Mafia Capitale. Marino al bivio: “Giunta di salute pubblica” o “tutti a casa”
Il Sindaco Marino è un medico chirurgo. Nella sua professione è sicuramente bravo. Quindi dovrebbe sapere che quando ci si trova di fronte a un malato grave affetto da neoplasia bisogna intervenire chirurgicamente tentando di estirpare il tumore e poi sottoponendo il paziente a chemioterapie di solito molto pesanti.
Il malato che oggi il Sindaco si trova a curare è il Comune di Roma. L’inchiesta “Mafia Capitale” della Magistratura romana coordinata dal Procuratore Pignatone ha svelato che il paziente capitolino è stato devastato da un cancro di malaffare criminale intrecciato a protezioni politiche bipartisan.
Il male ha cominciato a corrodere l’amministrazione fin dai tempi di Rutelli e Veltroni. All’inizio, se scoperto in tempo, poteva essere agilmente curato ed estirpato ma la debolezza politica del centrosinistra cittadino intento a baloccarsi con il “modellino romano” non ha saputo tenere a distanza speculatori e faccendieri con cui si sono intrattenuti rapporti coinvolgenti, testimoniati da frequentazioni amicali anche nelle feste di compleanno di qualche capataz politico della “sedicente” sinistra romana. Agli amministratori capitolini dell’era Rutelli-Veltroni non è mai passato per la mente, per esempio, che se è giusto avere rapporti con tutti, e certamente anche con gli imprenditori di varia scala e natura merceologica, questi rapporti si tengono negli uffici comunali, non al ristorante, al bar, all’osteria o in altri convivi. Che non si chiedono a costoro cospicui contributi elettorali per singoli o per il partito se poi si vuole essere liberi di amministrare la cosa pubblica secondo giustizia e nel rigoroso rispetto dell’interesse pubblico. Una politica che non riesce ad essere autonoma sul piano ideale, culturale, organizzativo e, ultimo ma non per ultimo, anche finanziario, prima o poi incappa in “Mafia Capitale”.
Sta di fatto che con l’arrivo del centrodestra di Alemanno sul colle capitolino il male oscuro non solo si è grandemente diffuso ma è diventato metastasi criminale nel corpo dell’Urbe.
Probabilmente, e questo è un limite oggettivo dell’inchiesta di Pignatone, si è diagnosticata la neoplasia in un settore, quello curato insieme da Buzzi e Carminati, ma forse le metastasi del malaffare sono estese anche in altri settori come l’edilizia e i lavori pubblici. Anche lì la Magistratura dovrebbe applicare la “nobile arte” dell’inchiesta magari seguendo la pista delle denunce della Corte dei conti sui costi esorbitanti di alcune opere come la linea C della metropolitana, la nuvola di Fuksas, la città dello sport a Tor Vergata ecc.
Di fronte al male diagnosticato da Pignatone il medico Marino non può pensare di curarlo con un’aspirina. Perché tale sarebbe un rimpasto dell’attuale giunta comunale, magari con qualche immissione di persone provenienti dal sottobosco politico del PD. Alla città profondamente ferita serve subito l’incisione chirurgica, un nuovo governo che dia il segno di una rottura con il corso politico di questi ultimi lustri. Una “giunta di salute pubblica” con persone di alto profilo, competenti e non legate all’attuale ceto politico. Persone, per esempio, del calibro e del profilo di Caselli, Settis, Maddalena, De Lucia, La Regina e altri e altre ancora. Solo così si potrebbe corrispondere all’indignazione che sale dai romani e alla conseguente richiesta di un mutamento radicale di indirizzo politico e amministrativo.
Si ha la fondata impressione che il Sindaco non abbia molto tempo a disposizione. Fra qualche giorno, magari sotto l’effetto di nuove rivelazioni emergenti dalla cloaca del “mondo di mezzo”, l’unica soluzione inevitabile sarebbe il “tutti a casa”.
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