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Memoria del D-Day: 6 Giugno 1944 inizia l’attacco alla ‘Fortezza Europa’ in mano ai nazisti

Paul Verlaine, il poeta francese, noto anche come “il poeta maledetto”, riconosciuto come il Maestro indiscusso dei giovani poeti del suo Paese, scrive la poesia “Chanson d’Automne” nel 1866. Di quella poesia questi versi: “I lunghi singhiozzi dei violini d’autunno / Feriscono il mio cuore con un monotono languore.//, sono diventati famosi per avere dato ieri, ottanta anni fa, ai francesi l’annuncio dell’inizio dell’attacco alla ‘Fortezza Europa’ occupata dai nazisti. Era iniziato il “D-Day”, il “Giorno più Lungo”, quello dello sbarco in Normandia .(*)

Con quei versi Radio Londra. il 5 giugno 1944. avvisò i Maquis (i partigiani francesi) della Normandia che lo sbarco stava per avere inizio. Il primo verso, “Les sanglots longs des violons de l’automne” (“I lunghi singhiozzi dei violini d’autunno”) avvertì i Maquis situati nella Regione d’Orléans di attaccare nei prossimi giorni. Il secondo verso, “Blessent mon coeur d’une langueur monotone”, (“Feriscono il mio cuore con un monotono languore”) segnalava che l’attacco doveva essere effettuato immediatamente. Dopo giorni e giorni di pioggia finalmente l’armata alleata, il 6 Giugno, si apprestava a sbarcare in Francia. Non era più possibile trattenere centinaia di migliaia di uomini, confinati a terra sotto le tende grondanti di pioggia.

Quella che ebbe inizio il 5 Giugno di 79 anni fa, il famoso “D-Day” (un Martedì) è forse la più grande spedizione militare di tutta la Seconda Guerra Mondiale: 5mila navi, 13 mila aerei, 2 milioni di uomini, 3500 caduti durante le prime ore di sbarco. Sono alcuni dei numeri dello sbarco in Normandia, nome in codice Operazione Overlord, la Campagna militare che ha cambiato il corso di quella guerra sanguinosa e il destino dell’intera Europa. Una gigantesca operazione militare che vede il suo avvio il 14 Gennaio 1943, quando inizia la Conferenza di Casablanca in Marocco: per dodici giorni gli Alleati parlano per la prima volta, in termini ufficiali, di un piano di liberazione dell’Europa nord-occidentale in mano ai tedeschi.

D-Day: che cosa vuol dire

Nel gergo militare inglese, la D maiuscola di “D-Day” significa semplicemente “giorno”, il giorno stabilito per una missione. Il codice “D-Day”, quindi, era un’espressione generica che indicava l’inizio di una particolare manovra e prima del 1944 venne usato in numerose altre occasioni. Dopo quella data si legò indissolubilmente allo Sbarco in Normandia, il cui segretissimo nome in codice era originariamente “Neptune”, parte della più grande “Operazione Overlord”. Per altri, “D-Day” significherebbe invece “Decision Day” (il giorno della decisione), o ancora, “Deliverance Day”, “giorno della liberazione”.

Qualsiasi cosa si pensi della potenza militare alleata non tutto, in quella segretissima operazione andò liscio, cominciando dalle previsioni meteo sbagliate, passando – una volta sbarcati – per diverse operazioni logistiche che non andarono come dovevano e finendo con la forte resistenza tedesca su un paio delle cinque spiagge dello sbarco. (Giuno, Sword, Omaha, Utah e Gold). Anche se al loro attivo gli Alleati ebbero una quasi perfetta operazione di intelligence che portò i tedeschi su false piste rispetto al luogo effettivo dello sbarco (i nazisti erano, infatti, convinti che lo sbarco sarebbe avvenuto a Calais e non sulle coste della Normandia) fu questa una capacità non da poco il tenere celati, fino all’ultimo, i luoghi reali dell’accantonamento di un così alto numero di uomini e mezzi, sviando le spie tedesche ad esempio, con falsi campi di aviazione e di accantonamento di aerei e carri armati che, in realtà, erano solo sagome di cartone e di legno, insomma, un esercito finto. 

Garbo, la spia doppia

Durante quella guerra la più spericolata di tutte le spie vive in un sobborgo di Londra. E’ l’uomo che Berlino considera la più importante di tutte le sue spie infiltrate e no nel Regno Unito ed è spagnolo. Si chiama Juan Pujol ed è pagato dai tedeschi per ottenere informazioni attraverso una sua fitta Rete di informatori. Ma questa Rete non esiste. Pujol fa il doppio gioco. Il suo nome in codice è Garbo e sarà l’unico agente segreto a ricevere onorificenze da entrambe le parti in guerra: la Eisernes Kreuz, la  Croce di Ferro nazista, ma anche The Most Excellent Order of the British Empire, la Medaglia dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero britannico.

E infine, risolutiva fu anche la possibilità alleata di mettere in campo mezzi tecnici (ad esempio, banchine galleggianti per far sbarcare i mezzi militari e i rifornimenti) e soprattutto armamenti di ogni tipo che i tedeschi non potevano permettersi, anche se le loro difese erano poderose (ma furono attaccate dal mare con un incessante iniziale cannoneggiamento, supportato da pesanti attacchi dal cielo.

