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Il Testimone nel Silenzio

Le origini dell’Archivio Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani (fondato nel Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, nel 1963 e riconosciuto dalla  Legge 92/2004 – Il Giorno del Ricordo)  

La Società di Studi Fiumani ha concluso quest’anno 2021 il 61° anniversario della sua rifondazione in esilio a Roma. La prima Società di Studi Fiumani fu fondata a Fiume nel 1923. Il Presidente Giovanni Stelli e il direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume Marino Micich lo ricordano con questo articolo.

L’Archivio Museo storico di Fiume fu istituito dalla Società di Studi Fiumani nel 1963 nel Quartiere Giuliano Dalmata.

La rivista di studi adriatici “FIUME”, sorta nel 1923 a Fiume  dal 1990 viene edita e  curata dalla Società di Studi Fiumani

La Sezione scuola  e università organizza corsi e conferenze gratuiti per le scuole di ogni ordine e grado e master universitari sulla storia di Fiume e l’esodo dei giuliano-dalmati.

Aperto al pubblico dal lunedì al venerdì (ore 15.30-19.30).

Ingresso e consulenze storiche e archivistiche gratuite.

 

L’Archivio Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani  

Ricordare l’Archivio-Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani, sorto a Roma nel 1963, vuole essere un ulteriore stimolo per un approfondimento della storia taciuta, comunque sia erroneamente conosciuta, vissuta con grande dignità dalla popolazione fiumana in fuga dalla dittatura comunista jugoslava per conservare soprattutto la propria identità e libertà.

RICONOSCIMENTI STATALI : Istituzione riconosciuta con decreto dell’allora Ministro della Pubblica istruzione on. Oscar Luigi Scalfaro, datato 12 luglio 1972, in cui risulta la qualifica di archivio di “eccezionale interesse storico”.

Nel 1987 la Soprintendenza Archivistica per il Lazio, pose l’Archivio fiumano, per il suo notevole interesse storico, sotto la disciplina di tutela prevista dall’articolo 38 del D.P.R. 30.91963, n. 1409.

La legge 92/2004, istitutiva del Giorno del Ricordo, riconosce all’Archivio Museo storico di Fiume la funzione di bene culturale della storia di Fiume e dell’esodo giuliano-dalmata.

 

La necessità di salvare la memoria a lungo negata

Molto significative, credo, per cominciare la narrazione dei fatti relativi al mondo della memoria degli esuli fiumani, sono le parole dello scrittore di origini ebraiche Paolo Santarcangeli (1909-1995), esule da Fiume, che nel suo libro “Il porto dell’Aquila decapitata” scrive:

No, nessun ritorno è possibile. Pensiamo piuttosto al perché della nostra assenza, della nostra dispersione nel mondo […]. Lasciamo allora la nostra città nelle stampe antiche e nelle vecchie fotografie, oppure innalziamola nel mondo intangibile dei sogni, facciamone il simbolo del patire umano, di un legame che va al di là dei fatti storici e politici. Scacciamo dai nostri cuori ogni risentimento, ogni sentimento di un’offesa patita e apriamoli piuttosto alla pietà per l’uomo, assai più virile, perché più difficile, perché esige coraggio, fede, pazienza: indeficienter!”.

Con queste nobili parole Santarcangeli ci introduce in un mondo superiore costituito dai valori dello spirito, della comprensione e della solidarietà, senza i quali molte persone, esuli e non, che hanno contribuito alla salvaguardia della memoria in tanti anni trascorsi da quelle tragiche vicende, non avrebbero avuto l’onore né il motivo per operare fino ad oggi. L’esodo da Fiume fu la risposta dei fiumani alla politica liberticida imposta dal regime comunista jugoslavo dopo la seconda guerra mondiale. Oltre il 90% della popolazione di Fiume abbandonò nel giro di pochi anni la città.

