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Piazza Pia, le trasformazioni dal Quattrocento a oggi

Alla data di apertura della Porta Santa, l’8 dicembre del 2024, Piazza Pia avrà cambiato fisionomia.

Avrà il respiro di una grande area pedonale non solo da attraversare ma sulla quale sostare e fermarsi per ammirare due scenari spettacolari: la Basilica di San Pietro da un lato e l’ansa del Tevere, Ponte e Castel Sant’Angelo dall’altro.

Un intervento che scioglie un nodo urbano irrisolto, un dilemma secolare che ha visto impegnati Papi, progettisti e istituzioni cittadine, quello dell’accesso alla Basilica di San Pietro.

 

Ecco le tappe che hanno segnato le trasformazioni di questo luogo emblematico, dalle sue origini di anonimo snodo della viabilità verso San Pietro a una definizione urbanistica rinnovata grazie ai prossimi interventi.

Dal porticato alla Spina di Borgo

L’area compresa tra Castel Sant’Angelo e Borgo nel medioevo era un piazzale da cui partiva una via porticata citata in numerosi documenti dei secoli XII e XIV e cancellata nelle successive trasformazioni del tessuto insediativo. Attraverso il lungo porticato, in latino “porticus” si arrivava fino alla basilica di San Pietro, offrendo ai fedeli riparo dalle intemperie.

Le prime grandi modifiche arrivano nel Quattrocento proprio in previsione e in coincidenza dei Giubilei, occasioni in cui la città, nel passato come oggi, per accogliere i numerosi pellegrini si apre a diverse sistemazioni urbanistiche.

Per il Giubileo del 1450 Nicolò V progettò una risistemazione dell’area, rimasta poi incompiuta.

Successivamente Alessandro VI, per realizzare una nuova strada destinata a diventare la nuova via di accesso dei pellegrini alla Basilica, ordinò le prime demolizioni di alcuni edifici del borgo medievale, tra cui addirittura un mausoleo in forma di piramide, gemello della Piramide Cestia. Per velocizzare l’abbattimento della Piramide Vaticana fu persino concessa l’indulgenza a quanti avessero partecipato all’abbattimento.

Via Alessandrina, dal nome del Papa che ne aveva promosso la realizzazione, fu inaugurata per il Giubileo del 1500. Ben presto assunse il nome di Borgo Nuovo in contrapposizione all’altra direttrice principale che conduceva a San Pietro, Borgo Vecchio.

Umberto Sciamanna, Veduta della Spina dei Borghi da piazza Pia (1930-1936) Roma, Museo di Roma, Archivio Fotografico

Quindi dall’attuale piazza Pia, allora denominata piazza Castello o piazza di Borgo partivano tre strade, le due che attraverso il denso tessuto abitativo di Borgo conducevano a San Pietro, e quella in direzione di Borgo Sant’Angelo.

E tra Borgo Vecchio e Borgo Nuovo si sviluppava la Spina, un isolato così denominato per la sua forma allungata con la punta rivolta verso il Tevere, verso l’attuale Piazza Pia e la base verso San Pietro. A raccontare la storia di queste profonde trasformazioni, una mostra allestita ai Musei Capitolini nel 2016, “La Spina, dall’agro vaticano a via della Conciliazione”, a cura di Claudio Parisi Presicce e Laura Petacco, attraverso diversi materiali.

In mostra anche un video nel quale Alberto Sordi raccontava questi luoghi attraverso i suoi ricordi di bambino: “Avevo quattro anni quando vidi per la prima volta San Pietro e fu proprio per il Giubileo del 1925. Ero in compagnia di mio padre, venivamo da Trastevere, dove ero nato in via San Cosimato e dove vivevo con la mia famiglia. Arrivammo percorrendo i vicoli, che poi furono distrutti, di Borgo Pio: un ammasso di casupole, piazzette, stradine. Poi, dietro l’ultimo muro di una casa che si aprì come un sipario, vidi questa immensa piazza. Il colonnato del Bernini, la cupola. Un colpo di scena da rimanere a bocca aperta. Ecco, quello che ricordo di più di quel Giubileo fu questa sorpresa”.

