La quotidianità, la vita, gli affetti e l’amore al tempo del Coronavirus
Domenica di isolamento casalingo.
Domenica silenziosa, con le finestre aperte, il sole che entra prepotentemente in casa, e il cinguettio degli uccelli che si sente chiaro e nitido anche su una delle arterie di Roma in cui abito, solitamente sovrastata dal frastuono delle macchine.
Oggi sono gli uccellini a farla da padroni, per le strade pochissime persone, e tutte con la mascherina, rigorosamente con la mascherina, tenendo l’un l’altro la distanza di sicurezza di un metro.
Quinto giorno di “coprifuoco “ per così dire, tutti a casa, con impressa nel cuore e nella mente la parola #iorestoacasa, insieme a #celafaremo, #torneremoadabbracciarci…e così via.
Per me è il primo vero giorno di clausura domestica. Lavorando nel settore alimentare fino a ieri sono uscito per lavoro e ho fatto consegne, girando per la città.
E quindi oggi è il primo giorno che posso usare per confrontarmi con me stesso, e rimettere insieme le immagini, i suoni, le voci, i discorsi o i frammenti di discorsi ascoltati fin qui. E c’è veramente tanto da riordinare, analizzare, sondare, affinché come sempre non passi tutto inosservato, ma dall’osservazione nasca una crescita personale.
La cosa più intensa che sento è che questa situazione acutizza.
Acutizza le nostre paure, le nostre angosce, le nostre grandezze, le nostre piccolezze, le nostre speranze, le nostre disperazioni, le nostre certezze, le nostre solitudini.
Acutizza quello che abbiamo dentro, quello che siamo, quello che ci siamo nascosti.
Acutizza quello che abbiamo di caro, quello che ci manca, quello per cui gioiamo, quello per cui piangiamo.
Tira fuori nonostante ci opponiamo le nostre ricchezze e le nostre miserie.
Tira fuori tutto quello che abbiamo nel nostro sottosuolo, e ce lo mette davanti, in bella mostra.
E tu che mi stai leggendo sai benissimo di cosa sto parlando.
Sai perfettamente quello che provo a mettere in parole, ma tu sai già quello che intendo.
Lo hai sentito dentro, hai provato ad opporti, perché alcune realtà erano scomode, pesanti, ma questa situazione paradossale te le ha sussurrate dietro l’orecchio, un rumore di fondo costante che non va via, perché non possiamo rabbonirlo con la droga della corsa alla quotidianità che ci siamo dosati giornalmente per ognuno di noi.
La realtà di questi giorni ci proiettato immediatamente in un tempo, in un mondo uguale nella struttura, ma profondamente diverso nei contenuti.
Le strade, i palazzi, gli alberi, i muri sono gli stessi, ma chi le abita no.
Tutto è alterato, tutto è inverosimile ai nostri occhi, scene che abbiamo visto finora solo alla televisione, nei film, ma ora è reale.
Si, tremendamente reale, si è materializzato, ed è qui, lo stai vivendo.
E vivi con i tuoi pensieri, con il chi sei, con il che hai creato vicino a te, con il chi hai o chi non hai al tuo fianco.
Ed enfatizza le cose belle, le certezze, le amicizie i legami sentimentali, o le finisce di distruggere.
Enfatizza le nostre solitudini, le cose che ci mancano, o che ci sono state strappate violentemente via.
E ci fa parlare con il nostro io, con il tuo io, che forse non ascoltavamo da tempo.
Da quanto non passavi del tempo con te stesso?
Da quanto tempo non ti ascoltavi, non mi ascoltavo?
Ora ho di fronte a me, hai di fronte a te, la realtà del chi sono, del chi sei.
Lo specchio è pulito, mi vedo, ti vedi.
Che faremo ora?
Prederemo coscienza del chi siamo, delle nostre grandezze, delle nostre miserie, e ne faremo tesoro?
Cambieremo perché finalmente tutto ci è più chiaro, perché riusciamo a vederci e capire che direzione vogliamo dare alla nostra vita?
Oppure torneremo a drogarci di normalità, di quotidianità, che mette a tacere il dialogo con la nostra anima interiore che da tempo ci grida….ascoltami!!!
Saprò, saprai, far tesoro di questa maledizione che ha appestato il mondo, donandoci un occasione, quella del dialogo forzato con noi stessi e del cambiamento?
Tu, che ne farai di questo tuo dialogo interiore?
Ti ascolterai?
O nel leggermi hai fatto finta che niente sia successo dentro di te, nel tuo io più profondo.
Se la pensi così, ho una cosa da dirti: io non ti credo!
Fabrizio Macchiagodena