Nel corso del tempo, a partire dal 1946, numerose associazioni di esuli fiumani si costituirono in Italia, ma quasi tutte ora non esistono più, come le varie Leghe fiumane, la Società nautica “Eneo”, l’Orchestra d’Archi “Tartini” diretta dal maestro Nino Serdoz; altre invece, come la sezione fiumana del C.A.I. (Club Alpino Italiano), la sezione di Fiume della Lega Nazionale e soprattutto l’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in esilio (sigla AFIM), con sede a Padova, riescono ancora a svolgere, nonostante l’inevitabile calo fisiologico, un’interessante attività. Uno dei punti di forza è il notiziario La Voce di Fiume, sorto nel 1966, pubblicato dall’AFIM, che ancora oggi unisce idealmente il popolo fiumano esule in Italia e nel mondo. Il Presidente attuale Franco Papetti, subentrato recentemente a Guido Brazzoduro, assieme ai rappresentanti del sodalizio partecipano e promuovono iniziative nella città di Fiume, spesso congiuntamente alla Società di Studi Fiumani.

Nel novero delle associazioni fiumane storico-culturali più attive, quella a cui è stato affidato il compito di custodire, di valorizzare e di tramandare alle future generazioni la storia e l’identità culturale fiumana di carattere italiano è appunto la Società di Studi Fiumani con il suo Archivio-Museo storico di Fiume con sede a Roma.

La prima idea di raccogliere in un archivio-museo le memorie di Fiume era sorta già nel 1956, come risulta da una fitta corrispondenza intercorsa tra mons. Luigi Torcoletti e il dott. Nino Perini dopo una bella mostra di cimeli fiumani, ma ci vollero altri anni prima che si giungesse a una iniziativa pratica in tal senso.

Il 27 novembre 1960, dietro espressa iniziativa di Attilio Depoli e altri intellettuali fiumani fuoriusciti, come Enrico Burich, Giorgio Radetti, Gian Proda e Vincenzo Brazzoduro, fu costituita la Società di Studi Fiumani e in un albergo di Roma si riunì per la prima volta l’assemblea generale con il seguente ordine del giorno:

  1. Ricostituzione della Società
  2. Approvazione dello Statuto
  3. Elezione del Presidente e dei consiglieri
  4. Attività futura

Fu deciso di fissare la sede della società a Roma e il primo presidente eletto fu il professor Attilio Depoli; i sei consiglieri votati dall’assemblea furono: Enrico Burich, Carlo Chiopris, Casimiro Prischich, Gian Proda, Giorgio Radetti, Salvatore Samani.

Nel 1963 fu possibile progettare la costituzione di un archivio-museo fiumano grazie ad alcuni locali che l’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati avrebbe messo a disposizione della Società di Studi Fiumani.

Per quanto riguarda lo statuto della Società, gli esuli fiumani che si assunsero la responsabilità di dirigerla redassero un nuovo documento adatto alla nuova realtà storica del momento e fedele al testo di quello in vigore a Fiume nel periodo italiano, che all’articolo 1 diceva: “La Società di Studi Fiumani ha per scopo l’illustrazione della regione fiumana, nonché la raccolta e lo studio dei documenti e dei cimeli che la riguardano”. Successivamente nel 1999 l’art. 1, per ragioni legate ai mutamenti geopolitici in corso nell’ex Jugoslavia, fu così esteso “La Società di Studi Fiumani […] ha per scopo lo studio e l’illustrazione di Fiume, della Liburnia, delle isole del Carnaro e di tutti i territori adriatici di affine cultura, dal più lontano passato ad oggi, nonché la raccolta e la preservazione delle memorie e dei documenti che li riguardano […]”. All’art. 4 dello statuto si fa esplicito riferimento all’Archivio Museo di Fiume:

Ha istituito nella propria sede l’Archivio Museo storico di Fiume, cui ognuno dei soci contribuisce con la propria opera e col versamento di cimeli, documenti, libri e riviste, interessanti la vicenda fiumana.

