Memoria del Viet-Nam

Una guerra, combattuta (e persa) prima dai francesi e poi dagli americani, come tutte le guerre d'invasione. Un Romanzo

Notizie dal mondo e l’Italia; ovvero “la verità fa male”

Botta e risposta via social sulla guerra in Israele tra la Ministra spagnola dell’Uguaglianza Irene Montero, di Podemos e il vicepremier Matteo Salvini. 

“Not in our name”, scrive la Ministra del governo Sanchez su twitter, postando una foto tra Ursula Von der Leyen e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Interviene Salvini tra i commenti: “Prima ancora di provare a nascere, il (forse) nuovo governo socialista spagnolo già litiga su Hamas e Israele, con la ministra dell’Uguaglianza (!) contraria all’unità contro il terrorismo islamico…”. 

Controreplica della Ministra spagnola: “Vicepresidente, sta legittimando le violazioni del diritto penale internazionale, come le punizioni collettive, e difendendo l’impunità per i crimini di guerra? L’Europa è nata dalla vittoria dell’antifascismo sui genocidi“. Twitta anche il fondatore di Podemos, Pablo Iglesias: “In Spagna ci sono ancora membri del governo che difendono i diritti umani, la legalità internazionale e il diritto all’esistenza della Palestina. Mentre in Italia c’è un governo con fascisti e ridicoli codardi come te. Ti auguro il meglio“, scrive Iglesias postando una foto di Salvini a Mosca con la maglia con la faccia di Vladimir Putin. (Adnkronos del 15 Ottobre 2023, lancio delle 17,30)

Iran, ovvero, “il mondo guarda in silenzio”

Un famoso regista iraniano, Dariush Mehrjui, 84 anni, e sua moglie, Vahideh Mohammadifar, sono stati accoltellati a morte nella loro villa nel Comune di Meshkindasht di Karaj, nella Provincia di Alborz, ad ovest di Teheran. Il regime degli ayatollah aveva più volte censurato i film del regista assassinato .(ANSA, 15 Ottobre 2023, Lancio delle 16,19)

Italia-Russia, ovvero: “quando si mente, sapendo di mentire”:

«Bimbi deportati? No, salvati». Le bugie della putiniana Belova.

La versione della commissaria per i diritti dei bambini della Federazione Russa prova a ribaltare la realtà. Definisce «missioni umanitarie» le deportazioni per le quali è sotto accusa della Corte insieme a Putin. L’intervista realizzata da Presa Diretta è andata in onda su Rai 3 lunedì 16. L’intervista è stata raccolta a maggio. È ricercata, insieme con il presidente russo Vladimir Putin, in 123 paesi del mondo. Si chiama Maria L’vova-Belova, 39 anni, commissaria per i diritti dei bambini della Federazione Russa, su cui pende –insieme a Putin – un mandato di arresto del tribunale internazionale dell’Aja per la deportazione illegale in Russia di migliaia di bambini ucraini. Domani del 16 Ottobre 2923: https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/bimbi-deportati-no-salvati-le-bugie-della-putiniana-belova-kuxyp0at

“The answer, my friend, is blowin’ in the wind / the answer is blowin’ in the wind” (Bob Dylan, “Blowin’ in the wind”, 1962)

Qualche volta presentando dei Romanzi ho scritto che, pur non essendo Saggi storici, anche i Romanzi possono raccontare ciò che è stato, quando affrontano storie che si intrecciano con avvenimenti che hanno avuto (o hanno) un posto nella Storia, con la S maiuscola. E, a volte, i Romanzi lo fanno meglio di un Saggio di Storia. E’ questo, secondo il mio modesto parere, il caso di “Dog Soldiers”, Romanzo di Robert Stone (1937-2015), scrittore americano che con questo Racconto ha vinto, nel 1975, il National Book Award. 

Il Romanzo è pubblicato in Italia da Minimum Fax, che ha in corso di pubblicazione gli altri lavoro di Stone.

Vietnam, storia di una guerra

Alla fine del XIX secolo la zona geografica chiamata oggi Vietnam è una colonia della Francia e costituisce insieme a Laos e Cambogia l’Unione Indocinese. La Seconda Guerra mondiale sconvolge gli equilibri mettendo fine al dominio francese. Nel 1940 la Francia si arrende alla Germania e il regime di Vichy lascia il controllo dell’Indocina al Giappone. Il Vietnam passa da un dominatore ad un altro. La rovinosa caduta del Giappone dopo le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki favoriscono le forze Vietminh che ad agosto del 1945  prendono il potere proclamando l’indipendenza della Repubblica Democratica del Vietnam.

