Movimento 5 Stelle: è piena crisi anche a piazza Sempione

Ecco le 5 principali criticità dei 5 Stelle montesacrini, accumulate dopo sei mesi di amministrazione
Alberto Salmè - 18 Dicembre 2016

E’ piena crisi per tutto il Movimento 5 Stelle romano e risalgono a pochissime ore fa le indiscrezioni che raccontano di un Grillo furioso che starebbe pensando di ritirare il simbolo del Movimento a tutto l’apparato capitolino.

capoccioni-raggiMa le avvisaglie di questa apocalisse erano già registrabili nei territori tempo fa. Nel Terzo Municipio, per esempio, in sei mesi sono state varie le incongruenze, le difficoltà e le contraddizioni che hanno coinvolto la giunta Capoccioni. Se adeguatamente decriptata la situazione risulteranno più chiari tutti i nervi scoperti di questa amministrazione, segnata in ultima analisi, da una enorme incapacità politica frutto della mancanza di formazione specifica. Non stiamo parlando solo dell’incapacità di governare: l’inefficacia dell’azione politica si manifesta su più fronti in maniera integrata e dinamica e va dal saper coordinare il proprio gruppo, al prevedere conseguenze imminenti, dall’elaborazione di programmi sul medio/lungo termine al rapporto con i media, dalla pianificazione di eventi culturali caratterizzanti alla pura attività amministrativa.

Sono cinque, guarda caso, le principali criticità del Movimento 5 Stelle locale.

-1 La natura stessa del Movimento alla lunga crea immobilismo. Il Movimento 5 stelle è caratterizzato da un bacino enorme di persone deluse dai partiti che votavano in precedenza. E questa gente è rimasta comunque di destra o di sinistra, con idee fortemente ideologiche rispetto a molti temi sociali, come l’immigrazione e i diritti civili. Questo è il cuore della politica: nel campo politico non si può sopravvivere soltanto con l’ambientalismo, il civismo, il localismo e la propaganda contro i partiti e le mafie. La situazione del Terzo non fa eccezione.

 -2 La mancanza di corpi intermedi. Uno vale uno è una fesseria. Il parere del buon Proietti non varrà mai come quello di un Imposimato, come quello di Kalenda non potrà mai valere come quello di Arrigo Sacchi. E’ banale ma questo per anni è stato uno slogan fortissimo che semplicemente descriveva la liquidità del web e la applicava al reale. Il meet up non basta; serve scuola politica, coordinatori, responsabili organizzativi, una discussione in seno al Movimento locale coordinata e basata su organi interni. Insomma tutto quello (a livello di organizzazione interna) che i partiti hanno sempre avuto e che il Movimento non ha e ripudia. “Meno facebook e più azione nel territorio” propugnava Capoccioni mesi fa, ma questo non è possibile se non si distribuiscono mansioni e poteri internamente prima che esternamente con i portavoce.

de-vito-family-3 La nomina di Giovanna Tadonio, moglie di Marcello De Vito (suo malgrado capocorrente a Montesacro) ad assessore alla Sicurezza, Personale e Polizia Locale. Sebbene la Capoccioni abbia sempre dichiarato che: “Giovanna questa delega se l’è meritata sul campo con il suo attivismo e le sue competenze specifiche” in sede di nomina non si è tenuto conto delle prevedibili accuse di parentopoli che per ovvie ragioni in queste ore tornano alla mente.

 

mimmo4 La nomina di Domenico d’Orazio ad assessore alle Politiche Ambientali. D’Orazio nel 2008 figurava nella Lista Civica per Rutelli a sostegno del candidato presidente Alessandro Cardente del Pd e non in quella Amici di Beppe Grillo in appoggio a Gianfranco Cacciante. Nel 2013 inoltre faceva parte di Civica in Quarta che non sostenne il candidato grillino Moretti, ma appoggiava il candidato Dem Paolo Marchionne. Per molto meno l’Assessore alla Mobilità del XII Municipio Roberto D’Alessandria fu cacciato in meno di 24 ore. D’Orazio inoltre è molto amato per la sua attività di volontario Cri e molto attivo sui social, cose che rendono comprensibile la sua nomina, ma sebbene molto efficiente su questioni impellenti (e anche essendo molto abile a pubblicizzarsi) ‘Mimmo’ non ha un programma di medio/lungo termine nel suo campo.

Dar Ciriola

burri– 5 La ormai antica spaccatura interna che si manifesta a piazza Sempione come una minoranza nella maggioranza. Una fronda difficilmente sopportabile. Questa situazione promossa dalle personali aspirazioni politiche di Moretti, Digiacinti e Burri ha già esposto l’Assessore Sartiano ad accuse di conflitto di interesse, prodotto atti e sprecato soldi pubblici per azioni inutili sulla vertenza del TMB Salario contravvenendo alla linea della giunta (e dei cittadini) in materia, redatto una richiesta formale di revoca degli assessori Tadonio e D’Orazio, inviata a Roberta Capoccioni e per conoscenza anche a Virginia Raggi.

Ma è il tono e l’intensità del dissenso interno a far riflettere per gravità e grevità: “È ormai acclarato che lo sport “nazionale” della Banda Capoccioni è prendere sberle (metaforiche) come se piovesse facendo supporre che la loro “scesa in campo” fosse primariamente indirizzata a fare figuracce da peracottari” scrivono nei meandri dei social. Frasi suffragate da sparuti gruppi di attivisti e dai consiglieri disobbedienti. Ancora: “Non sa, la “bruttina dentro” (Capoccioni, ndr), che paventare punizioni senza spiegare esattamente da cosa deriverebbero è un reato? Accidenti, ho detto una corbelleria, chiedere competenze a persone scelte dalla “Faraona” (Numida meleagris) è una bestemmia”, e poi: “Chi conosce la signora in questione (Capoccioni, ndr), era già a conoscenza della sua propensione all’interpretazione delle norme permeata di quel vago afrore caprino dovuto, per una parte, alla sua limitazione di studi in merito e, sostanzialmente, ad un carattere tipico del “domesticus” o del “libertus” del tardo impero”. Insomma una fronda che produce anche una narrazione bassa, becera, che si sofferma molto su questioni personali e non politiche; si arriva a criticare i rapporti sentimentali della presidente, si tirano in ballo “ex fidanzati della Capocciona”, il modo di vestire della Presidente insultandola in maniera a dir poco creativa, per usare un eufemismo. Questo fenomeno non è mai stato affrontato, si è sempre fatto finta di nulla facendo incancrenire il problema. Anche in questo caso sono moltissimi gli esempi analoghi che hanno generato delle ovvie espulsioni dal Movimento ma nessuno del Movimento 5 Stelle del Terzo ha mai chiesto a Grillo di prendere provvedimenti.

Le conseguenze di ciò, ad oggi, sono sotto gli occhi di tutti.


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