Sempre nel 1999 fu inserito nello Statuto il testo integrale del Manifesto Culturale Fiumano, sottoscritto da importanti personalità del mondo politico e culturale, tra cui ricordo il Senatore a vita Leo Valiani nativo di Fiume, il prof. Claudio Magris (attuale presidente onorario della Società di Studi Fiumani), gli onorevoli Gianfranco Fini, Luciano Violante e molti altri. Tale documento, redatto dal Consiglio Direttivo della Società di Studi Fiumani, si richiamava al dialogo con la città di origine Fiume (Rijeka-Croazia) ripreso poco prima della dissoluzione della Jugoslavia nel 1991; il Manifesto sottolineava tra le altre cose la volontà di collaborazione del sodalizio fiumano con tutti gli istituti o associazioni presenti nella città quarnerina aventi analoghi fini culturali:

La Società di Studi Fiumani, ben consapevole dell’ineludibile realtà storica di un’identità culturale fiumana di carattere croato, oggi assolutamente prevalente, sollecita la collaborazione di tutti coloro che di tale identità croata si fanno interpreti al fine di realizzare concretamente, nell’ambito della cultura europea, il superamento d’ogni anacronistica contrapposizione e ricostruire così, insieme, la storia della città nel pieno rispetto delle due culture italiana e croata […].”

Ma torniamo un momento indietro. Ricostituita, quindi, nel 1960, la Società di Studi Fiumani di Roma voleva rappresentare la continuazione ideale della società sorta a Fiume nel 1923, quale erede della deputazione di Storia Patria. In quel tempo per poter divulgare le scoperte e l’esito degli studi sulla città e il suo territorio circostante, fu deciso di pubblicare una rivista di studi fiumani con il nome Fiume, che continuò ad uscire dal 1923 fino al 1940. I promotori di questa iniziativa si proponevano, fondamentalmente, di portare a conoscenza dei fiumani la storia della città e del territorio quarnerino. La rivista Fiume, che dal 2000 reca il sottotitolo  di studi adriatici esce regolarmente ed è diretta dal prof. Giovanni Stelli che è anche il presidente della Società di Studi Fiumani, subentrato nel 2017 ad Amleto Ballarini.

Il primo presidente del sodalizio a Fiume fu Guido Depoli, mentre tra i consiglieri vi erano Attilio Depoli, Arturo Meichsner, Silvino Gigante, Salvatore Samanich, Antonio Smoquina, Edoardo Susmel, e altri. Queste, dunque, le radici più antiche del sodalizio sorto in esilio.

Nel 1964, a Roma, venne finalmente inaugurata la sede definitiva della Società di Studi Fiumani, che ottenne in affitto dall’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliano Dalmati un immobile sito in via Antonio Cippico n. 10 e inserito nell’ambito del Quartiere Giuliano Dalmata di Roma (zona Eur-Laurentina). Nella medesima sede fu costituito l’Archivio Museo Storico di Fiume. Il progetto dell’Archivio Museo non nasceva in base a un piano prestabilito, ma era il frutto del desiderio di raccogliere e salvare dall’incuria e dalla dispersione gli aspetti più importanti del patrimonio culturale fiumano. Scriveva così Enrico Burich, intellettuale fiumano, nel 1963:

I fiumani devono avere un ricettacolo in cui deporre quanto possa ricordare il proprio passato. Ricordi delle nostre lotte vicine e lontane, della nostra attività in campo culturale ed economico, le reliquie dei nostri antenati che ebbero modo di distinguersi per il bene della nostra città, le immagini dei nostri caduti e dei nostri volontari nella lotta per la nostra italianità, le opere dei nostri artisti, piccoli o grandi che siano, sempre ugualmente cari. Ricostruiremo anche il volto della nostra città coll’aiuto di riproduzioni, di rilievi topografici di ogni tempo […] Vogliamo riveder le calli e le piazzette della Cittavecchia, le nostre chiese, e poi il nostro Corso, le vie principali, i nostri moli, il nostro teatro e […] il nostro cimitero con i monumenti, i cipressi, le nostre tombe […] Rimarrà ancora tra noi, in vita, quanto ancora noi portiamo nei nostri cuori dell’indimenticabile nostra Fiume.

