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La Repubblica Romana del 1849

Quello che ci ha lasciato è da custodire

“I – La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica.” (Costituzione della Repubblica Romana, il primo degli otto “Principi Fondamentali”, 3 Luglio 1849)

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” (Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 1. 1° Gennaio 1948)

Quando il Conte Pellegrino Rossi, che era stato Ministro di Giustizia, degli Interni e Primo Ministro del Governo dello Stato Pontificio, regnante Papa Pio IX (al Secolo il Cardinale Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro Mastai-Ferretti) viene assassinato, a Roma, il 15 Novembre del 1848, Pio IX, impaurito dalla situazione affatto tranquilla, nove giorni dopo scappa a Gaeta. mettendosi sotto la protezione di Ferdinando II Re di Napoli, chiedendo l’intervento delle potenze cattoliche straniere per ristabilire l’ordine violato nella Capitale del suo Regno terreno. 

A Gennaio del 1849, l’elettorato maschile dello Stato Pontificio è chiamato al voto e viene convocata l’Assemblea Costituente. Il 9 Febbraio, i Deputati appena eletti proclamano “decaduto di fatto e di diritto” il potere temporale dei papi e la nascita della Repubblica Romana. 

Nota 1: alla Repubblica aderiranno i territori dell’ex Stato Pontificio: Roma e il Lazio, l’Umbria, le Marche e le Legazioni. A capo della Repubblica venne posto un comitato esecutivo di tre membri: inizialmente Carlo Armellini, Mattia Montecchi e Aurelio Saliceti, questi due ultimi presto sostituiti da figure più autorevoli e rappresentative: Giuseppe Mazzini ed Aurelio Saffi. 

Si tratterà – come è stato scritto – di un’esperienza di democrazia avanzata, per quel tempo rivoluzionaria, che provocherà l’immediata reazione delle potenze europee a sostegno del Papa ma, dall’altro lato, innescherà l’arrivo, a sostegno della Repubblica, di volontari delle più varie provenienze ideologiche e geografiche (una situazione simile si ripeterà, quasi una novantina di anni dopo, nel quadriennio dal 1936, al 1939 in Spagna, con l’arrivo nel Paese a sostegno della Repubblica, di migliaia di volontari che costituiranno le Brigate Internazionali). A tenere insieme questi patrioti repubblicani è la personalità di alcuni esponenti di peso della Repubblica: Giuseppe Mazzini, per ciò che concerneva il profilo politico, Giuseppe Garibaldi e Carlo Pisacane per l’organizzazione militare, Goffredo Mameli, come espressione dell’ansia di rinnovamento dell’ultima generazione di repubblicani, non necessariamente solo romani. (*)

Nota 2: tra le potenze cattoliche che corsero in appoggio del Papa si distinguerà la Francia di Luigi Napoleone Bonaparte. Il corpo di spedizione francese, comandato dal Generale Nicolas Charles Victor Oudinot, sbarcò a Civitavecchia il 25 Aprile 1849 convinto di trovare appoggio fra la popolazione. In realtà, i francesi dovettero fronteggiare una resistenza popolare inattesa, e vennero respinti sotto le mura di Roma, all’altezza dell’attuale Bastione di Largo di Porta Cavalleggeri, il 30 Aprile. 

Per tutti i mesi di Maggio e Giugno si susseguirono scontri e battaglie, in cui furono impegnate le migliaia di volontari, guidati da Giuseppe Garibaldi e Carlo Pisacane, ma anche i popolani romani e la città fu sottoposta a violenti bombardamenti di artiglieria, che, soprattutto nelle zone periferiche, provocarono ampie distruzioni, e centinaia di morti e feriti. A questo proposito, per la prima volta, venne organizzato un Servizio di sussistenza e di assistenza infermieristica e medica, cui diedero fondamentale apporto medici garibaldini e tante donne – nobildonne, compagne e mogli di volontari, semplici popolane, donne dei bassifondi della città – che gestirono un inedito ed avanzatissimo Servizio di ambulanze e di assistenza ospedaliera per i feriti.

La Costituzione della Repubblica Romana 

Uno degli otto “Principi Fondamentali di questo importante Testo normativo – il Primo – sancisce che: «La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica.».

Il VII dei Principi Fondamentali enunciati nella Costituzione della Repubblica Romana del 1849, sancisce, poi, che: «Dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici.»; di conseguenza, l’Articolo 17 stabilisce che: «Ogni cittadino che gode i diritti civili e politici a 21 anni è elettore, a 25 è eleggibile.». 