La Francia non rimane a guardare e nel 1946 occupa il Vietnam del Sud con l’appoggio delle truppe britanniche e il momentaneo tacito assenso degli Stati Uniti. Inizia una guerra tra i partigiani del Nord e l’esercito francese che si protrae fino al 1949, anno in cui viene proclamato uno Stato del Vietnam del Sud, con capitale Saigon, questa volta riconosciuto anche dagli americani. Il conflitto si comincia ad intrecciare anche con la guerra fredda, rappresentando secondo la visione statunitense, non più un conflitto locale, ma un rischio di un’espansione comunista. Gli scontri andranno avanti fino al 1954, con la sconfitta francese. Agli Accordi di Ginevra nello stesso anno il paese viene diviso in due Stati indipendenti lungo il 17 parallelo con l’impegno di tenere entro due anni elezioni nazionali libere per la riunificazione del paese.

Gi americani temono di perdere il Vietnam e di subire un vero e proprio effetto domino in tutta l’area, con la sollevazione dei governi locali comunisti. Per questo appoggiano una divisione politica permanente del Vietnam, così da indebolire le forze nazionaliste comuniste, a vantaggio di uno Stato a Sud, non comunista. Si arriva così nel 1955 alla formazione di una Repubblica del Vietnam del Sud, sotto la guida di Ngo Dinh Diem. Dal Nord Ho Chi-minh appoggia un movimento di guerriglia per alimentare la lotta all’indipendenza e all’unificazione del Vietnam.

Gli Stati Uniti intensificano il sostegno al governo del Sud, ponendo un’attenzione sempre più ampia nel Sud-Est asiatico. L’amministrazione Kennedy moltiplica rifornimenti militari e ‘consiglieri’ arrivando da 685 nel 1961 a ben 16.000 in soli tre anni, nel 1963. L’’offensiva vietcong non si arresta e il Vietnam del Sud continua a rimanere un paese instabile, travagliato da ripetuti golpe militari. Lentamente la guerra in Vietnam diventa un vero banco di prova della credibilità e del prestigio internazionale della potenza americana. 

Tre amministrazioni impegnate, costi sempre più elevati in termini economici e di vite umane, per un evento destinato a diventare il conflitto simbolo del secondo Novecento

Fonte: Rai Cultura, La Storia in Breve: https://www.raicultura.it/storia/articoli/2022/02/La-guerra-del-Vietnam-a73462b2-3548-4608-a6d6-8bf0fae92910.html

“La guerra nel Vietnam fu, senza dubbio, l’evento bellico più criminogeno del Novecento”. A sostenerlo è lo scrittore Massimo Carlotto, che firma l’Introduzione al Romanzo di Stone, ma quella guerra è stata anche – sempre a mio parere – un momento importante di presa di coscienza umana e politica della crudeltà di tutte le guerre (ma anche di cosa volesse dire combattere per la propria libertà) per milioni e milioni di giovani, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, Italia compresa.

Nota personale: quelli che oggi hanno la mia età certamente ricordano, forse anche per avervi partecipato, le innumerevoli manifestazioni pro Vietnam che si tennero da noi in quegli anni. Io ricordo che letteralmente svuotavo le riserve di confezioni di ‘Chinino di Stato’ del tabaccaio sotto casa, per inviarle al “Comitato Vietnam” di Milano, che le faceva arrivare ai combattenti nordvietnamiti (i viet-cong). E ricordo la faccia incredula del tabaccaio la prima volta che gli chiesi di acquistare tutte le confezioni di Chinino che aveva in negozio. Non provò nemmeno a chiedermi cosa ci dovessi fare, visto che a Roma (e in Italia) la malaria, che con il Chinino si cura, da molto, molto tempo non si faceva viva. Quando, al terzo acquisto, glielo spiegai – visto che acquistavo d lui anche i francobolli e la busta imbottita per spedire il Chinino a Milano – la sua faccia assunse un’espressione ancora più sbalordita, ché certamente non sospettava di avere tra i suoi clienti più assidui un ”pericoloso comunista”. Ma comunque, mai rinunciò a quelle vendite poiché – come sentenziavano i Latini – “pecunia non olet”.