Parole intense e commoventi queste di Enrico Burich che vanno contestualizzate nel periodo in cui vennero espresse, quando cioè alla maggior parte degli esuli fiumani era ancora precluso dalle autorità jugoslave il ritorno, anche a semplice scopo turistico, nella propria città.

Venne, perciò, rivolto un appello ai fiumani residenti nelle varie città italiane e nel resto del mondo e, con l’aiuto fondamentale delle Leghe fiumane, sorte un po’ ovunque in Italia, iniziò a pervenire a Roma una grande quantità di materiale librario, documentale e fotografico, assieme a cimeli e testimonianze di ogni genere. Fu deciso allora dal Consiglio Direttivo della Società di Studi Fiumani di ordinare l’Archivio Museo di Fiume per settori:

  • Il settore per la conservazione e l’esposizione di cimeli, fotografie, bandiere, manifesti e quadri (si conservano opere dei fratelli Carlo e Marcello Ostrogovich, Giorgio Simonetti, Giovanni Butcovich, Oloferne Collavini, Carminio Butcovich-Visintin, Arrigo Ricotti, Romolo Venucci, Tassilo de Guyito, Riccardo Gigante e altri);
  • La sezione biblioteca, che possiede oltre 6.000 volumi (catalogati informaticamente, sistema SBN) riguardanti la storia di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia dalle origini ai giorni nostri;
  • La sezione dedicata all’emeroteca nella quale sono conservate le annate delle riviste e dei quotidiani pubblicati a Fiume fino al 1947: Termini, Delta, Il Popolo, La Bilancia, L’Eco di Fiume e altri; e i giornali e le riviste dell’associazionismo dell’esodo giuliano, fiumano e dalmata come La Voce di Fiume, L’Arena di Pola, Difesa Adriatica, Rivista Dalmatica, ma anche i Quaderni giuliani di storia o gli Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno e il Vijesnik dell’Archivio di Stato di Fiume-Rijeka. Vi si conserva anche l’unica copia esistente del primo giornale stampato a Fiume, nel 1813, le Notizie del Giorno.
  • Il settore archivistico per la visione di manifesti, cartine geografiche e proclami d’epoca.
  • Il settore archivistico riservato ai documenti provenienti da importanti personalità fiumane come: Michele Maylender (podestà di Fiume nel periodo austro-ungarico), Riccardo Zanella (Presidente dello Stato Libero di Fiume), Antonio Grossich (medico e senatore del Regno d’Italia) con il carteggio originale tra lui e Gabriele d’Annunzio, Andrea Ossoinack (ultimo deputato fiumano al parlamento di Budapest) e tanti altri. In questo settore c’è anche l’importante documentazione del silurificio “Whitehead” sorto proprio a Fiume nel XIX secolo. Nonostante le molte difficoltà, la Società di Studi Fiumani è riuscita da qualche tempo a condividere la descrizione archivistica con altri importanti istituti (Istituto Luigi Sturzo, Istituto Fondazione Antonio Gramsci, Fondazione Lelio Basso, Fondazione Ugo Spirito, ecc.) nell’ambito del progetto “Archivi del Novecento”.
  • Manifesto nella mostra permanente

    Il settore del fondo Esodo che comprende oltre 1.500 fascicoli nominativi di esuli fiumani, istriani e dalmati, le carte della Casa della Bambina giuliana e dalmata di Roma e del Quartiere Giuliano-Dalmata, con una documentazione parziale emessa dall’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliano-Dalmati.

  • Il settore che ospita l’archivio fotografico, la raccolta filatelica e l’archivio topografico.
  • Il settore informatico con un apposito sito internet: www.fiume-rijeka.it.