Questo Articolo riguarda, quindi, tutti i cittadini della Repubblica, senza distinzione di sesso e censo, a differenza dello “Statuto Albertino” – concesso, il 4 Marzo del 1848, ai sudditi del Regno di Sardegna ed esteso poi, nel 1861, all’intero Regno d’Italia – che concedeva il diritto di volo ai soli maschi, subordinandolo alle loro condizioni economiche, norma che rimase in vigore sino all’emanazione della Costituzione della Repubblica Italiana, il 1° Gennaio del 1948. 

Per quanto riguarda, invece, quelle che oggi definiremmo le relazioni internazionali, nel suo IV Principio Fondamentale, la Costituzione della Repubblica Romana proclama che essa: «riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l’italiana.».

Il testo originale della Costituzione della Repubblica Romana – salvato dai francesi dal Deputato alla Costituente, per la Provincia di Spoleto, Giovanni Pennacchi – fu depositato, alla sua morte, presso la Biblioteca Augusta, di Perugia, dove è tutt’ora custodito. Molti dei Principi della Costituzione della Repubblica Romana, si ritroveranno nel testo della Costituzione della Repubblica Italiana, approvato il 27 Dicembre del 1947 dall’Assemblea Costituente eletta – contestualmente al Referendum tra Monarchia e Repubblica – il 2 Giugno 1946. 

A quelle votazioni – per la prima volta – parteciperanno le donne e all’Assemblea Costituente che redigerà e approverà il testo della Costituzione. ne saranno elette 21. Tra queste: Teresa Mattei, partigiana combattente e sorella di Gianfranco Mattei, gappista romano (suo il testo dell’Articolo 2 della Costituzione Italiana), Teresa Noce e Leonilde Iotti, per il Partito Comunista; Anna Maria Guidi Cingolani e Vittoria Titomanlio, per la Democrazia Cristiana; Bianca Bianchi e Angelina (Lina) Merlin, per il Partito Socialista. Vice presidente dell’Assemblea Costituente fu eletto Umberto Terracini, tra i fondatori, a Livorno nel 1921, del Partito Comunista e confinato politico durante il fascismo. 

Terracini, – l’8 Febbraio del 1947, per via delle dimissioni del Presidente in carica Giuseppe Saragat – sarà eletto Presidente dell’Assemblea e firmerà – il 27 Dicembre del 1947, insieme a Enrico De Nicola, Capo Provvisorio dello Stato e ad Alcide De Gasperi, allora Presidente del Consiglio dei Ministri – il testo definitivo della Costituzione, approvato dall’Assemblea Costituente che entrerà in vigore il 1° Gennaio del 1948.

Del testo della Costituzione Italiana esistono tre originali, uno dei quali è conservato presso l’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica. Gli altri due originali sono conservati: uno presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, inserito nella Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti dello Stato; l’altro presso il Fondo Archivistico dell’Assemblea Costituente, Atti di Presidenza, conservato presso l’Archivio Storico della Camera dei Deputati. 

Riguardo la grande forza innovatrice della Costituzione della Repubblica Romana, scrive lo Storico Lucio Villari: «[…] Ma anche i duecento deputati dell’Assemblea Costituente della Repubblica Romana erano stati eletti – con il Decreto del 29 Dicembre 1848 (il Papa era fuggito da circa un mese) che indiceva le elezioni per il 21 Gennaio successivo – da 250.000 cittadini. Per la prima volta, in Italia, si votava con un sistema non censitario (come era, per esempio, avvenuto pochi mesi prima in Piemonte) e con il diritto di voto esteso a tutti i cittadini che avessero compiuto i 21 anni. 

Dunque, nella Repubblica mazziniana si metteva in pratica un principio fondamentale della democrazia moderna: la fine della distinzione per censo e l’eguaglianza dei diritti che, come in una parabola ideale, avrebbe raggiunto la compiutezza storica con il voto delle donne, nel 1946.».  (Fonte: Costituzione della Repubblica Italiana, Utet, 2008) (**) 

Si è spesso pensato – scrive Giuseppe Monsagrati nel suo “Roma senza il Papa, la Repubblica Romana del 1849” (Laterza, 2020) – 

  • “che l’esperienza della Repubblica Romana del 1849 sia stata solo un esempio circoscritto dello spirito di rivolta dei popoli dello Stato pontificio. Non è così: la natura stessa di sede del cattolicesimo universale mette la Repubblica romana al centro degli interessi internazionali, offrendo un punto di raccolta di rivoluzionari anche stranieri. E sono molte altre le novità da scoprire: la sua costituzione, che esprime una rilevante sapienza giuridica, e l’attiva partecipazione delle donne. E nuovo è anche il riformismo sociale dell’azione del governo, causa non ultima della risolutezza con cui le potenze europee, perfino quelle non cattoliche, avallano la repressione. Per questo (e per molto altro ancora) la storia di questa esperienza repubblicana va conosciuta e ancora studiata a fondo, insieme alle vite di quanti la incarnarono e la fecero vivere, anche se per un assai limitato lasso di tempo. “.

