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Nelson Mandela quel giorno in Campidoglio

A un anno dalla scomparsa del grande statista sudafricano

mandela_4_d0Era il 15 giugno 1990, quando Nelson Mandela entrò per la prima volta a Palazzo Senatorio nel Campidoglio di Roma. Si presentò con oltre sei anni di ritardo per ritirare la pergamena e la medaglia d’argento, per il conferimento dello stato di “Cittadino Romano”. Ma era un ritardo determinato da cause di forza maggiore: era in carcere, a scontare una pena durata 27 anni, in un penitenziario del Sudafrica. Infatti il Consiglio Comunale di Roma, sotto la presidenza del sindaco Ugo Vetere, il 14 febbraio 1983, aveva votato la delibera per la cittadinanza onoraria, ma la prigionia impedì a Mandela di venire a Roma.

Mandela finì il lungo periodo di reclusione l’11 febbraio del 1990, grazie alle crescenti pressioni della comunità internazionale e la crescenti proteste dell’ANC (African National Congress, il partito di Mandela), su ordine del Presidente sudafricano F. W. De Klerk, e alla fine dell’illegalità per ANC. Il primo viaggio da uomo libero lo fece in Italia e successivamente in Europa. Fra i primi impegni onorò la città di Roma, anche per completare quell’atto che lo definiva cittadino romano. Il popolo della Città Eterna, attraverso l’Assemblea Capitolina, con il voto unanime dei Consiglieri comunali, gli riconosceva il prestigioso riconoscimento.

Un riconoscimento importante, perché la Città Eterna annovera tra i suoi più nobili figli, che nel corso dei decenni, (da quando divenne Capitale d’Italia) è stato conferito, tra gli altri, a personalità come Alessandro Manzoni, Guglielmo Marconi, il Presidente americano Franklin Delano Roosevelt, Rita Levi Montalcini, il tibetano Dalai Lama, la birmana Aung San Suu Kyi, il Papa Giovanni Paolo II, e i Presidenti della Repubblica Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Quindi una onorificenza, che assume un valore sostanzialmente universale e storico.

Quel giorno che Nelson Mandela arrivò in Campidoglio, era il 15 giugno 1990, nell’Aula Giulio Cesare, affollata all’inverosimile e in un atmosfera gioiosa, erano presenti il Sindaco, tutte le Autorità Capitoline, Consiglieri, ex-Sindaci, e tanti cittadini romani in attesa di vedere e conoscere il grande politico sudafricano, leader del movimento anti – apartheid, che ebbe un ruolo determinante nella caduta del regime segregazionista nel suo paese.

Franco Carraro, Sindaco di Roma, dopo il lunghissimo applauso, che salutò Mandela al suo ingresso nell’Aula Consiliare, illustrò le motivazioni per le quali la Città Eterna gli conferiva la cittadinanza onoraria, ricordando la sua evoluzione nell’impegno politico, gli appelli al popolo sudafricano, tra i quali quello del 15 giugno 1980, il cui testo, tra l’altro, recitava: “Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!” Infine il superamento del regime, attraverso la rinuncia di una strategia violenta e vendicativa, in favore di un processo di riconciliazione e pacificazione.

Dopo la cerimonia ufficiale Mandela, nella Sala delle Bandiere, salutò e ringraziò tutte le persone presenti, scambiando impressioni, raccontando brevi episodi della sua tormentata vita. Era tornato a essere un uomo libero a circa 72 anni. Raccontano alcuni presenti a quell’evento: “Oggi abbiamo vissuto una giornata irripetibile, perché abbiamo avuto la fortuna di conoscere un uomo che passerà alla storia”. Così, poi è stato, perché nel 1993 gli venne assegnato il Nobel per la pace, e nel 1994, venne eletto Presidente del Sudafrica, fu considerato in tutto il mondo un simbolo della libertà, guadagnandosi il rispetto internazionale.

Dopo l’incontro in Campidoglio, Mandela incontrò il Presidente del Consiglio Spadolini, il Presidente della Repubblica Cossiga e il Papa Giovanni Paolo II.

Mandela è stato il più importante leader sudafricano, Presidente dal 1994 al 1999 e tra i più grandi statisti del mondo e le motivazioni dell’assegnazione del Nobel sono: “ Per essere riuscito a porre fine in modo pacifico alla segregazione razziale (apartheid) dei neri in Sudafrica attuata per circa mezzo secolo dall’etnia bianca al potere e per aver posto le basi della democrazia nel paese.

Durante i 27 anni passati in carcere, la fama di Mandela è cresciuta in modo costante. La sua sofferenza silenziosa ha contribuito ad aumentare le pressioni sul governo sudafricano e sull’apartheid, facendolo diventare un simbolo internazionale di resistenza, un martire della lotta contro il razzismo.

Il 27 aprile 1994 si svolsero le prime elezioni democratiche e aperte a tutti i cittadini. L’ANC vinse con il 62% dei voti e Mandela diventò Presidente. Il partito di de Klerk, si fermò al 20%., ma venne comunque incluso nel primo governo di unità nazionale. Durante la presidenza, Mandela lavorò per la pacificazione e per dare una spinta all’economia. Alla vendetta preferì il perdono dei nemici politici, favorendo un clima di “grande comprensione”, assolvendo anche coloro che avevano commesso abusi e violenze durante il periodo dell’apartheid.

obit_frame_Nelson_Mandela_1918_2013_16x9_992Nelson Mandela si ritirò dalla vita pubblica, e quindi politica, nel 1999 lasciando al suo vice, Thabo Mbeki, il compito di continuare sulla strada tracciata dalla sua presidenza. Morì a Johannesburg il 5 dicembre 2013, a 95 anni.

A un anno dalla scomparsa di Mandela, è ricordato non solo nel Sudafrica ma in tanti paesi del mondo con cerimonie e testimonianze, come quella del Presidente Obama negli Stati Uniti, nell’Università Cattolica di Milano con il convegno “La verità vi farà uniti”, in diversi Consigli comunali, tra i quali quello di Firenze, ecc. da qui il carisma, la gratitudine per l’esempio che ha lasciato Mandela: una personalità del nostro tempo, difficile da dimenticare.


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