Dopo una Pasqua, senza precedenti, verso la ripartenza con speranza
I pensieri di Papa Francesco, del Presidente Mattarella e di Cgil, Cisl, UilChi poteva credere realisticamente, salvo qualche illuminato personaggio non ascoltato negli anni passati, che un virus, chiamato poi coronavirus, e scientificamente Covid-19, quindi diventato pandemia, potesse trasformare radicalmente la nostra vita, anzi l’esistenza di centinaia e centinaia di milioni di uomini e donne, in tante parti del mondo.
In questa condizione, sono alle nostre spalle le festività pasquali. La principale solennità religiosa del cristianesimo, e una festa tradizionale importante per tutti, credenti e non credenti. (I cristiani nel mondo sono 2,4 miliardi e i cattolici 1,3 miliardi).
In questo anno 2020, da quando si è manifestata la pandemia, a causa delle misure di prevenzione, come il “distanziamento sociale”, che è una delle regole fondamentali da rispettare, per evitare il contagio dal virus, ha costretto a vivere in condizioni di isolamento e spesso di solitudine.
Sono ormai un ricordo le cerimonie religiose, gli avvenimenti e attività sportive, gli spettacoli di ogni genere, le feste, le vacanze, il turismo, l’attività scolastica, le attività lavorative (salvo quelle di sopravvivenza, come sanità, trasporti, vendita di alimentari e pulizie), anche se si sono particolarmente sviluppate le forme di telelavoro, in molti settori: come quelli produttivi, dei servizi, della scuola e della pubblica amministrazione, chiamato smart working o lavoro agile.
Qual è oggi la situazione del Covid-19, che ha paralizzato il nostro Paese?
Siamo in una condizione, con le limitazioni governative in atto, chiamata lockdown, cioè confinamento o chiusura totale.
Le città sono deserte, sono spettrali, dalla seconda guerra mondiale, non era mai accaduto una cosa simile.
I numeri sono impressionanti, anche se i mezzi di comunicazione informano quotidianamente, le notizie fornite della Protezione Civile, l’andamento della condizione sanitaria: Positivi 103.616; Guariti 35.435; Decessi 20.465; Totale infettati 159.516.
La situazione negli altri Paesi è particolarmente critica, come Stati Uniti e Spagna che hanno numeri particolarmente significativi, poi Francia, Germania, Cina e Regno Unito.
Che cosa significa per gli italiani questo stato di cose?
Angoscia, paura, smarrimento, preoccupazioni per il futuro, povertà, miseria, ma anche la speranza che gradualmente si tornerà a vivere, in condizioni diverse, perché ci saranno nuovi equilibri, nuove opportunità e forse più solidarietà fra gli uomini. Gli atti di eroismo di chi lavora nella sanità, la tenace testimonianza dei tutori dell’ordine, il ruolo degli uomini della Protezione Civile, il sacrificio della vita di tanti medici e sacerdoti, l’impegno delle associazioni di volontariato religioso e laico, la disponibilità di tanti eletti nelle istituzioni, ai diversi livelli, a rendersi utili per favorire i più disagiati.
Inizia, poiché si considera che nelle prossime settimane i dati saranno in diminuzione, la fase della ripartenza, che dovrà avvenire con tutte le precauzioni e cautele necessarie, perché se la scelta fra salute ed economia, è stata chiara da parte dei Pubblici Poteri, si dovrà trovare la sintesi di convivenza. Certamente questo non è facile, ma deve prevalere il senso della responsabilità e della solidarietà. Non a caso, in questi giorni di festa, ci sono state alcune autorevoli indicazioni e richiami per il futuro, sulle quali riflettere e capire il grande significato.
All’Europa è richiesta prova di solidarietà
Nel messaggio del giorno di Pasqua, che ha preceduto la tradizionale benedizione Urbi et Orbi, Papa Francesco, tra i diversi argomenti trattati, ha richiamato una priorità fondamentale anche per il nostro Paese, sostenendo che: “Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero.
Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative.
L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di rimettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni.” Bergoglio sveglia l’Europa nel nome della solidarietà.
Speranza e fiducia per una progressiva ripresa
Un richiamo alla speranza e alla fiducia, è stato il contenuto di un videomessaggio pasquale del Presidente Mattarella, nella lotta al coronavirus, dove afferma: “In questi giorni intravediamo, anche la concreta possibilità di superare questa emergenza.
I sacrifici che stiamo facendo da oltre un mese stanno producendo i risultati sperati e non possiamo fermarci adesso. Vorrei dire: evitiamo il contagio del virus e accettiamo piuttosto il contagio della solidarietà tra noi. Non appena possibile, sulla base di valutazioni scientifiche e secondo le indicazioni che verranno stabilite, si potrà avviare una graduale, progressiva ripresa, con l’obiettivo finale di una ritrovata normalità.” Mattarella comprende le privazioni del distanziamento sociale e invita a perseverare nell’interesse comune.
I sindacati: salvare salute e lavoro
Infine, una lettera – appello dei Segretari Generali della CGIL, CISL, UIL, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, pubblicata il giorno di Pasqua, che tra l’altro dimostra il costante tentativo di unità dei sindacati, attraverso obiettivi concreti per il mondo del lavoro e della crescita della società italiana.
Viene evidenziato come: “Tutti vogliamo che si ricominci nel massimo della sicurezza e con le necessarie garanzie per la salute, in tutti i luoghi di lavoro, nei territori, nelle città.
Oggi è questa la priorità del sindacato, insieme alla salvaguardia dell’occupazione e del reddito per tutti i lavoratori. Sappiamo bene che nulla sarà come prima. Dobbiamo essere pronti a ripartire, facendo leva sul valore sociale del lavoro, della sua sicurezza, della dignità della persona.
Bisogna insomma coglier questa occasione per cambiare il nostro modello di sviluppo e ricostruire profondamente il nostro Paese che non vogliamo più sia quello di prima.”
Certo dobbiamo uscire da questa fase, e i dubbi sono tanti. Esistono tante prese di posizioni autorevoli e significative, che incoraggiano la speranza. Dipenderà anche dal contributo che ciascuno di noi potrà dare per ripartire, con la propria testimonianza e l’entusiasmo che si manifesta nei momenti difficili.
Luciano Di Pietrantonio
Antonio De Paolis
14 Aprile 2020 alle 15:44
Sono d’accordo con la tua visione Luciano. Speriamo , intanto, che i sindacati abbiamo la stessa visione sulla nuova organizzazione del lavoro e che siamo in grado, magari con il nostro aiuto, di convincere il governo e le organizzazioni industriali a sedere attorno allo stesso tavolo per poter orientare le forze comuni verso un unico obiettivo. Antonio De Paolis