La morte di Dante, 700 anni fa
GiProietti - 14 Settembre 2021

Uomo che ama una donna al punto di salire dall’Inferno al Paradiso, che si rivolge agli uomini “che questo tempo chiameranno antico”, cioè a noi, per dirci che non siamo stati fatti per viver come bruti.
Ci invita a cercare di conoscere, di andare senza fermarci al quia, di combattere il mondo dei voltagabbana e dei saltafossi, di alzare sempre di più i nostri ideali fino a combattere e cancellare il mercato delle vite, che rende l’amata Italia una meretrice, allora come ora.
Settecento anni? No, è stato un istante, una sintesi poetica e sapiente di un uomo solo, coerente, coraggioso, che sa quanto sale è nel pane altrui….
Proprio come succede a tanti uomini oggi.
Solo che loro, ai nostri giorni, non conoscono guide come Virgilio, non amano i limiti dell’uomo e i suoi trionfi conquistati con la saggezza sapiente, non sanno fare tutt’uno del peccato, del perdono, dell’ascesi e dell’immersione completa nel buco nero della Gloria Eterna.
Lui, Dante, quella notte congelò il cammino dell’uomo di settecento anni e oltre; noi oggi amiamo, soffriamo, cerchiamo di cogliere istanti di infinito, ma, ahimè, abbiamo fatto scelte facili, annacquate, del sembrare e non dell’essere, e la Gloria Eterna e’ più lontana, più incomprensibile, più superflua.
Quella notte del settembre 1321 forse doveva essere un Venerdì Santo, ma Pasqua non si addice all’Autunno, al nostro autunno.