Il senso del futuro

GiProietti - 27 Aprile 2021
Ieri ho seguito con molta attenzione la presentazione del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) alla Camera dei Deputati da parte di Mario Draghi.
Ho apprezzato lo stile asciutto, essenziale, realistico con cui in 44 minuti il Presidente del Consiglio ha invitato a vedere, in quelle 340 pagine di progetti e di tabelle, con proposte di stanziamenti di ben 348 miliardi, il destino del nostro Paese, a cominciare da quello delle donne e dei giovani, delle zone più degradate e dei settori di riforme più necessarie.
Il disastro accelerato e amplificato dalla pandemia deve essere un’occasione per riflettere, per rivedere i nostri stili di vita e di stare insieme, per riformare la nostra società.

Il senso del futuro prevarrà sulla illegalità e sull’ingiustizia.

È un laico – uno statista che imita un uomo di fede – che parla a tutti di escatologia, di attesa dei giorni di là da venire con una spinta di speranza, di volontà di completare degnamente il progetto di vita di tutti e di ciascuno, di rispondere all’esigenza sacrosanta di coesione e di generatività.

Il “senso del futuro”, la voglia di migliorare, l’esigenza di cogliere ogni occasione – e la tragedia della pandemia è la più grande e la più coinvolgente – per rimettere l’asticella all’altezza giusta, per cercare di affrontare in modo adeguato le grandi questioni, per vivere tutti più degnamente.
E il senso del futuro deve prevalere sull’illegalità, che è uno dei problemi più drammatici in Italia. Lo dicono le statistiche e gli studi dei Centri internazionali di Studio più autorevoli, lo rivelano le nostre esperienze di tutti i giorni.
È illegale il sistema mafioso, sono illegali le raccomandazioni e le violenze private, sono illegali le prevaricazioni e le “rendite di posizione”, è illegale l’evasione fiscale ed il lavoro in nero, sono illegali le microazioni che cancellano lo “stato di diritto” per ciascun uomo/donna, di qualsiasi religione/nazionalità/colore della pelle.
Sono illegali in uno stato di diritto le ignavie, i “me ne frego”, il non fare a chi esercita qualsiasi potere, civile/giudiziario/religioso/associativo, giuste obiezioni sui mancati interventi/proposte di miglioramento/progetti di miglioramento/ rotazioni delle cariche/coinvolgimento dei giovani e delle donne e degli ultimi.
Nega il futuro ogni mancanza di riflessione, personale e collettiva, sulla necessità di “rispettare il passato” cercando di “progettare un nuovo futuro”, che tenga conto della tradizione giusta e da conservare, ma che colga il segno dei tempi (per un Cristiano: che “colga l’azione eterna dello Spirito sul Mondo”) in ogni nuova situazione storica, scoprendo nuovi modi per rispondere alle ispirazioni (per un Cristiano: “alla Chiamata”).
E la paura a fare, la eccessiva prudenza nel prendere decisioni, il timore di essere criticati da chi è stato lasciato sempre a recitare un ruolo passivo, non aiutano a “sentire il senso del futuro”!
Quindi non dobbiamo solo, giustamente, fare le riforme della giustizia, rivedere il Codice degli appalti, semplificare le norme e sburocratizzare, creando così una forte barriera alle mafie e alle associazioni a delinquere; ma dobbiamo tutti uscire dal guscio della passività e della ricerca del tornaconto personale, provando il “gusto dell’esserci” nel sistema decisionale politico laico, nelle Comunità del nostro credo più personale, attivamente e con rispetto di tutti.
Allora non stiamo parlando solo di Recovery Plan, ma dell’ennesima occasione che ci viene data per cambiare il nostro modo di vivere. Non buttiamola, coi soliti luoghi comuni e le solite sciocchezze cavalcate dai politicanti (“meno male che si può di nuovo uscire e andare a prendere l’aperitivo…”, “ma non si può andare a cena e essere costretti a stare a casa alle 22…”), ma vediamo più lontano: coi riti da pecora non troviamo il futuro, né nostro né dei nostri figli.
Pretendiamo più qualità.
Aggiungiamo ciascuno, al PNRR presentato ieri, la nostra Tabella personale di Nuovo Progetto di Vita, con Speranza e Senso del Futuro.
Auguri a ciascuno di noi, ne abbiamo tanto bisogno.
Dall’Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma

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