La periferia 10 anni dopo
"Urgono atti di governo per le periferie sia a livello del governo nazionale che del governo locale"Ripubblichiamo l’articolo che segue, apparso 10 anni fa, con un profondo sentito rammarico perché si continuano a ripetere da parte della classe politica comportamenti inadeguati nel tentare la soluzione di problemi oggi divenuti drammatici e che rischiano di diventarlo ancora di più nei prossimi mesi ed anni.
La periferia, per ora, abbozza. Ma i motivi di allarme e di disagio sociale ci sono tutti
di Vincenzo Luciani – 12 novembre 2005
Cassandra era catastrofica nella sua previsione. Non fu creduta, ma aveva ragione: Troia andò in fiamme e fu distrutta.
Parigi e la Francia periferica sono in fiamme. Le cassandre francesi lo avevano previsto.
Le cassandre italiane (tra le quali anche il nostro piccolo giornale) sono certe che, senza radicali cambiamenti da parte del governo centrale e di quelli degli enti locali, accadrà lo stesso.
Il nostro giornale, da vent’anni, ha scelto la periferia, e da questo punto di vista periferico vede le cose che accadono nei quartieri della periferia est e sud di Roma, e le riporta nel migliore modo che può. Il limite della sopportazione rischia di essere superato, e non mancano le ragioni.
Eccone alcune: la disoccupazione e l’occupazione precarissima e frustrante e senza prospettive di masse di giovani; la difficile integrazione tra gli extracomunitari ed i romani che vivono in periferia; le condizioni di vita pessime dei quartieri estremi (trasporti da terzo mondo, strade colabrodo, servizi sociali molto carenti, nuovi quartieri che nascono senza collegamenti validi con il resto della città e con la città che conta).
“Al Centro la periferia”. E’ stato uno slogan efficace della scorsa campagna elettorale. Poi, nell’attività quotidiana, alle periferie ci pensano l’assessorato alle Periferie (con scarsa dotazione di mezzi) ed i municipi, con sempre minori mezzi e con personale e poteri inadeguati.
Una domanda ingenua. Perché non c’è l’assessorato al Centro? Perché per il centro non ce n’è bisogno, perché lì c’è il Campidoglio, c’è la Roma che conta, c’è il Papa, ci sono i grandi quotidiani e le TV, ci abitano le persone che contano.
Perché non c’è il decentramento di poteri dal Campidoglio ai municipi delle periferie?
Altra domanda ingenua. Quanto si spende per il centro di Roma e quanto nelle periferie? Quante persone vivono (vivono?) in periferia e quante in centro?
Perché i tagli maggiori sono per le spese dei municipi periferici?
Perché il Campidoglio, gli assessorati e i Ministeri non si decentrano in periferia? Che fine ha fatto lo SDO?
Che fine ha fatto la cura del ferro?
Perché dopo 13 anni del parco di Centocelle di visibile (dopo tanta propaganda) c’è solo la cancellata fatta erigere da Rutelli?
Perché i campi nomadi sono tutti in periferia e più del 40% nei municipi di Roma est?
La periferia è laboriosa, la periferia paga regolarmente l’ICI e le altre tasse (e non riceve dal governo e dagli enti locali in proporzione), la periferia è paziente e, finora, abbozza. Ma fino a quando?
Urgono atti di governo per le periferie sia a livello del governo nazionale che del governo locale.
Non è più concesso a nessuno, nazionalmente e localmente, di invitarci a sognare. Fateci vedere cose concrete. Non fateci più sognare.
I risvegli dai sogni sono talvolta insopportabili e possono condurre alle ribellioni.
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