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Memoria romana: 9 Febbraio 1849 / 2024

175 anni fa nasceva la Repubblica Romana

“Però, morì a vent’anni fa incazzà”. “Eh…i ribelli morono sempre a vent’anni: pure quando nun morono.” (dialogo tra Cesare Costa (Danilo Mattei) e Monsignor Colombo da Priverno (Nino Manfredi ) nel Film di Luigi Magni, “In Nome del Papa Re”, 1977)

 “I – La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo, dello Stato romano è costituito in Repubblica democratica.” (Costituzione della Repubblica Romana, 3 Luglio 1849, Primo Principio Fondamentale) 

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” (Costituzione della Repubblica italiana, 1° Gennaio 1948, Principi Fondamentali – Articolo 1)

Nel nostro Calendario Civile – sia come cittadini romani che italiani – il 9 Febbraio deve avere un posto importante, essendo una data che non va dimenticata. Il 9 Febbraio del 1849, infatti, nasce la Repubblica Romana. Vediamone brevemente la storia. per rinfrescare la nostra Memoria. 

L’Assemblea Costituente eletta dai cittadini italiani (e dalle cittadine, che votavano allora per la prima volta in una Consultazione elettorale nazionale) con uno dei due Referendum del 2 Giugno 1946, non fu la prima nella Storia del nostro Paese. 

In precedenza, infatti, nella città di Roma – che era il centro politico e amministrativo della Repubblica Romana del 1849 (oltre al Lazio comprendente anche l’Emilia-Romagna e le Marche, allora territori facenti parte dello Stato pontificio) – aveva operato, anche se per poco tempo, l’Assemblea Costituente eletta da tutti i cittadini e le cittadine che, il 9 Febbraio del 1849, aveva proclamato la nascita della Repubblica Romana, per la quale, nel Luglio successivo, gli eletti / le elette a quell’Assemblea scriveranno e approveranno la Costituzione, mentre i francesi, arrivati in soccorso del Papa Pio IX, cannoneggiano la città.

Sulla Costituzione della Repubblica Romana

Uno dei suoi Principi Fondamentali – il Primo – sancisce che: «La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica.».

Il VII dei Principi Fondamentali enunciati sancisce, poi, che: «Dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici.»; di conseguenza, l’Articolo 17 stabilisce che: «Ogni cittadino che gode i diritti civili e politici a 21 anni è elettore, a 25 è eleggibile.». 

Questo Articolo riguarda, quindi, tutti i cittadini della Repubblica, senza distinzione di sesso e censo, a differenza dello “Statuto Albertino” – concesso, il 4 Marzo del 1848, ai sudditi del Regno di Sardegna ed esteso poi, nel 1861, all’intero Regno d’Italia – che concedeva il diritto di volo ai soli maschi, subordinandolo alle loro condizioni economiche e rimase in vigore sino all’emanazione della Costituzione della Repubblica Italiana, il 1° Gennaio del 1948.  

Per quanto riguarda, invece, quelle che oggi definiremmo le  relazioni internazionali, nel suo IV Principio Fondamentale, la Costituzione della Repubblica Romana proclama che essa: «riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l’italiana.». Il testo originale della Costituzione della Repubblica Romana – salvato dai francesi dal Deputato alla Costituente, per la Provincia di Spoleto, Giovanni Pennacchi – fu depositato, alla sua morte, presso la Biblioteca Augusta, di Perugia, dove è attualmente custodito.

Molti dei Principi della Costituzione della Repubblica Romana, si ritroveranno nel testo della , approvato il 27 Dicembre del 1947 dall’Assemblea Costituente eletta – contestualmente al Referendum tra Monarchia e Repubblica –  il 2 Giugno 1946. A quelle votazioni – per la prima volta – parteciperanno le donne e all’Assemblea Costituente ne saranno elette 21. Tra queste: Teresa Mattei, partigiana e sorella di Gianfranco Mattei (sarà suo il testo dell’Articolo 2 della Costituzione), Teresa Noce e Leonilde Iotti, per il Partito Comunista; Anna Maria Guidi Cingolani e Vittoria Titomanlio, per la Democrazia Cristiana; Bianca Bianchi e Angelina Merlin, per il Partito Socialista. 

Vice Presidente dell’Assemblea Costituente fu eletto Umberto Terracini, tra i fondatori del Partito Comunista e confinato politico durante il fascismo. Terracini – l’8 Febbraio del 1947, per via delle dimissioni del Presidente in carica Giuseppe Saragat – sarà eletto Presidente dell’Assemblea e firmerà – il 27 Dicembre del 1947, insieme ad  Enrico De Nicola, Capo Provvisorio dello Stato e ad Alcide De Gasperi, allora Presidente del Consiglio dei Ministri – il testo della Costituzione approvato dall’Assemblea Costituente e che entrerà in vigore il 1 Gennaio del 1948.

