprotagonista amico di Giano, suo mentore alla ricerca delle prostitute, che supera il dualismo con una sorta di cinismo monolitico dettato da una profonda paura di smarrire il proprio io nei meandri della femminilità, e non perde l’ occasione di indottrinare Giano e gli altri compagni di avventura. Ciò che tranquillizza Polonio – e molti altri coprotagonisti che spesso vivono in gruppo l’andare dalle battone –  è l’ atto sessuale commerciale : un patto chiaro, senza equivoci,  senza nebbie sentimentali. I corpi che si staccano non si portano dietro  scie di ricordi, gelosie, rimpianti. Si è sciolti da qualunque legame, liberi nella testa e nel cuore  di desiderare altri incontri, di pensare ad altre faccende, di guardare serenamente  il cielo, la città, i ruderi dell’Appia antica.

Da qui la maggior resa narrativa delle battone.  Di contro alle ragazze e  le donne “ serie”  irraggiungibili  in quello che a loro appare un ipocrita conformismo,  le prostitute hanno un  forte rilievo narrativo:  sono descritte con pochi tratti risolutivi nella loro  immediatezza fisica, attraverso  similitudini concrete,  che le rendono reali, di carne:

“una grassona soda quanto un rotolo di coppa stava con le cosce in aria davanti alla porta della sua stamberga”…”due gambe da resuscitare i morti, con muschio  a erba cipollina come il celebre quadro di Courbet”…” coscia rotonda, petto arzillo, grandi fianchi…”, “ a porta San Sebastiano c’è una battona giovane, mora come un tizzo di carbone…”.

Le ragazze per bene, che negano anche baci e abbracci,  narrativamente restano nel vago, le ritroviamo raccontate, filtrate dalle  tante parole degli adulti e di Polonio:

le immacolate da marito sanno d’ aceto…”, “ vogliono la legalizzazione del matrimonio per essere garantite nel loro specifico bisogno: la maternità, così ingabbiano il maschio.”

Fisicamente  ne conosciamo solo gli occhi,  i capelli, le mani, le pieghe delle ginocchia I corpi  nella loro interezza restano lontani.

Fra queste due rette parallele al femminile scorre in gran parte la materia del romanzo e il conflitto tormentoso di Giano, reso in modo perfetto  nei suoi turbamenti di adolescente,  fra il desiderato sentimento dell’amore ricambiato con una ragazza che sia solo sua, fatto anche di abbracci, baci e carezze  e  il rapporto fisico spiccio, breve, appagante da un lato, insoddisfacente dall’altro, con  le prostitute. E le tante parole dei maschi adulti che danno consigli, svalutando le donne “serie” agli occhi di Giano: una battaglia quotidiana, una guerra  tra i sessi che non ha scampo, dove di volta in volta c’ è che vince e chi perde: “ La vita è una guerra dovunque, caro Giano: al fronte, nella vita, in famiglia. O vinci o sei vinto. Tertium non datur…E’ la forza che conta, non l’ amore. Chi ama è perduto.”

L’ amore totalmente vissuto nella sua complessità,  in armonia fra sesso e sentimento, è  il grande assente del romanzo. Le incertezze di Giano restano irrisolte, la storia aperta. Esemplare l’ immagine finale di Giano alla stazione Termini.

Certamente un tempo datato quello del romanzo, lo dice lo stesso autore “ Sappiamo  benissimo di raccontare una storia di un altro pianeta, ma allora la vita e il mondo andavano così…, il tempo dei casini, del post fascismo, che Aldo Onorati riesce a raccontare con immediatezza, con il senso lirico del reale che è suo proprio, tempo  che può essere letto anche  da un sociologo e  da uno storico.

Romanzo molto più complesso e più articolato di quanto si possa comprendere dalle mie parole sulla guerra dei sessi negli anni ’50, altri temi si intrecciano a quest’ultimo. Da donna mi interessava cogliere questa angolazione per chiedermi – e chiedere ad altri: ma oggi, quella che nel romanzo viene chiamata “ la nebulosa femminile”, per i maschi del nostro  tempo,   è ancora  indistinta,  misteriosa  e provoca turbamento e paura? Quanto di quel passato è ancora presente?

* Nel ripubblicare, arichiesta del direttore, questa recensione apparsa in passato su “la città” e poi on line su “Noi Donne” una domanda sorge spontanea: “la nebulosa femminile”, per i maschi del nostro tempo, è ancora indistinta, misteriosa e provoca turbamento e paura?


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