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Essere o non essere…

Confesso di non aver seguito bene la vicenda della votazione del cosiddetto “non statuto” del M5s andata in onda in queste settimane. Cercherò di approfondire in seguito questo loro “non essere” per “essere”.

robertalombardiIeri, però, mi sono imbattuto in un’intervista al “Fatto quotidiano” di Roberta Lombardi che a me dà sempre un po’ la sensazione di essere la signorina Rottermeier dei pentastellati. Nell’intervista, parlandosi del voto tramite web e delle percentuali dei votanti, la Lombardi  chiarisce la natura dell’organizzazione grillina: “Siamo sicuramente un’associazione non riconosciuta, ma con le proprie peculiarità. Non abbiamo una sede fisica ma una virtuale. E tutto viene deciso in maniera orizzontale, con delle votazioni sul web. Non ci sono organi intermedi o assemblee che filtrano”.

Al che l’intervistatore Luca De Carolis ribatte: “Sarà: ma secondo il codice (quello civile n.d.r.) serviva un’assemblea vera”. E la Lombardi: “Lo ripeto, abbiamo le nostre peculiarità. E poi esiste una direttiva europea, ratificata dall’Italia nel 2010, che riconosce ai membri delle società per azioni di riunirsi tramite il web per prendere le decisioni. Il futuro è quello”.

A proposito di questo “futuro” mi è venuta in mente una considerazione di Enrico Berlinguer affidata, nel dicembre del 1983, a Ferdinando Adornato – quantum mutatus ab illo – che lo intervistava su Orwell e le grandi mutazioni dell’epoca.

berlinguer“La democrazia elettronica limitata ad alcuni aspetti della vita associata dell’uomo può anche essere presa in considerazione. Ma non si può accettare che sostituisca tutte le forme della vita democratica. Anzi credo che bisogna preoccuparsi di essere pronti ad affrontare questo pericolo anche sul terreno legislativo. Ci vogliono limiti precisi all’uso dei computer come alternativa alle assemblee elettive. Tra l’altro non credo che si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone. Ad ogni modo lo ripeto: io credo che nessuno mai riuscirà a reprimere la naturale tendenza dell’uomo a discutere, a riunirsi, ad associarsi”.

Non mi pare che avesse torto.


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