Del testo della Costituzione Italiana esistono tre originali, uno dei quali è conservato presso l’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica. Gli altri due originali sono conservati: uno presso l’Archivio Centrale dello Stato, inserito nella Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti dello Stato; l’altro nel Fondo archivistico dell’Assemblea Costituente, Atti di Presidenza, conservato presso l’Archivio Storico della Camera dei Deputati.  

Riguardo la grande forza innovatrice della Costituzione della Repubblica Romana, scrive lo Storico Lucio Villari: «[…] Ma anche i duecento deputati dell’Assemblea Costituente della Repubblica Romana erano stati eletti – con il Decreto del 29 Dicembre 1848 (il Papa era fuggito da circa un mese) che indiva le elezioni per il 21 Gennaio successivo – da 250.000 cittadini. Per la prima volta, in Italia, si votava con un sistema non censitario (come era, per esempio, avvenuto pochi mesi prima in Piemonte) e con il diritto di voto esteso a tutti i cittadini che avessero compiuto i 21 anni. Dunque nella Repubblica mazziniana si metteva in pratica un principio fondamentale della democrazia moderna: la fine della distinzione per censo e l’eguaglianza dei diritti che, come in una parabola ideale, avrebbe raggiunto la compiutezza storica con il voto delle donne, nel 1946.». 

Le Elezioni che avevano dato vita a quell’Assemblea diremmo così parlamentare e costituente insieme, erano state indette da una “Suprema Giunta” (composta da Tommaso Corsini per Roma, Gaetano Zucchini per Bologna e Filippo Camerata per Ancona) che doveva sostituire nel governo della città gli Organismi a suo tempo decisi da Papa Pio IX, al secolo il Cardinale Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro Mastai-Ferretti (noto anche come il “Papa Re”) che era fuggito a Gaeta, sotto la protezione di Ferdinando II, il re Borbone del Regno delle Due Sicilie, dopo l’assassinio del Segretario di Stato Pellegrino Rossi e la sostituzione delle Guardie Svizzere con una Milizia cittadina, la Guardia Civica. 

Nota: Ferdinando II era soprannominato il “Re Bomba” poiché a Messina, nel Settembre del 1848, non aveva esitato ad usare il cannone contro i cittadini che chiedevano una Costituzione e le riforme. Quell’Assemblea, inaugurata il 16 Novembre del 1848, non fu inizialmente Costituente, poiché si sperava che Pio IX tornasse sulla sua decisione di lasciare Roma e rientrasse in città, al Papa sarebbero state riconosciute le guarentigie e non solo il potere spirituale sulla città; proposta che Pio IX respinse, così come farà con un’analoga proposta avanzata da Casa Savoia 23 anni dopo, con la cosiddetta “Legge sulle Guarentigie”. (*)

La trasformazione di quell’Assemblea in Costituente avvenne quando, il 17 Dicembre, il Deputato Luciano Bonaparte, Principe di Canino, propose appunto una “Costituente Romana”, che avrebbe deliberato sulla forma dello Stato e su quanta influenza avrebbe avuto il Pontefice su di esso. I Deputati, che avevano constatato l’ostilità del Papa verso il nuovo governo, sostennero in maggioranza la proposta del Deputato Bonaparte. Così, Il 28 Dicembre nacque, per decisione dell’Assemblea e successiva Disposizione della Suprema Giunta” di Governo, la Costituente degli Stati Romani, come unico Organo esecutivo del Governo e come sostituto della Camera antecedente.  

Quella decisione dava vita ad una forma di governo completamente staccata dalla precedente che non prevedeva la possibilità per il Papa di mantenere il potere temporale sulla città di Roma e sui restanti territori che componevano allora gli Stati Romani. Agli albori del 1849, dunque, Roma si trovava senza Pontefice, ma con un’Assemblea Parlamentare decisa a creare le basi per una Repubblica democratica nella quale la sovranità fosse popolare e completamente slegata dal dominio millenario dei pontefici. Avuta notizia di quanto era stato deciso a Roma, il Papa rimase fortemente irritato e scomunicò tutti quanti avevano partecipato agli eventi su descritti, attirandosi così l’ira dell’intera popolazione non solo romana, su cui aveva governato fino alla fuga a Gaeta.

Ma la situazione politica a Roma era in movimento. Il 3 Gennaio 1849, infatti, venne mutata la soluzione governativa precedentemente decisa, nominando una Commissione Provvisoria di Governo, diretta dai Deputati Carlo Armellini, Carlo Emanuele Muzzarelli e Pietro Sterbini, che si occuparono dell’organizzazione delle elezioni per l’Assemblea Costituente e, nel contempo, vennero varate alcune riforme innovative come l’abolizione del dazio sul macinato, la riforma della procedura civile e l’abolizione della servitù di pascolo. Inoltre, la Commissione mantenne l’ordine in un momento cruciale della vita della città e Armellini (Ministro dell’Interno) si spese pubblicamente per la democrazia ed il potere del popolo. 

