Il racconto di Emma Mattana

Erano gli anni tragici successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale
Federico Carabetta - 28 Settembre 2021

Qualche giorno prima della festa del centenario di Emma Mattana, le chiedemmo il racconto di uno tra gli episodi che più ricordava della sua lunga vita. Ma, provare di raccontarcelo, scatenava nell’anziana signora tali emozioni da farle sospendere la narrazione. Dobbiamo ora alla nuora Giuliana, la ricostruzione della vicenda il cui ricordo è capace di turbare ancora oggi. Dopo quasi 80 anni, l’anziana Emma. Ed è con riconoscenza che ringraziamo la signora Giuliana Sideri che ci ha consentito di riportare la memoria di eventi di una certa epoca perché non abbiano a perdersi insieme con i nostri anziani.

Il racconto di Giuliana, attiene agli anni tragici successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando Emma Mattana era poco più che ventenne e suo marito Eligio Siddi rischiò di essere passato per le armi come fu per tanti militari italiani ritenuti colpevoli di atrocità.

“L’antefatto – racconta Giuliana – è nel momento in cui l’Italia, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, volta le spalle al vecchio alleato tedesco e passa con gli anglo americani. Emma ed il marito Eligio Siddi con il piccolo Enrico di 2 anni e mezzo circa si trovavano a Postumia dove Eligio comandava una brigata della Guardia di Finanza al confine con la Jugoslavia.

Per questo viene preso prigioniero e portato via in un luogo sconosciuto.

Mamma Emma aveva solo 22 anni e da nemmeno 3 anni si era trasferita accanto al marito lì ai confini d’Italia, sola e senza nessuno della sua famiglia che si trovava tutta a Roma.

Appena dopo la cattura, invece di disperarsi Emma, decide di andare in cerca del suo Eligio.

Si mette perciò sulle rotaie della ferrovia dove quasi sicuramente doveva essere passato il convoglio con i prigionieri tra cui il suo Eligio e si incammina per giorni e giorni chiedendo informazioni a chi incontrava, comunque certa di andare nella direzione giusta…

Arrivata alla fine in una località dove le indicano un campo di concentramento, lei chiede al responsabile se può almeno da lontano verificare se lì si trova suo marito.

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Per motivi di sicurezza il comandante accetta di far entrare nel campo solo il bambino e lui riconosce il suo papà… VIVO!!!!

Rientrata a Postumia Emma chiede a tutti coloro che lavoravano con Eligio di raccogliere il maggior numero di testimonianze a suo favore, perché aveva saputo che a breve ci sarebbe stato un processo contro di lui.

E così fu che la serietà, l’onestà e l’integrità di suo marito prevalsero e per questo fu assolto e prosciolto da accuse.

Dovettero passare però più di dodici mesi perché Eligio fosse scarcerato, in condizioni pietose, sporco e pieno di pulci e pesando appena 35 chili!

Il ritorno a Roma presso la loro famiglia fu immediato, considerando anche che non poterono portare da Postumia neanche uno spillo delle loro cose. Ma almeno si erano riuniti, erano vivi e poterono ricominciare tutto daccapo, con grande coraggio e forza.


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