Il gioco dei colori
Siamo ormai dentro le zone multicolori, la nostra libertà di movimento non é assoluta, perché dobbiamo rendere massimo il nostro senso di responsabilità.
Leggo tanti commenti, di livello talvolta molto basso, sulle zone da DPCM. Sono trattati di storia dell’arte: perché Tiziano o Van Gogh o Chagall hanno scelto quel colore… O sindacale-campanilistici: per quale motivo noi lombardi trattati peggio dei napoletani?
Non ho letto quasi niente di profondo e serio, che aiutasse a riflettere sulle origini e le motivazioni di questa esperienza sconvolgente per tutto il mondo.
Solo una Sindaca di un piccolo Paese della provincia di Cosenza ha scritto col cuore e col cervello, dimostrando di essere un vero Responsabile di una Comunità, che lei cerca di informare, incoraggiare ed educare per renderla consapevole dei rischi che si corrono, per spronarla a combattere la cattiva politica sempre praticata, la diffusa mancanza di cultura civile e sociale, il disinteresse verso qualunque azione di valenza generale e comunitario.
Sono contento che in Italia esistano questi eroi “locali”, queste fonti di speranza sorgiva e pulita, che sappiano parlare in modo alto e nobile, dimenticando l’angustia che tanto opprime e condiziona le storie delle piccole e sperdute realtà.
L’altro ieri era l’anniversario della morte di La Pira, un sognatore santo, molto solo nelle sue vicende terrene, ma sempre rivolto al cielo, verso obiettivi complessi e unificanti, che coinvolgessero tutti, di qualunque razza e colore della pelle.
Qualche piccolo Sindaco, ma anche Dario Nardella sindaco di Firenze e successore di La Pira, stanno capendo che bisogna finalmente alzare il tiro e mirare in alto.
Sono belle le sfumature dei colori terreni, ma non perdiamo tempo a disputare di “zone” gialle, arancioni e rosse. Interroghiamoci come fare responsabilmente per cambiare tutti i colori nel verde acceso della futura libertà.
E alziamo gli occhi: li’, dopo il temporale, compare sempre l’arcobaleno, che è iridato in tutto il mondo.
GiProietti