Due poeti alle elementari di Centocelle

Nel plesso “Renzo Pezzani” dell'Istituto omnicomprensivo “Artemisia Gentileschi”
M. R. - 24 Marzo 2023

Per Vincenzo Luciani e Maurizio Rossi l’occasione di due mattinate di ritorno a scuola nella primaria del Plesso “Renzo Pezzani” dell’Istituto omnicomprensivo “Artemisia Gentileschi” per raccontare la poesia e in particolare quella romanesca: un’esperienza coinvolgente e allegra, grazie all’impegno e all’ospitalità delle insegnanti…

L’occasione era anche di pubblicizzare il premio “Vincenzo Scarpellino” per i dialetti del Lazio, promuovendone la partecipazione degli stessi alunni delle scuole, nella sezione loro dedicata. Vincenzo Luciani – giornalista, poeta, editore – e Maurizio Rossi – poeta in lingua e in romanesco, critico attore – entrambi attenti al recupero e alla diffusione dei dialetti d’Italia, sono tornati tra i banchi di scuola (quelli della III C, insegnante Francesca Branca, e della IV D, insegnante Silvana Baldassi, plesso Pezzani).

Con un’alchimia simile a quella che lega nonni a nipoti, hanno raccontato i “loro tempi” delle classi elementari, quelli dei banchi di legno, dei calamai, dei pennini, dei maestri severi e dei castighi dietro la lavagna, delle bacchettate – a Ischitella garganica, per Luciani, a Roma per Rossi. Si sono poi sottoposti di buon grado alla curiosità dei ragazzi che chiedevano tutti i particolari di storie alquanto lontane nel tempo e per molti versi incredibili.

Si sa che il segreto per mantenere attenti i bambini e non annoiarli, consiste nel renderli protagonisti, anche nell’ascolto; per questo i due poeti hanno iniziato gli incontri cantando insieme “Tanto pe’ cantà” di Nino Manfredi, con l’aiuto del video della canzone che scorreva sulla lavagna elettronica.

Sono seguite due poesie di Trilussa – “La felicità” e “L’omo e la scimmia” – che i ragazzi hanno fatto a gara per leggere e per spiegarne il significato, dopo averle ascoltate dai poeti; alcune poesie romanesche scritte da Rossi e Luciani; un divertente quiz sul significato di curiose parole romanesche (scopino, sgommarello, fricandò, dindarolo, breccole, carciofarzo, tinticarello…) tradotte anche con l’aiuto di scenette esplicative.

Infine si è svolta la parte creativa, con poesie e stornelli composti dalla classe, con i suggerimenti di rito.

I ragazzi – di terza elementare il 16 marzo e di quarta, il 22 marzo – hanno usato tutta la loro fantasia per trovare le parole in rima e nel creare i versi in metrica, secondo le regole poetiche, spiegate con semplicità da Luciani e Rossi.

Il gioco ha coinvolto anche gli insegnanti che sono stati oggetto delle performances poetiche, scritte con l’aiuto della lavagna elettronica, piacevole sorpresa per chi era rimasto all’uso scolastico di gessetti fischianti e cancellini polverosi.

“Sapete qual è il segreto per diventare grandi? Imparare una parola nuova al giorno! Avere un vocabolario arricchito ogni anno di 365 nuove parole per essere ricchi di idee e progetti” ha concluso Vincenzo Luciani, prima degli applausi e dei ringraziamenti finali.

Ecce Vinum

Dicci cosa ne pensi per primo.

Commenti