

Novità nel mondo della scuola dell’infanzia romana: apertura di 5 nuove scuole dell’infanzia comunali per un totale di 440 nuovi posti e il passaggio di un’altra alla gestione statale, garantendo 100 nuovi posti.
Per quanto riguarda gli asili nido apertura di 3 nuovi nidi pubblici, in edifici scolastici già esistenti, per 116 nuovi posti e apertura di 5 nuovi nidi in convenzione, per un totale di 338 posti.
La proposta prevede anche il passaggio a gestione diretta di 7 nidi in concessione, per un totale di 549 posti di cui 69 nuovi.
Questi i numeri del nuovo piano, presentato il 20 febbraio 2014 in Campidoglio dall’assessore alla Scuola Alessandra Cattoi e dalla presidente della Commissione Scuola, Valeria Baglio, prevede un investimento pari a circa 4,5 milioni di euro.
“Nel piano – dichiara l’Assessore – ci sono delle zone periferiche che avranno un’attenzione particolare, come ad esempio Tor Bella Monaca, dove le liste d’attesa sono particolarmente importanti”.
Tante novità, tranne una: verrà abolita l’esenzione per il terzo figlio. In breve ciò che si vociferava nei giorni scorsi diventa reale, e le famiglie con più di due figli dovranno pagare la retta.
“La quota contributiva per il terzo figlio, che fin ad ora era completamente gratuito per tutte le famiglie di Roma, l’abbiamo riportata ad una quota retributiva equa: tutte le persone con il reddito basso continueranno a non pagare la retta del nido, le famiglie con due figli al nido avranno una riduzione del 30%, chi potrà invece contribuirà, in base alle proprie capacità”, ha dichiarato l’assessore Alessandra Cattoi.
Le quote contributive non aumentano per le famiglie e vengono tutte calcolate in base all’indicatore Isee, compresa la quota contributiva per il terzo figlio, mentre è prevista una riduzione del 30% per chi ha due o più figli nello stesso asilo nido. Le fasce più deboli sono esentate dal pagamento (delibera n.4/2014).
Ben diversa è la posizione del Consigliere comunale Valentina Grippo, vicepresidente della Commissione Scuola di Roma Capitale: “Sono profondamente contraria all’abolizione dell’esenzione per il terzo figlio al nido, né mi convince la spiegazione che questi ed altri tagli ai servizi dei nidi pubblici siano necessari per aprire nuove strutture”.
“Le risorse sono innegabilmente scarse: ma ritengo che tale scarsità, insieme all’evoluzione dei modelli familiari e di genitorialità e alla trasformazione delle esigenze pedagogiche nella prima infanzia e ai modelli gestionali conseguenti, ci debba spingere a una riflessione più ampia che non si limiti a tagliare per ridistribuire, ma – continua la consigliera – a ripensare il modello così come avviene ed è avvenuto nelle altre capitali d’Europa e in altre città d’Italia, che riescono a rispettare gli standard di Lisbona e a sostenere natalità e genitorialità in modo nuovo. Conosco il lavoro che, anche congiuntamente con la Commissione Scuola stiamo attivando per rendere la città sempre più a misura di bambino; lo sforzo sull’ampliamento del numero di asili nido, sulla qualità delle mense, sulla questione complessa delle supplenze; sull’estensione del progetto ScuolAperta per offrire servizi didattici anche al pomeriggio a tutta la città. Un genitore, una madre che decide di seguire la meravigliosa sfida della genitorialità, lo fa troppo spesso a Roma e in Italia, come se fosse un fatto solo suo. Tra eroismi, welfare familiare, sostegno orizzontale con altri genitori.
“Oggi, però – conclude la Grippo – ritengo che porre in essere un onere ulteriore su chi fa più figli, qualsiasi sia il suo reddito, significherebbe pesare in modo sbagliato sulle famiglie della Capitale, per questo ritengo sia opportuno ritirare la proposta”.
Anche il Cisl Roma e Lazio si dimostra contrario al nuovo piano del comune: “Siamo quindi doppiamente sconcertati dalla delibera 4 del 2014 che intenderebbe abolire l’esenzione del pagamento della rata degli asili nido per il terzo figlio, che va a colpire con precisione chirurgica proprio quelle famiglie numerose le quali, oltre a subire infinite liste di attesa per accedere ad un servizio di assistenza ai bimbi che in un paese civile dovrebbe essere assicurato senza se e senza ma, ora si ritrovano anche a dover pagare gli errori e le disattenzioni di una politica che non sa più discernere le buone iniziative dagli sprechi odiosi e clientelari. Se questa delibera non sarà cancellata, azione che chiediamo con forza, saremo costretti a pensare che tutto quello che il sindaco Marino ha promesso erano parole al vento, oppure che quella città che Lui pensava a misura di bambino, forse un giorno lo diventerà ma sarà a misura di un bambino ricco e benestante, con una famiglia alle spalle che può garantirgli asili e tate privati.
Invitiamo la Giunta a riflettere molto prima di fare scelte così diametralmente lontane da quanto promesso: risvegliarsi bruscamente da un sogno è peggio che non aver mai sognato”.
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