Manifesto nella mostra permanente

Un’importante evoluzione nel sistema di conservazione e di catalogazione è stata realizzata con l’informatizzazione del materiale librario e documentale, che permette una più facile e rapida consultazione da parte dei ricercatori (sistema ISBN e partecipazione al progetto informatico della Regione Lazio – Memoria Lazio 900). Esiste anche la possibilità di visionare materiale audiovisivo sull’Istria, Fiume e la Dalmazia, atto a sensibilizzare gli studiosi e i visitatori dell’Archivio Museo sulla storia e sulla realtà delle terre adriatiche orientali.

L’Archivio-Museo storico di Fiume, nel 1972, fu oggetto dell’accurata visita di un ispettore del Ministero per la Pubblica Istruzione che compilò una relazione favorevole, alla quale seguì l’emanazione di un decreto dell’allora Ministro della Pubblica istruzione on. Oscar Luigi Scalfaro, datato 12 luglio 1972, con il quale si concedeva all’Archivio-Museo storico di Fiume la qualifica di archivio di “eccezionale interesse storico” e lo si poneva sotto la tutela delle leggi dello Stato. Successivamente, il 20 febbraio 1987, dopo un ulteriore sopralluogo, fu emanata un’ulteriore dichiarazione della Soprintendenza Archivistica per il Lazio, che poneva l’Archivio fiumano, per il suo notevole interesse storico, sotto la disciplina di tutela prevista dall’articolo 38 del D.P.R. 30.91963, n. 1409.

Tuttavia questi riconoscimenti rimasero per lunghi anni sulla carta e non aiutarono molto gli esuli fiumani nell’opera di conservazione. Da qualche anno  molte cose sono cambiate: oltre alla ricordata Legge “Il Giorno del Ricordo”, esiste anche un’altra legge dello Stato, la ex Legge n. 72/2001 e successive modificazioni , “Interventi a tutela del patrimonio culturale spirituale degli esuli istriani, fiumani e dalmati”, che sostiene le attività del sodalizio e delle altre associazioni di esuli sparse un po’ in tutta l’Italia.

Molto importante l’attività di divulgazione storica promosse dall’Archivio-Museo storico di Fiume nelle scuole e le attività di ricerca della Società di Studi Fiumani svolte in collaborazione con varie università. Un’attività che dal 2004 è cresciuta  in maniera esponenziale, grazie anche alle opportunità offerte dal Ministero dell’Istruzione, che ha istituito un tavolo permanente con varie associazioni degli esuli per lo studio e la divulgazione della storia del confine orientale. Purtroppo in Italia, per la conservazione e tutela del materiale storico,  tutto è stato fatto con grave ritardo e con la dispersione dell’esodo un’enorme quantità di materiale documentale, fotografico e librario è ormai andata perduta. A Trieste, fortunatamente è stato istituito il Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata curato dall’IRCI, anche esso figura quale istituzione riconosciuta dalla L. 92/2004. Molto interessante anche l’attività svolta dal Centro di Documentazione Multimediale di Trieste e dalle due Società Dalmate di Storia Patria a Venezia e a Roma. Ovviamente le numerose associazioni ANVGD, Coordinamento Adriatico, Associazione delle Comunità Istriane, Unione degli Istriani, ecc. conservano anch’esse materiali di interesse archivistico e biblioteche ben fornite. A Roma è stata istituita nel 2010, la Casa del Ricordo gestita dalla Società di Studi Fiumani con l’ANVGD di Roma, che rappresenta un solido punto di riferimento anche documentale.

L’ Archivio-Museo storico di Fiume, dopo tanti anni di silenzi  e di difficoltà, rappresenta ormai una solida realtà in Italia capace di ben documentare in maniera organizzata e fruibile la storia del grande esodo della comunità giuliano-dalmata, testimone e protagonista di una storia di italianità plurisecolare. Il futuro è sempre incerto, ma con tale opera gli esuli fiumani lasceranno alla comunità nazionale italiana un patrimonio di grande valore e una testimonianza di amore per le proprie radici dopo la  grande tragedia dell’esodo.


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