La costruzione della povertà

GiProietti - 15 Maggio 2022

La recente pubblicazione del Rapporto sulla Povertà in Italia, a cura della Caritas Italiana, ha spinto la Chiesa Italiana ad interrogarsi sui processi sociali che hanno portato all’allargamento delle fasce sociali “povere”, cioè all’aumento del numero delle famiglie che non riescono più a produrre quanto necessario per vivere o sopravvivere.

Tralasciamo qui gli aspetti etico-sociali che caratterizzano questo fenomeno, ed esaminiamo le cause politiche, indipendenti dalle contingenze critiche economiche, ma sempre sensibili e condizionanti il malessere e la sofferenza sociale.
È mia opinione che l’intrinseca fragilità della nostra società, che troppo condiziona la creazione di modelli atti a rimuovere le differenze e gli ostacoli, si stia cronicizzando e stia acquisendo un forte carattere di disuguaglianza, rafforzata da un inetto modo di fare politiche, creando regole, procedure burocratiche, complicazioni inutili e evitando di rimuovere profonde cause scatenanti.

Se noi riteniamo i punti deboli del nostro sistema – e la fragiltà lo è – come carenze da evitare, da ignorare, da emarginare, allora stiamo esasperando la nascita della vera povertà, non solo economica, ma sociale, educativa, nel campo della equa distribuzione delle opportunità a tutti, soprattutto ai più svantaggiati e agli ultimi.
Se favoriamo, non assumendo le necessarie riforme, la discriminazione sociale, la differente qualità del lavoro e la sua precarietà con una bassissima qualità professionale, all’interno di forti discriminazioni di genere, nazionalità, etnia, noi creiamo stratificazioni sociali che portano povertà, sempre di più.
E questo riguarda anche, e soprattutto, le giovani generazioni, la loro formazione, la loro abiltazione a imparare, conoscere e discernere, con ovvie conseguenze limitanti nello sviluppo di qualsiasi capacita’ propria.

L’Italia, senza riforme, non solo sta allargando il dominio della povertà, con un numero sempre maggiore di famiglie con bassi redditi e basse qualità di lavoro, ma sta anche azzerando l’efficacia virtuosa del cosiddetto ascensore sociale, con il quale si assicura anche ai giovani più poveri di migliorare il proprio stato sociale e le proprie possibilità.
Quando poi si vive una crisi anche economica, la differenza tra i primi della classe e gli ultimi ovviamente diventa massima.

Cari amici Politici, diamoci da fare con le riforme. Se no distruggete la giustizia ed il futuro dei nostri giovani.


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