

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale capitolino, arriva dopo mesi di lavoro investigativo partito dalla denuncia di una delle vittime
Sette truffe in cinque mesi, tutte con lo stesso copione crudele e calcolato: chiamare anziani soli, spacciarsi per un nipote in difficoltà e convincerli a consegnare tutto ciò che avevano di valore.
È finita in manette una donna di 39 anni, originaria di Napoli, arrestata nel quartiere di Secondigliano dai Carabinieri della Stazione di Roma Porta Portese, al termine di una delicata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale capitolino, arriva dopo mesi di lavoro investigativo partito dalla denuncia di una delle vittime: una signora ultraottantenne caduta nella trappola del “finto nipote”. Un classico della truffa agli anziani, ma ancora tristemente efficace.
Le vittime, tutte tra gli 85 e i 96 anni, venivano contattate da complici della donna – i cosiddetti “telefonisti” – che, con voce concitata, fingevano di essere un familiare trattenuto dalle forze dell’ordine per debiti o mancati pagamenti. La paura e la confusione facevano il resto: gli anziani, convinti di dover aiutare un nipote in difficoltà, accettavano di consegnare contanti e gioielli.
A quel punto, entrava in scena la 39enne: si presentava alla porta delle vittime per ritirare il “pacchetto”, vestendo i panni di una persona di fiducia inviata dal familiare. In alcuni casi non si è fermata alla truffa, ma avrebbe forzato l’ingresso per rubare direttamente in casa. Il bottino complessivo, secondo le stime degli inquirenti, supera i 200 mila euro.
Uno degli episodi più eclatanti è avvenuto nel quartiere di San Pietro, dove la donna – secondo quanto ricostruito – avrebbe agito con un altro complice, un uomo di 55 anni, anch’egli napoletano, arrestato a ottobre 2024 per reati analoghi.
Le indagini hanno incrociato tabulati telefonici, immagini di videosorveglianza e testimonianze dettagliate delle vittime, riuscendo così a ricostruire il modus operandi e attribuire alla donna la responsabilità dei sette episodi contestati.
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