I cluster
Chi ha avuto la ventura di seguire lo sviluppo della Fisica Nucleare negli ultimi anni, si è trovato a studiare i cluster, cioè delle strutture nucleari stabilissime e fondamentali per capire di cosa siamo profondamente fatti. I grappoli di atomi, i cluster, saranno studiati in un convegno eccezionale di Fisica del Nucleo, che si terrà all’università Federico II di Napoli a fine maggio.
Per me “cluster” era un vocabolo fausto, bello, un mattone per costruire la materia..
Oggi invece un mio amico mi telefona e, affranto, mi chiede aiuto per l’approvvigionamento di medicine e di alimenti, perché casa sua è un “cluster”, ma di Coronavirus.
Tre persone in isolamento, segnalazione del cluster alla Asl, due viaggi in farmacia e alla Conad.
Finalmente, dopo il primo smarrimento, il cluster del Covid maledetto e’ stato trasfigurato in quello della solidarietà e del trionfo dell’amicizia. E i nostri amici adesso sorridono, grati e sereni.
Tornato a casa son tornato a vedere la mia bozza di relazione per fine maggio: non mi sembra fatta al meglio. Lì i cluster sono freddi, moduli di teorie gelide, non tengono conto che la vita vera è fatta di cluster di sofferenza, rischiosi e talvolta maledetti.
Né ipotizzano l’esistenza della coesione umana (non nucleare), dell’affetto e dell’aiuto reciproco all’interno del cluster, che cambia loro il nucleo.
Come vorrei unificare fisica, ingegneria, amore e umanità in un grande cluster.
Quello sarebbe l’ultima tappa di cluster, a cui non bisognerebbe aggiungere più niente.