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La Madonna dell’Inchino

Anche le statue si genuflettono alla malavita

Anche le statue si genuflettono alla malavita.

La scomunica ai mafiosi di Papa Francesco ha trovato immediato riscontro in quanto accaduto a Oppido Mamertino durante l’annuale processione che porta per le strade della cittadina l’effigie della Madonna delle Grazie. Ancora non si sa chi abbia dato disposizioni affinché la statua si fermasse, in segno di ossequio, sotto le finestre dell’anziano boss ai domiciliari. Certo è che la devozione per quella Madonna da parte del vecchio malavitoso potrebbe essere legata alle numerose grazie che gli hanno salvato la vita nel suo lungo percorso di ‘ndrino, fino a fargli raggiungere la posizione di capobastone della vasta zona da presiedere, che include gran parte dell’area calabrese intorno a Palmi.

Che la Madonna non sia responsabile e non c’entri con le sue fortune, lui non lo sa, ma conosciamo noi la superstiziosa religiosità che caratterizza certa malavita, per la quale non c’è peccato che non sia perdonabile con un po’ di elemosina, meglio se alla chiesa. Il vecchio bozzetto napoletano in rima, un’eccelsa opera di Raffaele Petra, Marchese di Caccavone (1798/1873), tratteggia l’intento di un giovane scagnozzo camorrista, ne La confessione di Taniello che va a chiedere, con molta leggerezza, il perdono dei sui peccati in vista del matrimonio; ivi incluso lo sgarro allo stesso confessore per avergli messa sotto la sorella.

Mi piace riportare il testo, anche se consapevole che richiederà un po’ di fatica a coloro che non hanno dimestichezza con l’idioma partenopeo.

Taniello, ch’ave scrupole,

mo che se vo’ nzorà,

piglia e da Fra Liborio

va pe se confessà.

 

Patre – le dice – i’ roseco

e pe nniente me mpesto;

ma po dico ‘o rusario,

e chello va per cchesto…

 

Patre, ncuoll’a le ffemmene

campo, e ‘ncopp’ ‘o burdello;

ma sento messe e ppredeche

e chesto va pe cchello…

 

Jastemmo, arrobbo… ‘O prossimo

spoglio e le dongo ‘o riesto;

ma po faccio ‘a llemmosena,

e chello va pe cchesto…

 

E mo, patre, sentitela

st’urtema cannunata:

la sora vostra, Briggeta,

me l’aggio nzaponata…

 

Se vota Fra Liborio:

Guaglio’, tu si Taniello?…

I’ me nzapono a mammeta,

e chesto va pe’ cchello!…

 

Quest’anno l’inchino della statua della Madonna sotto le finestre del padrino ha fatto scandalo, ma erano anni che la tradizione si ripeteva senza che nessuno trovasse di che ridire.

Occorreva la scomunica del Papa ai mafiosi per evidenziarne la rituale blasfemia?

Allo stesso modo, occorreva la tragedia della Costa Concordia per evidenziare l’assurda stupidità di altri inchini tradizionali?

 


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