Piazzale Loriedo: occhio all’edificio ex bar ristorante Dolce e Salato
Abbandonato, depredato, divenuta cosa pubblica, improduttiva e onere per la collettivitàI più recenti episodi su Piazzale Loriedo, ci impongono di richiamare nuovamente l’attenzione sull’edificio che fu sede del bar ristorante Dolce e Salato e fare considerazioni che riteniamo non proprio peregrine.
Perché l’edificio in argomento, che sarebbe potuto essere un bene comune, comincia ora ad essere un debito improduttivo, un buco nelle casse comunali.
Riaperto infatti il giardino, sotto l’incalzare delle rimostranze di cittadini e comitati locali, e del nostro giornale, l’edificio che vi incombe, a parte l’oscuro episodio vandalico dei primi di giugno 2020, rimasto impunito, è stato completamente dimenticato e abbandonato.
Ma non dai vandali e, si teme, anche da qualche altra presenza molto … inopportuna.
Sabato 21 novembre, un frequentatore del giardino scrive: “Ho appena (ore 17 circa ndr) fatto scappare un gruppo di 6 ragazzini intenti a distruggere quello che rimane del vecchio Dolce e salato … volevo ringraziare i genitori per l’educazione civica trasmessa”. Gli chiediamo dettagli sull’accaduto “Stavano rompendo l’uscita di sicurezza attigua all’ingresso – ci precisa – quando mi hanno visto avvicinarsi si sono allontanati verso la parte posteriore facendo finta di nulla. Li ho invitato a fermarsi e quando hanno visto che li seguivo a passo svelto sono scappati velocemente scavalcando il cancello di Viale Franceschini”.
A questo messaggio ne sono seguiti altri dello stesso tenore e perciò vogliamo ora sensibilizzare le istituzioni su un altro aspetto riprovevole in tutta la contorta storia del giardino di Piazzale Loriedo.
Un aspetto che ci fa rammentare lo sconcio iniziato con il sequestro di tutto il complesso giardino-edificio, e che continua tuttora dopo la riapertura del giardino. Si tratta della distruzione progressiva ed incontrastata di tutto quello che l’attività del bar ristorante comportava, a partire da tutto quanto era all’esterno per finire ahimè a quello che era all’interno.
All’esterno, mentre sedie e tavolini venivano frantumati, all’interno si avvicendavano varie intrusioni ladresche, culminate infine con una devastazione completa degli ambienti e loro arredi.
Un danno enorme a cui purtroppo nessuno ha dato peso. Peccato. Peccato davvero, perché, tanto per iniziare, quell’edificio con annessi e connessi, conclusasi la vicenda giudiziaria, sarebbe dovuto diventare (come difatti è accaduto) un bene pubblico. Ma purtroppo, come abbiamo già scritto in altra occasione, la res publica (la cosa pubblica) è ritenuta al pari o peggio di una res nullius (cosa di nessuno).
Perciò un bene, una volta dissequestrato ed assimilato al patrimonio pubblico, diventa subito terra di nessuno e, da possibile produttore di reddito per le casse del Comune, diventa un onere e, se non bastasse, un debito. Perché, con la proprietà dell’edificio, al Comune di Roma, devono essere stati pure passati i debiti contratti dall’ex gestore per la costruzione dell’edificio.
Così, se l’edificio di piazzale Loriedo avrebbe potuto in qualche modo essere di nuovo utilizzabile e costituire una ricchezza di tutti, a causa del suo abbandono e del suo disfacimento, è destinato a diventare un rudere, un ingombro da abbattere e un debito da assolvere.
Come si concluderà questa intricata vicenda?
Vedremo e riferiremo.
Federico Carabetta