Memoria del 1° Maggio: tra la Storia, la Memoria e l’oggi
La Festa del Primo Maggio venne stabilito si celebrasse in quel giorno, per tutti i lavoratori, dal Congresso della Seconda Internazionale, tenutosi a Parigi il 20 Luglio del 1889. La Festa ricordava gli operai americani ammazzati e feriti a Chicago dalla polizia, durante lo sciopero generale del 3 Maggio 1866. La Deliberazione del Congresso parigino della Seconda Internazionale, immaginava la Festa del 1° Maggio come una mobilitazione che “sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre Risoluzioni del Congresso di Parigi”.
Così recitava un volantino, diffuso a Napoli in occasione del Primo Maggio 1890: –
- “Lavoratori, Ricordatevi il 1° Maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare, di fronte agli oziosi, il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la Rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale!”.
Così, quella Festa, la convocava, nel 1890, la Rivista socialista “La Rivendicazione”, pubblicata a Forlì:
- «Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento».
Alla sua prima celebrazione, nel 1890, la Festa dei Lavoratori avrà un andamento abbastanza normale. Diversa conclusione avranno, invece, le celebrazioni del 1891, che vedranno diversi scontri tra lavoratori e forze dell’ordine. Scontri di una certa gravità si avranno, ad esempio, a Roma, in Piazza Santa Croce in Gerusalemme, con diverse cariche della Cavalleria sabauda contro i manifestanti.
Proprio nel 1891, quattro anni dopo l’uscita di “Cuore”, lo scrittore Edmondo De Amicis comincerà a scrivere un Romanzo intitolato “1* Maggio”. Il Romanzo – il cui manoscritto originale è custodito presso la Biblioteca del Comune di Imperia, città natale di De Amicis – segna l’approdo dello scrittore all’idea del socialismo scientifico.
Il fascismo aveva abolito la Festa dei Lavoratori nel 1923. (Regio Decreto Legge 19 Aprile 1923, n. 833, in Gazzetta Ufficiale del Regno D’Italia, 20 Aprile 1923, n. 93) preferendogli una autarchica “Festa del Lavoro Italiano” da celebrare il 21 Aprile, in coincidenza con il Natale di Roma. L’anno successivo, per protesta, il Deputato del Partito Comunista D’Italia, Guido, Picelli, riuscì ad issare – anche se per pochi momenti – una bandiera rossa sul pennone del Palazzo del Parlamento. Picellli, combattente antifascista che sarà tra i Fondatori degli Arditi del Popolo, morirà ad Algora, in Spagna, tra il 4 ed il 5 Gennaio del 183,7, colpito – alle spalle da “fuoco amico” – mentre sparava verso le trincee dei fascisti franchisti e italiani.
Il Primo Maggio del 1947, in Località Portella della Ginestra (Piana degli Albanesi, Palermo) una Manifestazione di contadini – che celebrava la Festa dei Lavoratori, ma anche la prima vittoria elettorale delle sinistre alle Elezioni comunali siciliane di quell’anno – fu attaccata da elementi mafiosi, spalleggiati dai fascisti della Decima Mas, di Junio Valerio Borghese: 11 braccianti rimasero sul terreno senza vita e diversi altri furono feriti.
La Festa del 1° Maggio è anche questo: la Memoria della lotta dei lavoratori per rivendicare, non solo, il lavoro, ma le migliori condizioni possibili in cui svolgerlo; nonché il diritto al riposo e allo svago. Lo slogan – proposto dal Movimento Sindacale australiano e fatto proprio dal Congresso della Seconda Internazionale del 1889, che la Festa Internazionale del 1° Maggio aveva indetto – recitava, infatti: “OTTO ORE DI LAVORO, OTTO DI SVAGO, OTTO PER DORMIRE.”.
Anche le donne lavoratrici saranno in prima fila nella Festa del 1* Maggio e nella lotta per le “Otto Ore”. Una canzone delle mondariso recitava:
– “Se otto ore vi sembran poche, / provate voi a lavorar / e proverete la differenza / di comandare e di lavorar. //”.
Ricordando che – “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” (Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 1). Ma il lavoro, su cui dovrebbe essere fondata la nostra Repubblica, fatica ad avere cittadinanza piena nel nostro Paese e cresce il numero di chi lo paga con la vita.