La lotta per il Vietnam è stata una delle grandi tragedie umane del XX Secolo. Le stime sul numero di persone uccise in Indocina vanno da due milioni e mezzo a più di quattro milioni. Un numero ancora maggiore di persone è stato mutilato, sfigurato, orfano, sfollato o costretto a fuggire come rifugiato. La guerra del Vietnam è stata combattuta in modo spietato e – come accade sempre in ogni guerra – la maggior parte delle vittime erano civili. Gli aerei americani hanno sganciato sette milioni di tonnellate di ordigni, tre volte la quantità che avevano sganciato durante la Seconda guerra mondiale, oltre a napalm e defolianti chimici. Questo non solo ha portato la morte, ma ha anche devastato città, edifici, infrastrutture terreni agricoli e vegetazione: per molti anni dopo quella guerra su quei terreni non è stato possibile alcun tipo di coltivazione.

Robert Stone, “Dog Soldiers”, il Libro

John Converse, giornalista e drammaturgo californiano, si è reinventato corrispondente estero in Vietnam per scrivere un libro sulla guerra, ma soprattutto per sfuggire al delirio paranoico e all’infelice matrimonio con Marge, bigliettaia in un cinema a luci rosse con un problema di dipendenza. Converse viene accolto da una Saigon che spalanca le braccia a tutti, offrendo ad ogni angolo eroina e prostituzione perché, durante un conflitto sempre più difficile per le forze anticomuniste, «è naturale che la gente voglia sballarsi». È questa la giustificazione morale che Converse dà a sé stesso quando, abbandonata l’idea di scrivere, si trova a smerciare tre chili di eroina dal Vietnam alla California.

Sfruttando l’amicizia con Ray Hicks, che trasporterà il carico e lo consegnerà a Marge, Converse nutre un’illusione forse ancora più assurda delle sue crisi paranoiche: passare inosservato sotto gli occhi del governo americano, della sua intelligence, e della convergenza di interessi economici e criminali che un tale carico comporta. Negli Stati Uniti di Nixon e della guerra alla droga, inizia così una fuga in cui la linea di demarcazione tra preda e cacciatore è fluida e impalpabile come quella tracciata tra i due Vietnam.

Robert Stone ambienta il suo capolavoro in una realtà che vede i rapporti di forza prevalere su quelli umani, travolti dal cinismo e dall’esasperazione. È la fine di una generazione la cui parabola, partita coi migliori presupposti durante l’Estate dell’Amore, si infrangerà contro il Watergate svegliando l’America da un sonno forse troppo tranquillo.

Fonte: https://www.minimumfax.com/shop/product/dog-soldiers-2625

Quella guerra – terminata il 30 Aprile 1975, con la caduta di Saigon, in cui gli Stati Uniti subirono la prima vera sconfitta politico-militare della propria storia, e dovettero accettare il totale fallimento dei loro obiettivi politici e diplomatici – Oggi, a distanza di 48 anni dalla sua fine, per molti è solo un ricordo sbiadito, per altri, che in quell’anno dovevano ancora nascere, non è nemmeno questo. Dunque, vale la pena di leggere il Romanzo di Robert Stone che a quella guerra ha partecipato e dunque, lo sfondo della storia che racconta ha tutti i crismi della realtà effettuale.

Nota finale

Qui sotto trovate le due foto (tra le tante) che, secondo me, hanno scosso le coscienze di molti giovani nel mondo che quelle foto hanno posto di fronte alla dura realtà della guerra. Eccovele.

 L’8 giugno 1972 un gruppo di cacciabombardieri Douglas A-1 Skyraider dell’aviazione sudvietnamita attaccò con le bombe al napalm Trang Bang, un paesino del Vietnam del Sud non lontano dalla capitale Saigon, occupato in quel momento dalle forze nordvietnamite. Quel giorno però i cacciabombardieri sbagliarono obiettivo e colpirono i propri stessi soldati, insieme a un tempio religioso dove si erano rifugiati alcuni civili. Tra questi c’era Kim Phúc, una bambina di 9 anni residente a Trang Bang con la famiglia: quando il napalm la colpì il suo braccio sinistro prese fuoco e il suo vestito si distrusse in pochi secondi. Phúc reagì scappando dal tempio insieme a fratelli e cugini, gridando “Nóng quá, nóng quá!” (“Scotta, scotta!”) e correndo verso l’obiettivo di Nick Ut, fotografo di Associated Press, allora ventunenne.

1° Febbraio 1968, il Generale Nguyen Ngoc Loan, il capo della polizia nazionale del Vietnam del Sud, giustizia il combattente dei viet-cong, Nguyen Van Lemgo. Con Saigon La foto venne scattata dal fotoreporter USA Eddie Adams della Associated Press. Con quella foto Adams vinse il Premio Pulitzer per la fotografia di quell’anno.

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”


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