I Municipi di Roma Capitale diverranno Comuni urbani?

Un sogno impossibile o una prossima realtà
Mauro Paggi, Presidente del Comitato spontaneo di Via dei Noci e strade limitrofe - 15 Marzo 2016

Riceviamo e pubblichiamo

Il Decentramento è stato fin dalla redazione ed approvazione della Costituzione del 1948 uno dei principi ispiratori ed uno dei pilastri di riferimento dell’essenza democratica del massimo ordinamento italiano.

La costituzione e l’avvio del funzionamento delle realtà regionali nel 1970, che riguardò anche la regione Lazio, con gli attuali 17207 chilometri quadrati di estensione, così come avvenne per la quasi totalità delle regioni a statuto ordinario, segnò la prima fase tangibile del progetto di decentramento del nostro paese.

piazza del CampidoglioAd essa, che rappresentò un primo e qualificato passo verso la realizzazione di un indirizzo programmatico e gestionale più mirato, più specifico e più circoscritto, rispetto al territorio nazionale, seguì la riforma del Titolo V della Costituzione Italiana, che entrò in vigore l’8 novembre del 2001 e che, oltre a prevedere, tra l’altro, le Città metropolitane, già introdotte dalla Legge 142/90 ed a quel punto regolamentate dal Testo Unico degli Enti Locali, aveva, attraverso la riformulazione del 1° comma dell’art. 114, invertito il precedente ordine degli enti territoriali ed esaltato, altresì, il ruolo del Comune, riconoscendolo quale ente di base, ovvero il più vicino ai cittadini, chiamato in via primaria a soddisfare i loro interessi, nel rispetto del principio di sussidiarietà.

Dopo l’approvazione da parte del Consiglio Comunale del Comune di Roma prima del “Regolamento del decentramento amministrativo”, con delibera n° 10 del 18 gennaio e 8 febbraio 1999, con cui vennero disciplinate l’organizzazione e le funzioni delle vecchie suddivisioni circoscrizionali del territorio capitolino, e poi, sempre nell’ambito del decentramento circoscrizionale, dello Statuto comunale,  con delibera n° 122 del 17 luglio 2000 dello stesso Consiglio Comunale, nacquero nel 2001 i Municipi romani, in luogo delle precedenti Circoscrizioni.

L’istituzione nella Capitale delle nuove realtà amministrative, che dapprima ammontavano ad un numero pari a diciannove e che, con gli accorpamenti successivi, sono divenute, a partire dal 2013, quindici, s’ispirò ai contenuti di alcune norme dispositive del Testo Unico degli Enti Locali, laddove, come nell’art. 17-comma 5°, riconosce ai comuni, con popolazione superiore  a 300.000 abitanti, la possibilità di prevedere una particolare e più significativa forma di decentramento funzionale ed una maggiore autonomia organizzativa e funzionale, oppure, come recita l’art. 16 dello stesso atto, che definisce Municipi le articolazioni dei comuni costituiti mediante fusione di più comuni contigui.

Se da una parte le considerazioni su esposte sono la risultante giuridico-costituente del pensiero e delle convinzioni del legislatore costituzionale, allorquando ha inteso prevedere per la Capitale l’istituzione della Città metropolitana ed ha rimarcato la valenza del Comune, quale ente di prossimità, e sono, altresì, la conclusione storica dell’architettura giuridico-amministrativa dello Stato in periferia, a cui l’amministratore capitolino ha aderito, attraverso la formazione di istituzioni amministrative decentrate nel Comune di Roma Capitale, dall’altra vi sono motivi sostanziali, che, a sostegno del comune sentire, premono perché il suddetto processo istituzionale-amministrativo, nel segno della democrazia e della partecipazione popolare, compia ulteriori passi in avanti e verso una inevitabile trasformazione dei Municipi in veri e propri Comuni autonomi.

1414062048689_roma_cartinaFacendo una sintetica panoramica sui dati, relativi all’estensione territoriale e alla consistenza demografica dei quindici Municipi romani, ci si rende conto, pur non essendo esperti in ambito giuridico amministrativo, come l’attività amministrativa di tali enti, senza potere decisionale proprio e senza risorse finanziarie proprie, sia, allo status quo, così schiacciata sulle scelte del governo comunale centrale ed, al tempo stesso, così non rispondente alla tutela e gestione degli interessi municipali, da non giustificare i costi, sostenuti dalla collettività cittadina, per garantire, nel tempo, il regolare e democratico funzionamento della totalità degli organi decentrati: Presidente, Giunta e Consiglio municipale compreso.

I dati più recenti sui Municipi romani, vuoi per la consistenza demografica, come per il VII (S. Giovanni-Cinecittà), che registra una popolazione residente di 308,207, pari a poco meno del doppio, ad esempio, di quella dell’intera Provincia di Rieti, o, vuoi per l’estensione territoriale, come per il XV (Cassia-Flaminia), che si attesta sui 186,7 Kmq, leggermente superiore, ad esempio, a quella del Comune di Milano, o vuoi, ancora, per l’eterogeneità delle caratteristiche culturali, sociali, etniche, economiche e urbanistiche dei quartieri ricompresi nel proprio territorio, come nel V municipio, ci dicono difatti, come essi, nella quotidianità, siano assai distanti dai palazzi del potere dell’apparato burocratico-amministrativo centrale del Comune di Roma Capitale e come le loro problematiche siano, a volte, impercettibili da quest’ultimo.

