Ricordare la strage di Sant’Anna di Stazzema

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini” - 24 Giugno 2023

“Dove se n’è andato Elmer / che di febbre si lasciò morire / Dov’è Herman bruciato in miniera. / Dove sono Bert e Tom / il primo ucciso in una rissa e l’altro che uscì già morto di galera. / E cosa ne sarà di Charley / che cadde mentre lavorava / dal ponte volò e volò sulla strada / Dormono, dormono sulla collina / dormono, dormono sulla collina. //”. 

(“La Collina”” Introduzione a “Non al denaro, non all’amore, né al cielo”(*) di Fabrizio De Andrè, 1971) 

 

Se ci recassimo, in un doveroso pellegrinaggio, nei luoghi in cui, durante la Seconda guerra mondiale, i nazisti, spalleggiati validamente dai loro servi fascisti, massacrarono decine di migliaia di civili innocenti, avvicinandoci a quei luoghi potremmo intonare i versi introduttivi del bellissimo Album “Non al denaro, non all’amore, né al cielo“, la Spoon River dell’inglese Edgar Lee Masters rivisitata da Fabrizio De Andè, che avete letto all’inizio.

Reduce, ieri l’altro da una visita al Mausoleo Militare delle Cave Ardeatine, di Roma,  insieme ai ragazzi di un Corso estivo dell’American University of Rome e della New York Law School, guidati dal loro Professore, Antonio Marchesi, ho pensato di iniziare, con il pezzo che state leggendo un viaggio virtuale in alcuni luoghi della Memoria, patrimonio incancellabile del nostro Paese. E comincio con il Paese di Sant’Anna di Stazzema (Lucca). Ma prima metto assieme qualche numero che serve a dare un’idea – arida certo, ma importante – di cosa sono state, in Italia, l’occupazione nazista e la rinata RSI fascista), Come è noto, l’occupazione dell’Italia da parte germanica iniziata l’8 Settembre del 1943, con l’”Aktion Alarich”, successiva alla proclamazione dell’Armistizio che era stato firmato a Cassibile (SR) il 3 Settembre ’43; mentre la RSI nasce il 23 Settembre 1943, dopo la liberazione per opera dei parà tedeschi del Generale Student di Mussolini dal Gran Sasso, dove il duce era stato ristretto successivamente al fermo, eseguito dai Carabinieri il 25 Luglio 1943 a Villa Savoia, la residenza del re Vittorio Emanuele III che ne aveva disposto l’arresto.

Dunque, qualche numero. Si stima che le stragi nazifasciste, perpetrate in Italia durante l’occupazione tedesca del Paese, siano state circa 5.500, con 23mila assassinati, oltre la metà dei quali civili, tra cui 1.500 bambini. La maggior parte di queste stragi fu compiuta per rappresaglia ad attacchi partigiani con uccisione di militari nazifascisti. O per togliere “l’acqua ai pesci”, ovvero l’appoggio della popolazione alla lotta partigiana, appoggio che si andava facendo sempre più deciso e corale. 

Va ancora ricordato che nel Diritto Internazionale, e particolarmente nel cosiddetto Diritto Bellico, non esiste alcuna norma che legittimi la rappresaglia contro e i militari catturati (per i quali erano in vigore – e lo sono tutt’ora – le norme delle Convenzioni di Ginevra del 1949) e contro i civili.

Dunque, tenendo bene a mette le righe che precedono, iniziamo il nostro viaggio nella Memoria delle stragi nazifasciste, partendo virtualmente proprio da Sant’Anna di Stazzema dove, il 12 Agosto 1944, tre Reparti nazisti della 16ª Divisione Panzergrenadier-Reichsführer-SS, comandata dal Gruppenführer Max Simon (e in particolare gli uomini del Battaglione “Galler”, ovvero un Battaglione del 35° Reggimento di quella Divisione di Waffen SS) massacrarono 560 civili, dei quali 107 di età inferiore ai quindici anni e una neonata (Anna Pardini) di appena 20 giorni. Con i nazisti assassini – ricorderanno le testimonianze dei pochi sopravvissuti – c’erano uomini e donne che parlavano italiano, i fascisti che sempre accompagnavano i nazisti in quelle rappresaglie sulla popolazione, conoscendo i luoghi.

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In Italia, si sa, la giustizia è lenta e sui Processi per le stragi nazifasciste pesava, nel dopoguerra, anche la cosiddetta “guerra fredda” che non permise l’estradizione dalla Germania di molti criminali nazisti che li vivevano indisturbati, estradizioni che non furono richieste e perché i tedeschi erano diventati degli alleati dell’Italia, all’interno della NATO, e perché, altrimenti, noi avremmo, a nostra volta, dovuto consegnare, ad esempio agli iugoslavi, i generali italiani che si erano macchiati di crimini di guerra.

