

Il 24 febbraio 2014 ricorre il Dragobete, una festa cara ai romeni che tengono a non lasciare che le antiche tradizioni del loro Paese si perdano nella nebbie dell’oblio.
Noi, proprio per verificare quanto di questo prezioso patrimonio sopravviva nei giovani romeni che vivono in Italia, intervistiamo una giovane giornalista e studiosa romena-romana, Mihaela Caba che ci dice: “Il Dragobete fa parte delle numerose tradizioni della Romania. Nella spiritualità popolare è il dio della gioventù e della gioia di vivere propria dei giovani. Si festeggia ogni anno il 24 febbraio, il giorno che la Chiesa Ortodossa e Greco-Cattolica (in una parola la Chiesa Bizantina) festeggia la Testa Santa di San Giovani Battista, ossia il giorno del suo ritrovamento.
I miei nonni mi raccontavano (soprattutto la nonna, chissà perché ma le donne sono sempre più mistiche), anticamente il Dragobete era il giorno nel quale le ragazze ed i ragazzi non ancora sposati, indossavano i loro vestiti dei giorni speciali e, se faceva bel tempo, riuniti in gruppi andavano a cantare e passeggiare nella foresta più vicina. Come in un rito di purificazione molte ragazze, il mattino della festa, si lavavano il volto con la neve fresca. Nella foresta le ragazze raccoglievano i primi fiori di primavera: i bucaneve e le violette per metterle sotto le sacre icone di casa dove rimanevano fino alle Sânziene, un’altra festa popolare, conosciuta come la notte magica di San Giovanni (23-24 giugno) e considerata la festa dell’amore e della fertilità. Passati 4 mesi precisi, le giovani donne prendevano i fiori di Dragobete e li spargevano sulle acque del fiume.
La sera, tutti insieme i giovani si radunavano in una casa per “farsi Dragobete”: cioè corteggiare cantare, festeggiare la gioventù ed anche, trovare l’occasione propizia per dichiararsi a una ragazza o donnina tenuta d’occhio da tempo. Festeggiando insieme il Dragobete si rimaneva innamorati per tutto l’anno, fino al 24 febbraio successivo. Chi non lo festeggiava, non si sarebbe innamorato per i successivi 364 giorni e la ragazza quindi sarebbe rimasta zitella per un altro anno. Di più, il ragazzo che non aveva trovato il coraggio di baciare la ragazza che gli piaceva nella sera di Dragobete, avrebbe perso l’occasione di farla sua durante tutto l’anno. Ero affascinata di sentire queste leggende, che purtroppo non ho vissuto cosi…
Ricordo, tra le tante domande che facevo alla mia nonna, che le chiedevo perché si festeggiasse proprio il 24 febbraio e non in un’altra data, per esempio il 14 febbraio come facciamo noi delle nuove generazioni per San Valentino. Lei non ha mai voluto sentir parlare di San Valentino, perché per lei c’era il 24 febbraio e nessun’altra data. Mi diceva che il giorno è collegato sia alla festa di San Giovanni, sia alla natura: perché è il giorno in cui gli uccelli nidificanti si riuniscono in stormi e cinguettando cominciano a costruire i loro nidi. Dice la tradizione che gli uccelli spaiati in questo giorno rimanevano senza pollo fino al Dragobete del prossimo anno. Come gli uccelli, i ragazzi e le ragazze dovevano incontrarsi per essere innamorati tutto l’anno. “Ecco perché!” mi rispondeva la nonna con una voce ferma e quasi quasi un po’ offesa della mia incredulità.
Oltre la tradizione, questo San Valentino romeno, “Dragobete”, si dice che proviene dall’antico slavo, dove “dragu biti” è traducibile in romeno “a fi drag”, e in italiano si potrebbe tradurre con “essere carino e speciale per qualcuno”.
Parli della nonna e sorridi Mihaela, sei stata fortunata a sentire questi racconti…
Eh, si… lo dico sempre che sono una fortunata ad aver trascorso parte dell’infanzia in campagna, dove la tradizione è ancora santa e trasmessa come cultura orale, preziosissima. Purtroppo la si perde piano piano e forse sono pochi i giovani che la conosciamo ancora o l’hanno ascoltata, riflettuta, se non vissuta.
Perché pensi la tradizione si “perde” o si è già persa?
Perché di per se, l’epoca post-moderna, con il trasferimento in città ha sradicato il contatto con i “vecchi tempi”. Poi ogni generazione anela al nuovo. Proprio in questo percorso di cambiamento si sono persi tanti di quei valori fondamentali. Oggi più che mai ce ne possiamo rendere conto…
Alla fine, il Dragobete non si festeggia quasi più perché San Valentino è molto più “chic”, pubblicizzato, commercializzato. Chi non sa che il 14 febbraio è Valentine’s day? Tutti lo sanno e molti lo festeggiano pure, perché abbiamo bisogno di significati… abbiamo bisogno d’amore, più che mai! Penso che i tempi moderni non solo ci hanno sottratto il tempo di coltivare tradizioni, ma non ci hanno fatto neppure capire cosa è l’amore… Noi, giovani non sappiamo amare! Lo dico, come giovane, e con grande dolore nel cuore. Anche se cresciuta in una famiglia con certi valori, semplice, credente, mi sono trovata in un mondo pieno di sfide e sempre più lontano dai veri valori come amicizia, simpatia, ammirazione oppure… amore.
Mi ricordo del grande sociologo, Zygmund Bauman, che ha in uno dei suoi tanti libri intitolato L’amore liquido spiega alcuni aspetti dei tempi attuali, della società capitalista. In un articolo dell’anno scorso, su Republica, leggevo un articolo intitolato “Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati” , dove il saggio Bauman spiega riferendosi alla propria relazione (che è durata una vita) “il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza. L’amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”.
Insomma, per non allontanarci dall’argomento, non è la tradizione che è “fuori data”, penso siano le persone ad essere fuori dai fondamenti di vita. E con questo non colpevolizzo nessuno… non festeggerò il Dragobete quest’anno come ai tempi di mia nonna, ma rifletterò forse un poco su cosa è l’amore. Si dice “chi non ha i vecchi se li deve comprare” perché loro sono fonte di saggezza, loro hanno capito un po’ cosa è la vita e… l’amore.
Ecco, come festeggia una ragazza come te a Roma il Dragobete?
Bella domanda. Penso che una passeggiata in centro, un concerto sinfonico o un buon libro possono farmi buona compagnia. Roma è di per se una città d’amore, piena di arte e storia… Chi sa se i romani un tempo non festeggiavano pure loro il Dragobete? Quelli della Romania, di sicuro si.
Un messaggio finale.
“Chi ama, possiede la vita”( come dice D. Barsotti)” e non c’è un giorno per amare di più o essere più innamorati, ed anche per fare regali di cuori e cuoricini, perché per l’amore si celebra bene ogni giorno. E non dimentichiamo mai: vivere è amare!
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