Le Portatrici della Carnia

Giorgio Giannini - 5 Gennaio 2023

Durante la Grade Guerra, nella Zona della Carnia (Friuli) c’erano circa 12.000 soldati, che dovevano ricevere, ogni giorno, tutto quello di cui avevano bisogno: munizioni, medicine, vettovaglie (cibo e bevande).

In alta quota non c’erano strade e l’unico mezzo per raggiungere le postazioni militari erano i tortuosi sentieri di montagna che non si potevano percorrere neppure con i muli, ma solo a piedi. Pertanto, il trasporto delle merci doveva essere fatto “a spalla”. Furono quindi arruolate migliaia di donne della zona, da 15 a 60 anni, che conoscevano bene i sentieri di montagna, dato che erano abituate da sempre a percorrerli, le quali raggiungevano i Reparti stanziati sulle montagne portando sulla spalle grandi gerle, pesanti 30-40 Kg, con dentro munizioni e merce di ogni tipo.

Queste donne erano le leggendarie “portatrici”, che facevano parte di un Corpo di ausiliarie, non militarizzato, e quindi non erano soggette alla disciplina militare.

Le portatrici avevano un “libretto di lavoro” personale, nel quale erano segnati dai militari addetti ai magazzini ed ai depositi militari ubicati delle retrovie, nel fondovalle, da dove si prelevavano le munizioni e le merci, sia le presenze giornaliere, sia i viaggi compiuti con le cose trasportate.

Le portatrici portavano un bracciale rosso, con stampato il numero del Reparto militare dal quale dipendevano. Ogni giorno, all’alba, si presentavano, in gruppi di 15-20, al deposito o al magazzino militare da cui dipendevano, per caricare nelle gerle la merce loro assegnata e portarla al Reparto stanziato al fronte, dopo una marcia di varie ore. Il percorso in salita, talvolta, superava il dislivello di mille metri. Il trasporto era molto difficile con la pioggia o peggio ancora con la neve, che ostacolava il cammino.

Ogni viaggio era pagato appena una lira e mezza, l’equivalente di una prestazione sessuale di 10 minuti di una prostituta!

Sono state arruolate circa 1.300 portatrici, la maggior parte erano friuliane, ma alcune erano anche di paesi di lingua tedesca (Sappada, Timau) e slava (Resia), che erano stati evacuati dai nostri Comandi Militari all’inizio della guerra perché gli abitanti erano considerati filo austriaci.

La portatrice più famosa è Maria Plozner Mentil, di Timau, Frazione del Comune di Paluzza (Udine), di 32 anni, ferita mortalmente da un cecchino austriaco il 15 febbraio 1916 e deceduta il giorno seguente. È l’unica deceduta in servizio. Fu sepolta nel cimitero di Paluzza, ma dopo la guerra le sue spoglie sono state trasferite nell’Ossario di Timau. Alla sua memoria è stata intitolata la caserma degli Alpini di Paluzza, dismessa nel 1991 ed abbattuta nel marzo 2016, dopo 25 anni di abbandono.

Dar Ciriola

Altre tre portatrici sono state ferite, colpite dai cecchini austriaci.

Molte portatrici “lavoravano a maglia” salendo e scendendo. Riuscivano a fare una calza all’andata ed un’altra al ritorno. Le calze erano poi vendute ai soldati al fronte.

Talvolta portavano a valle la barella con un ferito e mangiavano spesso il rancio insieme con i soldati. Ci sono stati anche casi di fidanzamento con i militari.

Nel 1997 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha conferito alle portatrici la Medaglia d’Oro al Valore Militare, alla Memoria. Lo stesso giorno il Presidente ha consegnato alle portatrici ancora viventi, ormai novantenni la Decorazione (costituita da una Croce greca, sorretta da un nastro con i colori della bandiera italiana) ed il Diploma di Cavaliere dellOrdine di Vittorio Veneto, istituito con la Legge 18 marzo 1968 n. 263, emanata per il Cinquantennale della Vittoria nella Grande Guerra, che prevedeva anche la concessione di un assegno vitalizio annuo di 60.000 lire, aumentato in seguito a 150.00 lire.


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