Il 28 Aprile scorso, la Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro ha compiuto vent’anni. Istituita nel 2003 dall’ILO-OIL, l’Organizzazione internazionale del Lavoro, come momento di riflessione e confronto sui temi legati alla cultura della prevenzione nei contesti professionali, la ricorrenza si celebra ogni anno il 28 Aprile, per ricordare la data della promulgazione della Convenzione Internazionale sulla Sicurezza e la Salute dei Lavoratori, adottata nel 1981 dall’ILO-OIL, l’Agenzia dell’ONU che si occupa delle condizioni di lavoro e della sua sicurezza.
Nonostante esista, nel nostro Paese, un corposo insieme di norme antinfortunistiche e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, numerosi continuano ad essere gli infortuni e le morti negli ambienti di lavoro. Secondo quanto riferisce l’INAIL, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione sugli Infortuni sul Lavoro, in Italia le denunce di infortunio sul lavoro presentate nel 2022 sono state 697.773, il 25,7% in più rispetto al 2021. Di queste, 1.090 riferiscono un esito mortale, il 10,7 % in meno rispetto al 2021. In aumento sono anche le patologie di origine professionale denunciate che sono state 60.774 (più 9,9%). Nel suo report l’Inail ha sottolineato l’aumento delle denunce di infortunio nel complesso, dovuto in parte al più elevato numero di denunce da Covid-19 e in parte alla crescita degli infortuni tradizionali e un calo di quelle mortali per il notevole minor peso delle morti da contagio, a cui si contrappone però il contestuale incremento dei decessi in itinere, ovvero quelli avvenuti mentre si va o si torna dal lavoro.
Anche in questi quattro mesi del 2023, il contatore delle morti sul lavoro non si arresta. Dal 1° Gennaio ad oggi, infatti, sono già oltre cento i decessi di lavoratori, alcuni avvenuti in diverse parti d’Italia, proprio il 28 Aprile. Quella contro gli infortuni e le morti sul lavoro può sembrare una battaglia persa in partenza, ma così non è, anche se è impegnativo, uscire dall’emergenza di questa situazione si può. Ce lo ricorda Francesca Re David. Segretaria Confederale della CGIL, con queste parole:
- “Basta morti, basta malattie professionali e infortuni sul lavoro. Occorre investire in salute e sicurezza. investire sulla prevenzione significa innanzitutto fare assunzioni nell’ispettorato del lavoro e nei servizi di medicina del lavoro; significa sanzionare i datori di lavoro che non rispettano leggi e contratti, e collegare gli incentivi alle imprese a investimenti su questi temi. Inoltre, va garantito il pieno esercizio delle funzioni agli RLS e RLST e prioritari sono gli investimenti in formazione sulla sicurezza e sui diritti del lavoro, a partire dalle scuole. Sicurezza totale sul lavoro e eliminazione dei pericoli da amianto: rendiamo ogni giorno questi obiettivi più vicini.”. (*)
Nota finale: il 1° Maggio che vogliamo e che. siamo sicuri, verrà. La lotta dei lavoratori per un lavoro che sia per tutti e dignitoso deve essere (e continuare ad essere) sempre più forte e organizzata, anche contro il caporalato, il lavoro schiavo, quello minorile e quello precario. Oggi, molti lavoratori, come ad esempio i migranti che raccolgono i pomodori o i cosiddetti riders, non festeggiano il 1° Maggio, perché lavoratori senza tutele e precari, sottoposti ai ricatti dei caporali e del “datore di lavoro”. Una società più giusta, migliore e come dovrebbe essere, costituzionalmente orientata, deve far si che anche questi lavoratori possano gridare lo slogan del Movimento Operaio australiano: “OTTO ORE DI LAVORO, OTTO DI SVAGO, OTTO PER DORMIRE.” e vederlo realizzato anche per loro. Uno slogan antico, ma sempre attuale.
Buon Primo Maggio, a tutte / tutti voi!
(*) Gli RLS e gli RLST sono i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, locali e territoriali, individuati a norma dell’Articolo 48 del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (Decreto-Legge n.81/2008. aggiornato dal Decreto- Legge 21 Ottobre 2021, n. 146, convertito, con modificazioni, dalla Legge 17 Dicembre 2021, n. 215 e dal Decreto Legge 21 Marzo 2022, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla Legge 20 Maggio 2022, n. 51).
Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”