Foto storiche, i “Magnificent Eleven”

Il fotoreporter ungherese Robert Capa fu uno dei pochi che riuscì a fissare sulla pellicola i momenti dello sbarco: in particolare, documentò con 106 scatti i drammatici momenti del secondo sbarco a Omaha Beach. Il reportage, considerato uno dei migliori servizi di guerra di tutti i tempi (ad esso si è ispirato anche Steven Spielberg in Salvate il soldato Ryan) andò in gran parte perduto a causa dell’errore di un tecnico alla camera oscura di Londra, dove i rullini furono inviati a sviluppare. Rimangono solo 11 scatti – i “Magnificent Eleven”, non si sa se volutamente o accidentalmente sfocati, Capa in seguito affermò che la sfocatura fu una scelta voluta.

Le truppe naziste avrebbero forse potuto organizzare una difesa migliore se il Vallo Atlantico, la linea di fortificazioni che andava da Capo Nord, in Norvegia, fino alla Spagna, fosse stato completato a dovere. Il progetto, voluto fortemente da Hitler, consisteva nell’erigere una “muraglia” (con bunker, postazioni per i cannoni, barriere contraeree e casematte per mitragliatrici) a un eventuale attacco all’Europa continentale occupata dai nazisti. Ma quando Rommel, nel 1943, ne assunse il comando, si accorse che la linea fortificata era incompleta, a causa della disorganizzazione e di forti sprechi di lavoro e risorse. Così il giorno dello sbarco, il Vallo fu superato dagli Alleati già in serata, e senza grosse difficoltà. 

Saranno famosi

Tra i molti italiani che combatterono a fianco dei tedeschi in Normandia contro le forze alleate ci fu anche un certo Walter Annichiarico, che dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 era stato inquadrato nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana. Il soldato, descritto come un compagnone dalla battuta pronta anche nei momenti più difficili, avrebbe raggiunto la fama in seguito, non come militare ma come attore, con il nome d’arte di Walter Chiari (1924-1991).

Con le forze alleate, invece, combatterono anche J.D. Salinger, in seguito autore de Il giovane Holden (1951), e Theodore Roosevelt Jr., figlio del Presidente USA, che morì di infarto poco più di un mese dopo lo sbarco. Dunque, un’operazione militare in grande stile che certo causò migliaia di vite, ma che altrettanto sicuramente abbreviò il tempo di quella guerra, risparmiando vite umane, anche se l’avanzata alleata, in Francia e dopo, non andò velocemente come gli strateghi alleati avevano previsto e soprattutto sperato ardentemente dalle popolazioni tenute in ostaggio dai nazisti. 

Tra chi sperava in una rapida liberazione dei territori occupati dai tedeschi c’era la piccola Annelise (Anne) Frank. Prima che, il 4 Agosto 1944, i nazisti entrassero nel suo nascondiglio, Anne fece in tempo ad apprendere, via radio, la notizia dello sbarco. Otto Frank, il padre di Anne, appese una cartina sulle pareti del nascondiglio segreto in cui la famiglia Frank era nascosta da tempo, per seguire l’avanzata delle truppe alleate. Anne ne scrisse, con entusiasmo, nel suo Diario: “Si starà avvicinando la tanto anelata liberazione […] Oh, Kitty, la cosa più bella dell’invasione è che ho la sensazione che siano in arrivo degli amici”. Ma la sua restò purtroppo soltanto una sensazione, una speranza vana. Infatti, grazie ad una delazione, quel 4 Agosto arrivarono prima le SS a catturare e deportare l’intera famiglia Frank. Alla fine della guerra solo Otto Frank fece ritorno.

 (*) Se si ragiona sul “D-Day”, non si può non ricordare il colossal cinematografico intitolato “Il Giorno Più Lungo” (The Longest Day) del 1962. Il film è basato sull’omonimo Saggio storico del 1959 scritto da Cornelius Ryan e fu prodotto da Darryl F. Zanuck, che pagò all’autore del libro 175,000 dollari statunitensi per i diritti cinematografici, e venne diretto da Ken Annakin (per gli esterni inglesi e francesi), Andrew Marton (per gli esterni statunitensi), Bernhard Wicki (per le scene dei tedeschi), Gerd Oswald (per le scene di paracadutismo) e dallo stesso Darryl F. Zanuck. La sceneggiatura è dell’autore del romanzo Cornelius Ryan. con materiale aggiuntivo scritto da Romain Gary, James Jones, David Pursall e Jack Seddon. Girata in bianco e nero, la pellicola è interpretata da un grande cast corale che include: John Wayne, Edmond O’Brien, Kenneth More, Richard Todd, Robert Mitchum, Richard Burton, Steve Forrest, Sean Connery, Henry Fonda, Red Buttons, Peter Lawford, Eddie Albert, Jeffrey Hunter, Stuart Whitman, Tom Tryon, Rod Steiger, Leo Genn, Gert Fröbe, Irina Demick, Bourvil, Curd Jürgens, Robert Wagner, Madeleine Renaud, Paul Anka e Arletty. Alcuni di questi attori interpretarono ruoli che virtualmente erano camei: Fonda, Genn, More, Steiger e Todd presero infatti davvero parte, da militari, allo sbarco e lo stesso Todd fu uno dei primi Ufficiali inglesi ad atterrare in Normandia nell’Operazione Overlord e a partecipare all’assalto sul Ponte Pegasus. Il Film ricevette nel 1962 il National Board of Review Award e nel 1963, il Davide Di Donatello, il Golden Globe e l’Oscar con ben cinque nominations. 

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”


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