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Enrico Fermi: un romano Premio Nobel per la fisica

60 anni fa moriva il grande scienziato, era il 29 novembre 1954

Dalla fondazione di Roma, attraverso i secoli, fino all’attuale periodo contemporaneo, nella Città Eterna sono nate tante personalità importanti e famose, che hanno lasciato un segno storico e indelebile, alla città e alla sua grandezza. Accanto a queste personalità, sempre a Roma, hanno avuto i loro natali altri personaggi che con il loro talento, ingegno, fantasia, intraprendenza, studio e ricerca, hanno favorito e contribuito a realizzare sviluppo economico e  progresso civile per tutta l’umanità.

EnricoFermiFra questi personaggi è importante ricordare il fisico Enrico Fermi, nato a Roma, nel 1901, al quale fu assegnato il Premio Nobel per la fisica nel 1938. Attualmente è ancora riconosciuto come uno dei più grandi scienziati mai esistiti.

Che cos’è il Premio Nobel? E’ un’onorificenza di valore mondiale, attribuita annualmente a persone che si sono distinte nei diversi campi dello scibile (tutto ciò che può essere appreso e conosciuto dalla mente umana), “apportando considerevoli benefici all’umanità”, per le loro ricerche, scoperte e invenzioni, per l’opera letteraria, per l’impegno in favore della pace mondiale. Il premio fu istituito in seguito alle ultime volontà di Alfred Nobel (1833 – 1896), chimico e industriale svedese ed inventore della dinamite e della balistite, esplosivo da lancio. Dai brevetti e da altre iniziative industriali ricavò un’immensa fortuna, che destinò a una fondazione per distribuire ogni anno i cinque premi con il suo nome, il 10 dicembre, anniversario della morte di Alfred Nobel.

Come nasce il Premio Nobel? Ricordarlo può sembrare paradossale, ma oggi si direbbe “è una leggenda metropolitana,” perché nel 1888, mentre si trovava a Cannes, il fratello di Alfred, Ludvig, morì. Per errore un giornale francese pubblicò il necrologio della morte di Alfred condannandolo aspramente per l’invenzione della dinamite. Il titolo dell’annuncio funebre diceva: “Il mercante di morte è morto” e continuando sottolineava come: “Alfred Nobel, che divenne ricco trovando il modo di uccidere il maggior numero di persone nel modo più veloce possibile, è morto ieri”.

A seguito di questo episodio Nobel avrebbe iniziato a preoccuparsi di come sarebbe stato ricordato dopo la sua morte e sarebbe quindi maturata la volontà di lasciare un’eredità migliore dopo la sua morte. La prima assegnazione dei premi risale al 1901, quando furono consegnati i premi: per la pace, per la letteratura, per la chimica, per la medicina e per la fisica.

Come è stata l’infanzia e l’adolescenza di Enrico Fermi?

Nacque a Roma il 29 settembre 1901, il padre Alberto, piacentino, ispettore capo delle ferrovie presso il Ministero delle Comunicazioni, e la madre ida De Gattis, berese, insegnante di scuola elementare. Mostrò fin da piccolo di possedere una memoria eccezionale e una grande intelligenza, che gli permisero di primeggiare negli studi. Nel 1915, morì il fratello maggiore Giulio, nel corso di una operazione alla gola. Fermi, per lenire il profondo dolore, si gettò nello studio e completò il ginnasio con un anno di anticipo presso il Liceo Umberto Primo di Roma, all’Esquilino ( oggi Liceo classico Pilo Albertelli, in memoria di un professore antifascista fucilato alle Fosse Ardeatine).

Nel 1918, un amico di famiglia gli suggerì di non frequentare l’Università di Roma, ma di iscriversi all’Università di Pisa. Per accedere alla prestigiosa Scuola Normale Superiore pisana, Fermi dovette superare un concorso pubblico. Alle prove scritte il livello del suo svolgimento fu talmente elevato, tanto da riuscire sbalorditivo per la commissione esaminatrice. In seguito al colloquio orale svolto con il prof. Giulio Pittarelli, presidente della commissione esaminatrice, venne confermato l’eccellenza della preparazione del diciassettenne Fermi, che ottenne il primo posto in graduatoria.

Durante il colloquio il prof. Pittarelli si espose, prevedendo per il giovane studente romano, che sarebbe diventato un importante e famoso scienziato. Studiò alla Normale, la relatività generale, la meccanica quantistica (teoria della fisica moderna, il comportamento della materia e delle radiazioni), e la fisica atomica. Si laureo nel 1922, con una tesi sperimentale sulla diffusione dei raggi X da parte dei cristalli curvi e sulle immagini, che si possono ottenere in tal modo, ma durante il periodo universitario fece ricerche e pubblicò su riviste specializzate i risultati dei suoi lavori.

Studio e si confrontò con studiosi e scienziati dell’epoca in Germania e nei Paesi Bassi. Tornato in Italia si adoperò per creare una scuola di fisica, con l’aiuto di Corbino e Rasetti.

