La persecuzione dei Rom e Sinti

Per non dimenticare i crimini nazisti
Giorgio Giannini - 25 Gennaio 2023

Tutti conoscono la tremenda tragedia della Shoah, cioè lo sterminio da parte dei nazisti di oltre 6 milioni di ebrei, trucidati soprattutto nelle camere a gas dei Campi di sterminio, istituiti nella primavera del 1942, dopo la decisione di avviare la “soluzione finale del problema ebraico”, adottata il 20 gennaio 1942 nella Conferenza di Gross Wansee, vicino a Berlino.

I nazisti, oltre agli ebrei, hanno perseguitato ed eliminato altre categorie di persone: Rom e Sinti, i malati di mente ed i disabili, gli omosessuali, i Testimoni di Geova.

In particolare, i nazisti hanno trucidato nel periodo bellico circa 500.000 Rom e Sinti, i quali, benché appartenenti al gruppo etnico indoeuropeo, in quanto originari dell’India, erano considerati “ariani decaduti” ed appartenenti ad una “razza degenerata” perché avevano assimilato le caratteristiche peggiori delle popolazioni dei numerosi Paesi in cui avevano soggiornato nella loro secolare migrazione all’India. Inoltre, erano anche considerati “pericolosi” in quanto “asociali” e con tendenze criminali.

Il genocidio dei Rom (chiamato nella loro lingua Porrajmos-Distruzione) è certamente il più rimosso nella coscienza popolare per la secolare diffidenza che le popolazioni europee hanno nutrito verso questo popolo, arrivato in Europa nel Medioevo. Inoltre, le Chiese, sia quella Cattolica che quelle Protestanti, hanno alimentato nella credulità popolare una serie di pregiudizi contro i Rom, in particolare le accuse di aver forgiato i chiodi con cui è stato crocifisso Gesù, di diffondere le epidemie e di essere spie dei Turchi. Pertanto, i Rom sono stati sempre discriminati. Alla fine dell’Ottocento, a Monaco di Baviera fu istituito, per assumere ogni informazione su di loro (registrando le nascite, i matrimoni, i decessi, gli spostamenti, le attività, le condanne penali…), l’Ufficio di polizia per gli zingari, che nel 1926 divenne Ufficio Centrale del Reich per la lotta contro la piaga degli zingari, con sede a Berlino, che nel 1938 fu inquadrato nell’Ufficio di Polizia Criminale del Reich.

Subito dopo la “presa del potere” da parte dei nazisti (con la nomina di Adolf Hitler, il 30 gennaio 1933, a Cancelliere da parte del Presidente del Reich Paul Von Hindenburg), molti Rom sono stati internati, per motivi di ordine pubblico, come asociali e per la loro propensione a delinquere, nei Campi di rieducazione, il primo dei quali è stato quello di Dachau, alla periferia di Monaco di Baviera, istituito nella primavera del 1933.

Successivamente, nel dicembre 1938, con l’emanazione del Decreto per la lotta contro la piaga degli zingari, la questione dei Rom, da problema di ordine pubblico, in base alla loro presunta tendenza a delinquere, divenne una “questione di razza”, perché i Rom attentavano alla purezza della razza ariana, come gli ebrei. Pertanto, nella Circolare per l’applicazione del Decreto si stabilì la separazione della “stirpe gitana” dalla “stirpe germanica”. Si dispose l’internamento nei lager, senza processo e a tempo indeterminato, per i Rom considerati asociali e che pertanto rappresentavano un pericolo per la società tedesca.

In base alla Legge per la sicurezza ed il miglioramento della stirpe, emanata nel novembre 1933, che prevedeva la sterilizzazione per gli asociali, si propose la sterilizzazione dei Rom considerati asociali per evitarne la procreazione. In questo modo, si sarebbe risolto, “naturalmente”, il problema della loro presenza nel Reich, che contaminava la “purezza razziale” del popolo tedesco.

Alla fine di settembre 1939, dopo l’occupazione della Polonia, si decise il trasferimento di tutti gli ebrei ed i Rom che si trovavano nelle regioni annesse al Terzo Reich, in appositi ghetti istituiti nelle principali città del Governatorato Generale. La deportazione dei Rom (circa 30.000) iniziò nel 1940, ma fu ben presto sospesa per dare la precedenza prima al trasferimento degli ebrei nei ghetti delle città polacche e poi per le necessità belliche sul Fronte Orientale, dopo l’aggressione nazista all’URSS del giugno 1941. Nei territori sovietici occupati, decine di migliaia di Rom furono barbaramente massacrati, insieme a centinaia di migliaia di ebrei, dalle Einsatzgruppen, operanti al seguito delle Armate tedesche.

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Nell’autunno 1942, Heinrich Himmler, Comandante delle SS, propose di realizzare una enclave per i pochi zingari puri (come i Lalleri, che si riteneva avessero conservato i caratteri ariani), nella quale essi avrebbero potuto vivere, con una certa libertà, secondo i loro usi e costumi e svolgendo le loro attività tradizionali, come in un “museo vivente”. Il progetto però fu accantonato, sia per l’opposizione di altri Gerarchi nazisti, sia perché si era decisa anche per i Rom, come per gli ebrei, la “soluzione finale” (cioè la loro eliminazione). Infatti, il 16 dicembre 1942, fu emanato il cosiddetto Decreto Auschwitz, che disponeva l’internamento di tutti gli “zingari di sangue misto”, sia tedeschi che europei, nel Campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove fu allestito uno specifico settore, il Settore B II E, denominato Zigeunerlager (Campo degli zingari).

Ad Auschwitz i Rom avevano un tatuaggio sul braccio con la lettera Z (iniziale di Zigeuner=zingaro) e portavano sull’abito civile (non avevano infatti la casacca da internato e vivevano con i familiari) il triangolo marrone o quello nero dei criminali.

La notte del 2 agosto 1944 tutti i Rom furono avviati alle camere a gas. Si salvarono solo alcuni uomini addetti ai servizi del Campo di sterminio, che si trovavano in altri Settori del lager, ed una ventina di bambini, utilizzati dal dott. Mengele come cavie per i suoi esperimenti.

 

BIBLIOGRAFIA

Giorgio Giannini, VITTIME DIMENTICATE, Lo sterminio dei disabili, dei Rom, degli omosessuali e dei Testimoni di Geova, Nuovi Equilibri-Stampa Alternativa, Viterbo 2011


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