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Gutenberg e Fiorello

Ieri sera leggevo un articolo su Gutenberg.

Nella Biblioteca di Storia Patria di Napoli qualche anno fa, di fronte alla copia del De Civitate Dei di S.Agostino, stampata da Gutenberb nel 1465 a Subiaco, prima tipografia in Italia, mi commossi, quasi vicino al pianto.
Nel 1965, a S Scolastica, coi Benedettini, i valorosi seminaristi miei amici (io andavo l’estate ospite del bibliotecario, a studiare), organizzarono una mostra sui 500 anni della prima stampa tipografica in Italia.
Con Cicerone e S Agostino e quegli incunaboli preziosissimi, quante riflessioni sulla fortuna costruita per noi uomini del 900, prima dagli amanuensi di S Benedetto, poi da Gutenberg e successori, per tramandarci, sempre più diffusamente e democraticamente, il sapere dei migliori geni apparsi sulla faccia terrestre.
Mi sentivo quasi importante, due anni prima della maturità classica, a “toccare con mano” (guantata) quegli oggetti più preziosi di un quadro di Raffaello, che erano stati la fonte del sapere di noi tutti.

Stamane ho ascoltato qualche resoconto radiofonico di ieri sera su Sanremo. Fiorello ha parlato ai braccioli delle poltrone e Amadeus si è fatto portavoce del Governo in merito al rispetto delle regole previste e confermate dall’ennesimo DPCM.

Vi immaginate la mia sfortuna a vivere insieme e contemporaneamente i due fatti sopra descritti?
So di trovarmi in uno iato, una disarmonia singolare, ma devo dire che non riesco – con tutto l’amore per la musica, anche moderna, con l’apprezzamento per le geniali trovate di Fiorello, con il piacere che provo davanti a tanti spettacoli di qualità offerti da Rai3 e Rai Storia e anche da Rai1 (talvolta) – non riesco a capire perché siamo stati educati a questo imbuto collettivo di rito obbligato alle sciocchezze, con le quali, per motivi puramente commerciali, vengono banalizzati tutti i valori nazionali, tutti i principi dello stare insieme, tutta la storia gloriosa del nostro passato.

Poveri incunaboli mai più conosciuti, povero Gutenberg.
Fiorello, vai a parlare liberamente dai palcoscenici dei teatri, Amadeus, ritorna a “spiccicar vocaboli” in qualche canale TV, lasciate perdere Sanremo.
Voi non siete i profeti della nostra vita attuale, non potete essere i rappresentanti di coloro che vogliono cancellare la cultura della lettura, della riflessione, dei valori profondi che ci hanno fatto finora sopravvivere.
Più la vostra audience aumenta e più sento che la pandemia cresce, quella del nulla che sostituisce il tutto, quella della distruzione del senso della misura, quella della confusione mentale
Le cose importanti devono restare importanti.
Le canzonette “sono e devono rimanere solo canzonette”
Oggi me ne torno a Subiaco al Monastero.

Buona giornata.


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