Nell’autunno del 1926, nell’Istituto di via Panisperna, per Fermi iniziò il periodo più fecondo della sua vita scientifica e si creò un gruppo di collaboratori come E. Segrè, E. Amaldi, B. Pontecorvo, E. Majorana, F. Rasetti, e realizzò nella propria attività di ricerca una stretta unità di competenze e capacità teoriche e sperimentali.

Il lavoro intensissimo dei “ ragazzi di via Panisperna” continuava senza soste, vari membri del gruppo si recarono in laboratori all’estero (compresi gli Stati Uniti e le prestigiose Università) per apprendervi le tecniche sperimentali per condurre esperimenti di fisica nucleare, e Fermi costruì stabili legami con i fisici d’Oltreoceano. Il gruppo di collaboratori (per la verità tutte eccellenze della scuola di fisica), costruì diverse teorie (dal decadimento beta alle reazioni sulla radioattività) in quegli anni, fondamentali per la ricerca sulla teoria dei reattori nucleari Alla fine del 1935, Rasetti si recò in America, Pontecorvo a Parigi, Segrè come professore a Palermo, Majorana all’Università di Napoli (poi scomparve in circostanze misteriose), Fermi e Amaraldi proseguirono con il lavoro di ricerca realizzando scoperte scientifiche sulla teoria dei neutroni.

Nell’autunno del 1938 al romano Enrico Fermi fu assegnato il Premio Nobel per la Fisica, con la motivazione “ per i suoi fondamentali contributi alla fisica dei neutroni” e si recò con la sua famiglia a Stoccolma per ritirare il prestigioso premio.

E’ stato il sesto italiano a ricevere l’alto riconoscimento mondiale, prima di Fermi il Nobel era stato assegnato a G. Carducci (1906 per la letteratura), C. Golgi ( 1906 per la medicina), E. Moneta (1907 per la pace), G. Marconi (1909 per la fisica), G. Deledda (1927 per la letteratura), e L. Pirandello (1934 per la letteratura). Ad oggi 2014, con 20 Nobel, l’Italia è al settimo posto nella classifica mondiale per numero di premi assegnati, dopo Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Unione Sovietica/Russia.

Dopo la cerimonia di Stoccolma, Fermi decise di emigrare  negli Stati Uniti, perché in Italia erano state promulgate le leggi razziali e la moglie Laura Cappon era ebrea, accettando un’offerta di un lavoro alla Columbia University di New York. Era il 2 gennaio 1939.

In quel periodo a Berlino, due fisici tedeschi Halin e Strassmann, scoprivano la fissione nucleare, si apriva la via a una reazione a catena e alla liberazione della energia nucleare, la notizia si propagò rapidamente non solo nel mondo scientifico, ma suscitava un grande interesse strategico e militare.

A Parigi, a Berlino, a New York vennero in mente a molti fisici idee che non erano certamente peregrine, le formularono esplicitamente o presero brevetti in proposito. Tra l’idea e la realizzazione c’era però un abisso. Fermi attaccò il problema con tutto il suo caratteristico vigore aiutato dal colleghi della Columbia University e affrontò spirimentalmente tutta questa nuova problematica.

Il 1° settembre 1939, con l’attacco tedesco alla Polonia, era cominciata la seconda guerra mondiale. Le intenzioni di Hitler erano palesi, almeno agli europei rifugiati in America, e molti sapevano che una vittoria tedesca sarebbe stata una catastrofe senza pari per la civiltà. Forse era possibile costruire una bomba atomica di influenza decisiva per l’esito della guerra, era quindi necessario che Hitler non fosse il primo ad averla. Questo semplice imperativo fu fondamentale per mobilitare in modo impareggiabile molti scienziati che si consacrarono anima e corpo all’impresa. Si trasferì a Los Alamos, dopo aver costruito nel 1942 la prima pila nucleare, e gli venne affidato il compito di consulente generale per la costruzione della bomba.

Subito dopo la guerra,  a Chicago, Fermi si dedicò a studi teorici sulla fisica della particelle elementari e le sue applicazioni. Tornò il Italia nel 1949, dove oltre a tenere alcune lezioni al mondo universitario, incontrò i suoi vecchi amici: Amaraldi, Bernardini, Pontecorvo e Segrè.

Trascorse gli ultimi anni di vita a Chicago, e morì per un cancro allo stomaco. Era il 29 novembre 1954, sessanta anni fa. Fermi fu un anticipatore dei suoi tempi, sono rimasti fondamentali i suoi contributi in termodinamica, astrofisica, elettrodinamica, fisica atomica, molecolare, e nucleare.

Ricordare Enrico Fermi, a sessanta anni dalla scomparsa, dovrebbe essere motivo d’orgoglio per i romani e non solo, e fare memoria di una personalità universalmente riconosciuta, che con il suo studio, il suo ingegno, e il suo contribuito scientifico, ha favorito il progresso civile.


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