Oltre Marra c’è pure Scarpellini

Aldo Pirone - 19 Dicembre 2016

L’altro giorno nella notizia dell’arresto di Marra, che ha terremotato di nuovo la giunta pentastellata di Virginia Raggi, era contenuto anche l’arresto dell’immobiliarista Sergio Scarpellini. Ambedue accusati di corruzione dai magistrati e ritenuti meritevoli delle patrie galere per la loro pericolosità sociale.

Io ho conosciuto Sergio Scarpellini e spero per lui – persona simpatica e gioviale – che le accuse si rivelino insussistenti. Mi corre l’obbligo, se non altro per memoria storica, di dire brevemente come sono venuto in contatto, anzi in contrapposizione, con lui. Una contrapposizione che mi ha riguardato perché facente parte della Comunità Territoriale, il coordinamento dei Comitati di quartiere e delle associazioni del territorio dell’allora X municipio. Ne sono stato coordinatore dal 2007 al 2009.

scarpellini-sor-sergioTutto nasce con la redazione del nuovo PRG ai tempi dell’amministrazione di centrosinistra di Veltroni. Il 18 febbraio 2005, al centro anziani di via Gregoraci, il Sindaco venne all’illustrazione della cosiddetta Centralità urbana metropolitana di Romanina. Grande assemblea con assessori comunali e municipali, rinfresco offerto dall’imprenditore. Illustrazione di un progetto che interessava un’area di 93 ettari circa che Scarpellini aveva comprato nel 1990 sborsando 160 milioni di lire.
In parole povere in quell’area, originariamente dedicata a servizi pubblici generali, ai piedi dei Castelli Romani, avrebbero dovuto allocarsi 750.000 metri cubi poi lievitati a 1 milione e 129.000 mc un anno dopo in fase di controdeduzioni al PRG, di cui il 60% occupati da non meglio specificate funzioni pubbliche, un 20% di abitazioni e un 20% cosiddetto variabile.
La Comunità Territoriale, rappresentata dall’allora coordinatore Fabio Depino, intervenne nel dibattito pubblico dicendo subito che il territorio municipale non sentiva la necessità di quel pesante intervento cementificatorio, anche se esso era presentato, con il solito infiocchettamento, come elemento fondamentale di riqualificazione della nostra periferia.

Da quel momento è cominciata da parte della Comunità Territoriale una battaglia campale contro una speculazione edilizia archetipo di come la rendita parassitaria pretendeva di dominare lo sviluppo della città con la compiacenza di quasi tutta la politica di centrosinistra e di centrodestra.
Le tracce di questa battaglia sono presenti in vari e continui articoli da me pubblicati su Abitare a Roma
 nella trasmissione di Report del maggio 2008 su “I Re di Roma” e nei video ancora presenti sul sito del Comune delle assemblee svoltesi in Municipio durante il 2012. Oltre che in alcuni libri come quello di Francesco Erbani intitolato: “Roma. Il tramonto della città pubblica”. Una battaglia nutrita di numerose riunioni e assemblee popolari indette dalla Comunità Territoriale guidata da Maurizio Battisti diventato nel frattempo coordinatore, e da quelle indette da altri per sostenere gli interessi di Scarpellini e alle quali la medesima Comunità partecipò per contrastare quegli appetiti.

Sono stati 7 anni di lotta condotta su tanti fronti anche quello politico. Non contento del regalo fattogli dal nuovo PRG Sergio Scarpellini chiese subito un aumento delle cubature. Fin dall’autunno del 2007 cominciò a premere per portarle a 1.600.000 mc con un cambiamento sostanziale del rapporto fra area dedicata a interventi pubblici e quella per interventi privati e abitativi, trovando qualche orecchio disponibile all’interno stesso della sinistra. Ma, alla fine, il non possumus del centrosinistra prevalse.

Arrivato Alemanno, l’offensiva cementificatoria divenne alluvionale. La giunta di centrodestra praticamente azzerò il già insostenibile progetto del PRG e lo sommerse portando le cubature a 1.920.000 mc, riducendo l’area di interesse pubblico al 5% e moltiplicando l’abitativo che avrebbe dovuto occupare un’area di ben 600.000 mq con palazzi di dieci piani e tre torri di 94 metri di altezza.

L’edilizia abitativa privata passava da 224.000 mc a 1.341.000 mc. In pratica – secondo il progetto redatto con la mano sapiente dell’archistar Manuel Salgado – 4.000 abitazioni in palazzoni di 8 piani lunghi 160 metri punteggiati da tre torri alte 64 m e circa altri 500.000 mc di attività terziarie private, avrebbero dovuto collocarsi alle pendici dei Castelli romani sotto Frascati. 
Quel tentativo non passò grazie alla mobilitazione delle associazioni partecipative, a cominciare da Carteinregola di Anna Maria Bianchi e Italia Nostra di Mirella Belvisi, che praticamente occuparono per diverse settimane l’aula di Giulio Cesare aiutate dall’ostruzionismo di tre consiglieri comunali: Gemma Azuni di Sel, Andrea Alzetta di Action e, abbastanza isolato dal resto del suo gruppo, Athos De Luca del PD. La questione di Romanina era fra le famigerate 64 delibere di fine consiliatura che Alemanno voleva portare a casa nella primavera del 2013, per pagare così diverse cambiali.

Questo, sinteticamente, molto sinteticamente, per la storia.

Adotta Abitare A

Durante quegli anni di mobilitazione e battaglie vedemmo che Sergio Scarpellini aveva contribuito a finanziare, come lui stesso disse in TV, diversi partiti importanti sia a destra che a sinistra. “So’ tutti bravi ragazzi” soleva dire ai giornalisti che lo interrogavano in proposito. Il 14 maggio uscì su “Il Fatto Quotidiano” un servizio sui finanziamenti dei potentati economici alla politica, in cui si scriveva che Scarpellini aveva donato “50 milioni di lire ai Ds calabresi e poi 48 mila euro ai Ds romani. Ma ha sempre contribuito alle spese dei partiti con le sue società, Milano 90 e Progetto 90. Sempre attento ai Ds prima e Pd poi: 200 mila euro in totale”. Ma non è mancato il fronte centrodestra: “100 mila euro all’Udc, 50 mila al Pdl, 35 ai Cristiano Popolari di Baccini e 25 ai leghisti”.

Dei lauti affari fatti dall’immobiliarista Scarpellini a Roma, la cronaca giornalistica e televisiva se n’è occupata più volte. Non risultava che avesse violato la legge, perché non ne aveva bisogno. Poteva chiedere e gli veniva dato perché, diceva, “Durante la campagna vengono qui bianchi, rossi e verdi e noi un contributo lo diamo sempre. A tutti. Gli imprenditori romani fanno così”. E aggiungeva: “Io non sono né di sinistra né di centro o di destra, sono di tutti. Tifo per la Roma e vado a vedere pure la Lazio. Sono un imprenditore da larghe intese”.

Adesso la Procura lo accusa di corruzione. Vedremo se le accuse sono fondate. Ma certamente è fondata la costatazione di una politica che a Roma, e non solo a Roma, è stata compiacente e dipendente da immobiliaristi, costruttori e finanzieri.

Ma su questo, a sinistra e nel PD, e meno che mai nel centrodestra, non si sono sentite né si sentono autocritiche di sorta.


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