L’organizzazione delle elezioni fu un evento del tutto nuovo per il popolo romano considerando i secoli di dominio pontificio e venne vissuta dai romani, attraverso i Circoli democratici già radicati e presenti sul territorio: a questo scopo venne creato, il 1° Gennaio 1848, il Comitato dei Circoli Italiani. Si procedette, il 12 Gennaio, alla creazione di una Assemblea popolare al Teatro Metastasio di Roma, per informare la popolazione sui candidati presenti e sulle loro differenze politiche. Il 15 Gennaio al teatro Tordinona si svolsero le elezioni preliminari dei candidati, con la partecipazione di seimila elettori ed elettrici. Le elezioni generali dell’Assemblea Costituente del 21 Gennaio, svolte a suffragio universale, segnarono, di fatto, l’inizio della Repubblica Romana che avrebbe dovuto porre le basi per la futura Repubblica italiana. (**)

Le donne della Repubblica Romana

“Cara Miss Fuller, Siete nominata Regolatrice dell’Ospedale Dei Fate Bene Fratelli. Andatevi alle 12 se la campana di allarme non è sonata prima. Arrivata là riceverete tutte le donne che vengono pei feriti, darete loro i vostri ordini tanto da essere sicura di avere un certo numero di esse notte e giorno. Che Dio ci aiuti. Cristina Trivulzio di Belgioioso»”: era il 30 aprile 1849, Garibaldi era riuscito a respingere il primo assedio delle truppe francesi di Oudinot al Gianicolo e Roma, chiamando all’adunata anche le donne, si preparava alla lunga difesa della sua Repubblica, che sarebbe infine caduta il 3 luglio, approvando come ultimo atto di sfida la Costituzione più laica e progressista del Risorgimento italiano. 

Così come nella Prima guerra mondiale, le donne del Risorgimento furono retoricamente celebrate come madri, sorelle, mogli pronte a spronare i loro cari a sacrificarsi per la patria (esempio per tutte di “madre della nazione” fu Adelaide Cairoli), ma numerose di esse fecero molto di più. La nobile Cristina Trivulzio è passata alla storia come una delle più fervide patriote: già nota alla polizia austriaca dal 1830, aveva finanziato la spedizione mazziniana di Savoia, fuggendo poi come esule in Francia, dove aveva dato vita a un salotto frequentato dalla intellettualità cosmopolita parigina, e nel 1848 aveva radunato un battaglione di volontari a Napoli per sostenere i suoi concittadini milanesi insorti, divenendo infine direttrice a Roma degli ospedali militari, versanti in pessime condizioni, che lei, come scrisse Thierry, organizzò «con l’abilità di un bravo comandante, emanando regole severissime, imponendo ovunque ordine e disciplina». 

Non appena era iniziata l’offensiva francese – per lei, che conosceva Luigi Bonaparte di persona, un imperdonabile tradimento – le donne erano state chiamate infatti anch’esse a difendere la patria ed era stata costituita appositamente un’associazione femminile per la cura dei feriti. La destinataria della lettera di Cristina Trivulzio, Margaret Fuller, era ancor più nota di lei: pungente giornalista e scrittrice americana, grande estimatrice di Mazzini, aveva fatto sua la causa dell’Unità italiana, che raccontava come corrispondente nei suoi articoli pubblicati sul Tribune, e aveva sposato in segreto il patriota Giovanni Angelo Ossoli; dopo la caduta della Repubblica, si era messa a raccogliere appunti per scriverne la storia, ma, costretta per motivi economici a rimbarcarsi nel 1850 per l’America, rimase vittima di naufragio insieme al marito e al figlioletto di due anni, lasciando incompiuto il progetto.”. 

Fonte www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Le_donne_della_Repubblica_romana.html

L’Assemblea Costituente, il 9 Febbraio 1849, proclamo la nascita della Repubblica Romana, retta dal triumvirato composto dai Deputati Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini, con Giuseppe Garibaldi e Carlo Pisacane al comando dell’Esercito repubblicano. 

