Queste le novità del decreto “Rilancio salute”
Le principali: ridisegno del Servizio sanitario nazionale, grazie all’esperienza dell’emergenza coronavirus, potenziamento della rete territoriale, riorganizzazione della rete ospedalieraIl nuovo provvedimento, il cosiddetto decreto “Rilancio Salute”, ha destinato risorse per 55 miliardi, pari a due manovre finanziarie, per affrontare l’emergenza del coronavirus, prolungata fino al 31 gennaio 2021.
Uno dei settori maggiormente interessati da questo decreto è stato quello della Sanità che ha ottenuto tre miliardi e 250 milioni di euro che si aggiungono agli 1,4 miliardi previsti dal decreto Cura Italia.
Per avere una sanità di qualità a disposizione di tutti i cittadini, è stato ridisegnato il Servizio sanitario nazionale grazie all’esperienza acquisita nella prima fase dell’emergenza coronavirus.
Tra le novità vi é il potenziamento della rete territoriale, la vera chiave per affrontare l’epidemia, come ha dichiarato il Ministro della Salute, investendo risorse importanti, equivalenti complessivamente a 1 miliardo e 256 milioni di euro. Il maggiore impiego delle risorse sul territorio è dedicato all’assistenza domiciliare e alle azioni terapeutiche. A tale scopo “le Aziende Sanitarie, tramite i distretti, provvedono ad implementare le attività di assistenza domiciliare integrata o equivalenti, per i pazienti in isolamento anche ospitati presso le strutture individuate, garantendo adeguato supporto sanitario per il monitoraggio e l’assistenza dei pazienti” come recita il decreto.
Per potenziare l’assistenza domiciliare è previsto, quindi, il rafforzamento dei servizi infermieristici territoriali, istituendo la figura dell’infermiere di famiglia, con l’obiettivo di assistere i pazienti in isolamento domiciliare, i malati cronici, i disabili, le persone con disturbi mentali o in situazione di fragilità, destinando 240.000.000 milioni di euro per le assunzioni di 9.600 nuovi infermieri e 190.000.000 milioni per incentivi ai medici, infermieri e a tutto il personale sanitario, facendo passare l’Italia dal 4 per cento dell’insieme di assistiti al 6.7 per cento, ossia lo 0,7 per cento in più della media OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
Inoltre, parte delle risorse destinate al territorio andranno a finanziare, per 60 milioni di euro nel 2020, le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) e saranno integrate, per la valutazione complessiva dei bisogni degli assistiti e per l’integrazione dei servizi socio-sanitari, dalla figura degli assistenti sociali, a cui sono stanziate risorse pari a 14.256.000 euro.
Le Unità Speciali hanno il compito di provvedere, fra l’altro:
– alla gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID 19 in isolamento domiciliare e che non necessitano di ricovero ospedaliero;
– alla valutazione domiciliare dei casi sospetti e alla loro gestione;
– alle attività burocratiche/amministrative (cartella clinica, compilazione flussi, ecc.).
Le Regioni, secondo la relazione illustrativa del decreto, dovranno adottare piani di potenziamento e riorganizzazione della rete assistenziale. Sarà cura dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL adottare misure di identificazione e gestione dei contatti, di organizzazione dell’ attività di sorveglianza attiva in collaborazione con i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché con le Unità speciali di continuità assistenziale, finalizzate ad un monitoraggio costante e ad un tracciamento precoce dei casi e dei contatti per la relativa identificazione, isolamento e trattamento.
L’altra colonna portante del decreto “Rilancio Salute” sono le risorse di 1 miliardo e 467 milioni di euro destinate alla riorganizzazione della rete ospedaliera, con l’obiettivo di assicurare un’assistenza pronta e adeguata ai pazienti più gravi che hanno bisogno di cure intensive. Le misure più urgenti adottate sono garantire il mantenimento o l’implementazione dei percorsi rigorosamente distinti per pazienti Covid o non Covid. Sono mantenuti i 3.500 posti in più in Terapia Intensiva, da 5.179 nella fase pre-emergenza a 8.679 con un incremento del 70 per cento. Sono previsti ospedali mobili di 370 posti letto di terapia intensiva, disponibili in breve tempo nelle zone dove è aumentato il fabbisogno.
Tutti i pronto soccorso e i Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (D.E.A.) verranno ristrutturati e riorganizzati con la separazione delle strutture (Covid e non Covid) e la creazione di percorsi distinti per i malati Covid e aree di permanenza per gli assistiti in attesa di diagnosi.
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Ci voleva lo tsunami della pandemia per far capire alla società italiana il valore del nostro sistema sanitario nazionale come bene comune. È auspicabile che i provvedimenti presi in emergenza diventino stabili e le misure che sono state sollecitate per anni, dettate dall’urgenza, sopravvivano all’emergenza. La difesa di una rinnovata sanità come argine delle disuguaglianze e garanzia della salute di tutti deve spingerci ad avere una visione ottimistica della società che sarebbe bello ritrovare dopo questa drammatica esperienza.
Vincenzo Michelessi