Questo è l’assetto amministrativo, che vogliamo, ci si chiede, per una migliore governance del territorio capitolino e per far si che l’azione amministrativa degli organi decentrati della Capitale e dei suoi componenti, scelti dal popolo sovrano , sia in concreto efficace.

Usando il linguaggio ed il senso, ad esso attribuito, di una parte della terra di Sicilia, verrebbe da rispondere così: “Meschini e senza speranze gli abitanti dei municipi romani,  perché la loro aspettativa di vederli trasformare in Comuni autonomi, ad oggi, è stata delusa”.

C’è da dire e sottolineare, a tal proposito, che l’amaro in bocca dei residenti romani per il  decentramento incompiuto di Roma Capitale e per la mancata e piena autonomia dei quindici municipi romani, deriva, soprattutto ed anche, dalla indifferenza sul tema delle maggioranze popolari, progressiste e riformiste, o presunte tali, come l’Ulivo o l’ultima, in ordine temporale, PD-SEL, e dei Sindaci, espressione diretta delle stesse , che, a partire dal 2001, si sono alternati, con il PDL, ai vertici amministrativi romani, come Veltroni e Marino, dai quali non sono stati dati segnali chiari e precisi di apertura e/o di sostegno verso processi, tesi al raggiungimento della condizione di entità comunali delle realtà municipali.

A complicare il suddetto quadro, poi, nel 2015 è sopraggiunto, preceduto da una accesa querelle, tra le forze  politiche presenti in Campidoglio nonché al loro interno, in ordine alla futura configurazione amministrativa da dare ai Municipi romani ed in merito alla mancata ipotesi di trasformarli in Comuni urbani, che, insieme a quelli extra urbani dell’ex Provincia di Roma, avrebbero costituito il territorio dell’area metropolitana di Roma Capitale, l’avvio istituzionale della Città metropolitana, con suoi molteplici organi, esecutivi e consultivi.

Se non fossero state promulgate, di recente, le norme della spending review e le disposizioni in essa contenute, che hanno imposto ed impongono tutt’ora ai governi ed  alle figure amministrative del nostro paese determinati canoni in tema di bilancio e di spesa pubblica, forse la molteplicità dei cittadini romani non si sarebbe accorta del paradosso amministrativo, in cui tutti i residenti nel Comune di Roma Capitale già si trovano attualmente e dove, se da una parte, si realizzerà una sovrapposizione ed una duplicità nella Capitale di Enti pubblici amministrativi centrali ed uno spreco, in tempo di austerity economica, di risorse finanziarie, come accadrà tra il Comune di Roma Capitale e la Città Metropolitana di Roma Capitale, dall’altra, si protrarrà nel tempo una assurda coesistenza, in posizione di supremazia gerarchica e funzionale, del Comune di Roma Capitale con i quindici Municipi esistenti, relegati in un ruolo di amministrazione subordinata, in cui tra le competenze più eccellenti spicca, tra le altre, quella di formulare pareri non vincolanti sul bilancio del Comune di Roma Capitale.

Come direbbe, in conclusione, un vecchio attore della cinematografia italiana, Peppino De Filippo, credo di “AVER DETTO TUTTO”.

Ora, come ci si esprime in gergo sportivo, il testimone passa ai partiti o movimenti politici che governeranno in futuro Roma Capitale ed alla loro reale intenzione di attuare questo decentramento municipale, la cui vena popolare, non solo per sentito dire, sta raccogliendo sempre più adepti.

Serenella

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  Commenti: 2

  1. Agenzia di Quartiere tor Sapienza


    Ottimo articolo…. aggiungerei, ironia della sorte, che a Roma vive e lavora uno tra gli esperti in geografia politica economica, riconosciuto tra i migliori d’ Europa: la Prof.ssa Maria Prezioso (UNI2 Tor Vergata). La Prof.ssa Prezioso, oltre ad essere autore di profondi e validi studi sui “territori” e per questo essere chiamata ai tavoli di pianificazione e programmazione dei maggiori paesi UE, studia, amplia e propone modelli di governance per molte città, tra cui Roma. Realizza progetti con cittadini (partecipati) secondo le più aggiornate metodologie (integrati e sostenibili) che, se attuate, si dimostrerebbero “l’uovo di Colombo” per la nostra disastrata Città. Vi chiederete il perché ciò non avviene….? Semplice! Perché le varie amministrazioni politiche che si succedono da almeno 25 anni a questa parte, non ne hanno avuta la volontà. Adesso andiamo incontro ad elezioni amministrative per il Campidoglio, tutti i candidati conoscono il problema… vedremo se e chi dimostrerà che governance e cambiamento non sono solo slogan ma intenzione vera che può già avvalersi di studi e studiosi di eccellenza già disponibili.


    • Interessante, io sto proponendo una raccolta firme per rivedere i confini del XV Municipiuo, a mio modesto avviso, troppo estesi (dal ponte della musica al lago di Martignano!) – Ponte Milvio orami è radicalemte cambiato sembra più da I o II municipio e le esigenze di quartieri come Fleming/Vigna Clara non hanno nulla a che vedere con Cesano o Giustiniana

      Saluti

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