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Giallo a Prati: le sorelle Gammieri avvelenate per un’eredità milionaria?

Le due donne sono state trovate senza vita nel loro appartamento nel quartiere Prati, a Roma. Avevano 87 e 93 anni

Roma, quartiere Prati. In una palazzina signorile avvolta nel silenzio, il tempo sembrava essersi fermato. Nessuno entrava, nessuno usciva.

Due donne anziane, invisibili agli occhi del mondo, trascorrevano le giornate dietro le finestre chiuse del loro appartamento. Poi, all’improvviso, quell’odore acre e insopportabile, un sentore di morte che si insinuava nei corridoi del condominio.

La scoperta è avvenuta il 21 gennaio, ma il loro destino si era compiuto molto prima. Angela e Amelia Gammieri, 93 e 87 anni, sono state trovate senza vita, sdraiate sul pavimento della loro abitazione.

Morte da almeno due mesi, i corpi in avanzato stato di decomposizione. Una tragedia della solitudine? Forse. Ma qualcosa non torna. Un dettaglio, apparentemente insignificante, ha trasformato un caso di cronaca nera in un enigma da risolvere.

Un biglietto e un’eredità sospetta

Le indagini, affidate al pubblico ministero Mario Dovinola, hanno preso una svolta decisiva quando gli inquirenti hanno rinvenuto un foglio scritto a mano che accennava a un testamento olografo in favore di un uomo ancora ignoto.

Nessuna copia dell’atto è stata ancora ritrovata, ma il semplice riferimento a un lascito di circa 940mila euro tra conti bancari e immobili ha acceso i riflettori su una possibile truffa o, peggio, su un delitto premeditato.

Chi è quest’uomo menzionato nel presunto testamento? E, soprattutto, le due sorelle potrebbero essere state vittime di un avvelenamento?

Due donne sole e un silenzio assordante

Angela e Amelia avevano vissuto sempre insieme, prima con i genitori, poi con i fratelli. Alla fine erano rimaste solo loro due, chiuse in una routine fatta di abitudini ripetute e rapporti ridotti al minimo.

Nessun parente stretto, nessun amico che passasse a trovarle. Solo il garzone del supermercato, che ogni tanto suonava il campanello per consegnare la spesa.

Nel palazzo di via Dardanelli, le due sorelle erano un’ombra discreta, quasi impalpabile. Nessuno le vedeva mai. Ma quando, attorno al 10 gennaio, un inquilino ha segnalato all’amministratore di condominio un odore strano, qualcosa si è mosso.

«Sembrava un problema alle fognature», ha raccontato il vicino. Ma con il passare dei giorni, quell’odore diventava sempre più forte, più insopportabile. Qualcosa non andava. Così è partita la chiamata ai vigili del fuoco.

Una scena inquietante

Quando i pompieri hanno aperto la porta, la scena che si sono trovati davanti è stata spettrale. Le due donne giacevano quasi nude sul pavimento, senza segni evidenti di violenza. La casa non era a soqquadro, ma alcuni cassetti erano stati aperti, come se qualcuno avesse cercato qualcosa. Il testamento, forse?

L’autopsia ha escluso una morte violenta, ma i dubbi restano. I risultati dell’esame tossicologico, attesi nei prossimi mesi, potrebbero essere la chiave di tutto. Se le sorelle sono state avvelenate, ci troveremmo davanti a un delitto in piena regola.

Chi aveva interesse a vederle morire?

Il biglietto trovato in casa è il tassello più misterioso di questa storia. Se davvero esiste un testamento, dov’è finito? E soprattutto, chi è il beneficiario di quel patrimonio?

Gli investigatori stanno passando al setaccio tabulati telefonici, conti bancari e immagini delle telecamere di sorveglianza.

Qualcuno, nei loro ultimi giorni di vita, è entrato in contatto con Angela e Amelia. Qualcuno potrebbe averle ingannate, potrebbe averle avvelenate, oppure solo convinte a scrivere quel testamento.

Ma se si tratta di un omicidio, perché i corpi sono rimasti lì così a lungo? Forse l’assassino ha voluto creare un depistaggio, facendo sembrare tutto una morte naturale?

Un mistero da risolvere

Prati è un quartiere che non è abituato ai gialli. Eppure, dietro la porta di quell’appartamento silenzioso, si nasconde una storia inquietante, un enigma che ha bisogno di risposte.

L’ipotesi dell’avvelenamento è sul tavolo. Il testamento mancante è una pista. Un beneficiario ignoto è il pezzo del puzzle che manca.

Se c’è un colpevole, potrebbe già essere lontano. Ma se invece è ancora lì, in attesa di mettere le mani su quell’eredità?

La verità potrebbe emergere nei prossimi mesi. Oppure, come le due sorelle Gammieri, restare sepolta nel silenzio.


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