Certo noi romani di oggi – ma anche tutti gli altri cittadini della Repubblica Italiana – dobbiamo molto a quegli uomini (e a quelle donne) che sognarono, costruirono e difesero la Repubblica Romana del 1849 e forse non ne siamo sufficientemente coscienti. Allora, basta leggere uno qualsiasi degli Articoli della prima parte della nostra Costituzione e magari, diciamo così, confrontare la nostra Carta  “sovrapponendola” a quella della Repubblica del 1849, per rendercene meglio conto. Per capire, cioè, cosa quei Patrioti e quelle Patriote (questi e queste si Patrioti veri) ci hanno lasciato in eredità – Valori come la Libertà, la Democrazia, la Dignità e l’eguaglianza, con il compito di custodirli gelosamente, “Ora e Sempre”. 

(*) Del repubblicano mazziniano Carlo Pisacane si ricorda spesso (e solo) la sfortunata spedizione insurrezionale di Sapri (località in Provincia di Salerno, situata al confine tra Campania e Basilicata) del 1857. Di quello sfortunato episodio militare, più che una pagina sui libri di Storia, restano i versi, famosi, del Poeta ascolano Luigi Mercantini, scritti nel 1858 con il titolo di “La Spigolatrice di Sapri”; nulla si trova, invece, scritto (nemmeno in forma poetica) rispetto alla sua partecipazione all’esperienza politica della Repubblica Romana del 1849. A Carlo Pisacane sarà intitolato, durante l’occupazione nazifascista di Roma, uno dei GAP (i Gruppi di Azione Patriottica) del PCI, i cui componenti parteciperanno all’attacco partigiano di Via Rasella, del 23 Marzo 1944, guidato da Carlo Salinari. Di quel GAP facevano parte, tra gli altri, Rosario Bentivegna (Paolo) decorato di Medaglia D’Argento al Valor Militare e Carla Capponi (Elena) decorata di Medaglia D’Oro al Valor Militare.
Goffredo Mameli sarà l’autore, nell’Autunno del 1847, delle parole del “Canto degli Italiani”, insieme a Michele Novaro, che ne scrisse la musica, entrambi genovesi ed entrambi patrioti repubblicani. “Il Canto degli Italiani” diverrà, il 12 Ottobre 1946, l’Inno Nazionale della Repubblica Italiana.  Del Canto degli Italiani solitamente si esegue – a voce o “a cappella”, ovvero senza  l’accompagnamento musicale – solo la prima delle sei strofe di cui è composto, concludendo con le ultime tre righe della seconda strofa, Le altre quattro strofe sono assai poco note e praticamente mai cantate. Qui il testo completo del Canto di Mameli e Novaro. Noto anche come “Fratelli D’Italia” o anche come L’Inno di Mameli: https://www.corriere.it/cronache/17_novembre_15/inno-mameli-testo-completo-7d38dfe6-ca39-11e7-bae0-69536c65a470.shtml. Va ancora notato che mentre il Tricolore, ovvero la nostra bandiera nazionale, è richiamato in uno specifico Articolo della Costituzione, il 12, il nostro Inno Nazionale non ha avuto eguale fortuna, sebbene fosse ufficialmente, diciamo così, “su piazza“ già durante i lavori  di discussione e scrittura della Costituzione, da parte dei Padri e delle Madri Costituenti.
(**) La Costituzione della Repubblica Romana del 1849 fu approvata alle ore 2,00 dell’8 Febbraio 1849 e proclamata, dal Campidoglio, il 3 Luglio successivo, quando già le truppe francesi avevano occupato la città. Il testo di quella Carta fu steso da una Commissione di cui facevano parte Quirico Filopanti, Giuseppe Galletti, Enrico Cernuschi e Cesare Agostini, ma non Mazzini il quale era, invece, favorevole solo ad una Dichiarazione d’Intenti e sosteneva che la Costituzione andasse scritta solo quando fosse stata realizzata pienamente l’unità nazionale del Paese.

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