Ma un altro macigno, estremamente pesante, calò sulla strage di Sant’Anna di Stazzema come su altre simili, negli anni ‘60 del ‘900. Mi riferisco ai Fascicoli di Istruttorie di crimini di guerra “temporaneamente archiviati” dall’allora Procuratore Generale Militare di Roma, Santacroce e seppelliti nel cosiddetto “Armadio della Vergogna”, ovvero l’Armadio, ubicato a Palazzo Cesi a Roma, in cui vennero appunto chiusi, e rimasero dimenticati per oltre 50 anni, ben 695 Fascicoli di istruttorie di crimini di guerra nazifascisti compiuti in Italia. Un grande Registro ne conteneva l’elenco completo (con 2.223 Voci). Al numero 1 figurava la strage nazifascista delle Cave Ardeatine a Roma, del 24 Marzo del 1944, con i nomi e i cognomi degli assassini nazisti e fascisti. Un Fascicolo riguardava anche la strage nazifascista di Sant’Anna di Stazzema.

Così, si dovette aspettare il 2004 perché si celebrasse un Processo (in contumacia) agli assassini tedeschi ancora in vita. Ad occuparsene fu l’allora Procuratore Militare del Tribunale di La Spezia, Dr. Marco De Paolis, poi diventato Procuratore Generale Militare a Roma. Al termine del Dibattimento la Corte emise – il 22 Giugno del 2005 – la Sentenza di condanna all’ergastolo degli imputati della strage, sentenza confermata dalla Corte d’Appello Militare di Roma, il 21 Novembre 2006 e ratificata definitivamente dalla Prima Sezione Penale della Cassazione Militare, l’8 Novembre 2007.

Il Dr. De Paolis si occuperà anche delle stragi di Marzabotto, Cefalonia e Civitella Val di Chiana, con un totale di 17 Processi e 57 condanne all’ergastolo. Un impegno vanificato dalla Procura della Repubblica Federale tedesca di Stoccarda, che nell’Ottobre 2012 archivierà l’inchiesta di Sant’Anna di Stazzema, ricorrendo ad una serie di artifici giuridico-processuali.

Dunque, questa – in estrema sintesi – la storia di quella strage nazifascista di cui qui facciamo Memoria. Chiudo queste righe rimandando alla lettura di un libro che forse è ancora possibile reperire in Rete o nelle Librerie specializzate in volumi ormai fuori Catalogo. Mi riferisco a “Guerra ai civili”, scritto dagli Storici Michele Battini e Paolo Pezzino (Marsilio, 1997) che rappresenta un contribuito fondamentale al filone di Studi sulle stragi di cittadini inermi commesse in Italia nel periodo dell’occupazione tedesca. Va poi segnalato su questo importante argomento, un lavoro che ha coinvolto, dal 2013, circa 120 ricercatori, guidati dal Professor Pezzino, Coordinatore scientifico del Progetto. Si tratta di un censimento completo di quanto è accaduto in Italia tra il 1943 e il 1945: intitolato l’“Atlante delle stragi nazifasciste in Italia”, liberamente consultabile sul web al seguente indirizzo: www.straginazifasciste.it – lavoro a disposizione di chiunque voglia fruirne e una impressionante mole di dati. Ancora qualche riga sulla genesi di questo Progetto.

Nel 2009 il governo italiano e quello della Repubblica Federale Tedesca hanno insediato una Commissione Storica congiunta (composta da 5 componenti tedeschi e 5 componenti italiani) con il mandato di elaborare un’analisi critica della storia e dell’esperienza comune durante la Seconda guerra mondiale, così da contribuire alla creazione di una nuova cultura della memoria. A seguito delle raccomandazioni avanzate dalla Commissione nel Dicembre 2012 a conclusione dei suoi lavori, il Governo della Repubblica Federale Tedesca si è impegnato a finanziare una serie di iniziative tese a valorizzare la storia e la Memoria dei rapporti fra i due paesi nel corso del conflitto, con l’istituzione, presso il Ministero federale degli Affari Esteri di un “Fondo italo-tedesco per il futuro”. Rientra fra queste iniziative la ricerca che ha dato origine all’”Atlante delle stragi nazifasciste in Italia”, promossa in collaborazione dall’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI) e dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), che ha permesso di definire un quadro completo degli episodi di violenza contro i civili commessi dall’esercito tedesco e dai suoi alleati fascisti in Italia tra il 1943 e il 1945.

(*) – Questa Spoon River Anthology del poeta statunitense Edgar Lee Masters, era stata pubblicata tra il 1914 e il 1915 sul Mirror di St. Louis, ma portato in Italia da Cesare Pavese a Fernanda Pivano che lo tradusse, ebbe problemi per la pubblicazione. La letteratura americana era osteggiata dal regime fascista, in particolare se esprimeva idee libertarie e soprattutto se fosse contro la guerra. Einaudi riuscì a pubblicarlo lo stesso nel ’43, ma cambiando il titolo in Antologia di S. River. 

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini”


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