Panorama di Roma dalla cupola di San Pietro 1930-1935 Roma, Museo di Roma, Archivio Fotografico

Gli interventi del Seicento

Dopo la realizzazione del colonnato di Gian Lorenzo Bernini nel Seicento piazza San Pietro ha ormai il suo aspetto definitivo, ma il raccordo tra la Spina e l’area corrispondente all’attuale Piazza Pia è ancora oggetto di polemiche, discussioni e progetti.

Il primo tentativo di migliorarne l’aspetto si deve a Papa Paolo V che, dopo aver condotto nel Vaticano l’acqua Paola, decise di decorare la fronte della Spina con la Fontana del Mascherone. Nelle mappe seicentesche la piazza, però, è solo uno slargo piuttosto modesto e senza edifici di pregio, sul quale si innestava la via proveniente da Ponte Sant’Angelo e che nel lato sud superate alcune strutture dell’ospedale Santo Spirito scendeva ripida verso il Tevere.

L’ultima scenografia urbana nell’Ottocento

L’area non subisce particolari mutamenti fino al 1852, quando su progetto dell’architetto Luigi Poletti, ai due lati della punta della Spina vengono realizzate due vere e proprie quinte architettoniche. L’intervento consisteva nel “rivestire” con due facciate gemelle scandite da lesene e capitelli in travertino, le modeste architetture dei fabbricati retrostanti.

Con le due facciate neoclassiche e la fontana in mezzo si “realizzava” secondo Gianfranco Spagnesi “una delle ultime scenografie urbane di stampo quasi barocco”.

Ma anche questa risistemazione era destinata a scomparire.

Nel 1875 si dette inizio alla costruzione dei muraglioni che dovevano arginare il Tevere, che comportò la demolizione di manufatti presenti sulla riva, la realizzazione degli argini e del Lungotevere. I lavori andarono avanti fino al 1926, modificando drasticamente il rapporto tra la città e il suo fiume e demolendo la parte meridionale dei bastioni del Castello.

Giuseppe Conrado e Filippo Fornari, veduta di Piazza Pia durante l’inondazione del 1900. Museo di Roma, Archivio Fotografico

Nel 1911 fu inaugurato ponte Vittorio Emanuele II all’altezza di borgo Santo Spirito. Quando era ancora in definizione la viabilità per il collegamento fino a Prati, la stessa conformazione di piazza Pia viene modellata a garanzia del traffico veicolare.

I Patti Lateranensi e la demolizione della Spina di Borgo

La Spina fu cancellata a colpi di piccone nel 1936 all’indomani dei Patti Lateranensi per far spazio alla nuova via della Conciliazione, la materializzazione visiva della fine del dissidio tra Stato e Chiesa e la nuova grande via di accesso a piazza San Pietro per chi proviene da ponte e Castel Sant’Angelo.

Le demolizioni iniziarono proprio dall’area di Piazza Pia con la prima picconata assestata da Mussolini al cornicione del palazzo dalla forma allungata che definiva la punta della Spina.

Tra Piazza Pia e Borgo S. Angelo, edifici in demolizione –  Museo di Roma, Archivio Fotografico

Se le demolizioni furono completate in un solo anno, la ricostruzione fu lentissima anche a causa delle vicende belliche che avevano svuotato le casse del Comune.

Alla sistemazione attuale e al completamento degli arredi di via della Conciliazione si arrivò in vista del Giubileo del 1950 che porterà a Roma circa 3 milioni di pellegrini.

Cantiere in piazza Pia (1958) Roma, Museo di Roma, Archivio Fotografico

Verso il Giubileo 2025

Con l’intervento per il prossimo Giubileo il traffico veicolare non passerà più in superficie da Piazza Pia, così come scomparirà il grande semaforo di via della Conciliazione.

L’attuale viabilità sarà interrata attraverso il prolungamento dell’esistente sottopasso di Lungotevere in Sassia e la nuova configurazione creerà un continuum pedonale tra Castel Sant’Angelo, via della Conciliazione e piazza San Pietro, unendo Roma e il Vaticano.

Per approfondire: “La Spina dall’agro Vaticano a via della Conciliazione” a cura di Claudio Parisi Precicce e Laura Petacco


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