Nota militare: per provvedere alla difesa di Roma, Giuseppe Mazzini propose la creazione di una Commissione di Guerra, presieduta dall’ex Ufficiale borbonico Carlo Pisacane. L’Esercito repubblicano disponeva di pochi uomini e molte meno armi, che nessuno voleva vendere alla Repubblica. I repubblicani romani potevano contare su qualche migliaio di ex militari pontifici che erano passati alla Repubblica, di un centinaio di poliziotti e di un “Battaglione Universitario”. Successivamente arrivarono a Roma Giuseppe Garibaldi, con una sua Legione, e Luciano Manara, con un Reparto di 600 Bersaglieri lombardi. Ancora, dalla parte della Repubblica c’erano molti volontari, arrivati da tutto il resto del Paese e anche dall’estero; c’era il ”Battaglione dei Reduci”, un Battaglione di francesi repubblicani, che combatterà al Gianicolo al canto della Marsigliese, e il cosiddetto “Battaglione della Speranza” formato da ragazzi dai 9 ai 14 anni, che oggi chiameremmo bambini-soldato. Per la Repubblica combatteranno anche molte donne, non solo impegnate, con Cristina Trivulzio di Belgioioso, donna della nobiltà ma fervente mazziniana, ad assistere i feriti  ma, armi in pugno, scese a difendere l’idea repubblicana al Gianicolo, al Vascello e in altri punti della città assediata. Dunque, c’era una grande disparità di forze e armamenti tra i repubblicani e i francesi del Generale Oudinot, ma gli scontri non furono affatto, per i francesi, la “passeggiata” che Oudinot si aspettava.

Gli avvenimenti successivi sono molti: l’arrivo dei francesi del Generale Oudinot provenienti da Civitavecchia – che sulla Via Aurelia vengono accolti dai romani al canto della Marsigliese e su un muro nei pressi della fonte dell’Acqua Paola, trovano scritto il Titolo V della loro Costituzione che gli ricorda che “mai la Francia userà le armi contro un altro popolo” – il primo scontro, il 30 Aprile 1849, all’altezza dell’odierno Bastione di Porta Cavalleggeri, vinto dai repubblicani; poi gli scontri al Gianicolo, al Vascello ed in altri luoghi della città; il cannoneggiamento francese di Roma, mentre i Costituenti discutevano e approvavano la Costituzione della Repubblica Romana – qui il testo completo: http://www.dircost.unito.it/cs/docs/romana1849.htm – che venne proclamata il 3 Luglio del 1849 dal Campidoglio, e infine la resa repubblicana del 4 Luglio successivo (ma gli scontri si protrarranno fino al 6 / 7 Luglio) alle truppe francesi inviate in aiuto del Papa da Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III.  (***)

(*) La “Legge sulle Guarentigie” del 13 Maggio 1871 fu un Atto unilaterale con il quale il governo del Regno D’Italia intese regolare i rapporti con la Santa Sede dopo l’occupazione di Roma nel 1870. Emanata il 13 maggio 1871, mosse dal concetto di assicurare al papa un insieme di condizioni che gli garantissero il libero esercizio del potere spirituale: gli era assicurata l’inviolabilità, l’immunità dei luoghi dove risiedeva, una lista civile, il diritto di ricevere ambasciatori e di accreditarne presso le potenze straniere.La Legge fu respinta dalla Santa Sede con l’Enciclica Ubi nos del 15 Maggio 1871.
(**) Va sempre ricordato che lo Statuto Albertino, concesso ai sudditi dal re Carlo Alberto di Savoia il 4 Marzo 1848, dava la possibilità del voto solo agli uomini e a condizione che fossero dotati di un certo censo, ovvero godessero di condizioni economiche agiate. Fu dunque la prima volta in assoluto che – grazie alla Costituzione della Repubblica Romana del 1849 – i cittadini e le cittadine della Repubblica poterono votare, alla sola condizione di avere compiuto i 21 anni di età al momento del voto. La Costituzione stabiliva altresì che, compiuti i 25 anni di età, i cittadini e le cittadine della Repubblica potevano anche essere eletti / elette alle cariche pubbliche.
(***) Tra i molti caduti illustri nelle fila dei combattenti per la Repubblica Romana – gli ‘eroi ventenni’ di cui alle battute iniziali di questa Nota – occorre ricordare il genovese, Goffredo Mameli, ferito il 3 Giugno 1849 nei combattimenti del Gianicolo e morto, il 7 Luglio successivo, per setticemia. Ciò perché, con l’altro genovese, Michele Novaro (anche lui un Patriota risorgimentale) è stato l’autore, nel 1847, del Canto Degli Italiani, dal 12 Ottobre del 1946 divenuto l’Inno Nazionale della Repubblica Italiana, in sostituzione della Marcia Reale, di Casa Savoia. Ancora, occorre notare che, mentre la nostra Bandiera nazionale, il Tricolore, è descritta nei suoi colori nell’Articolo 12 della Costituzione, l’Inno di Mameli e Novaro – noto anche come “Fratelli D’Italia” – non ha avuto, dai Padri e dalle Madri Costituenti. l’onore di essere menzionato in un Articolo della Carta Costituzionale.

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”


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