Ricordi di Centocelle anni Cinquanta
A piazza S. Felice da Cantalice dove c’è ancora la Chiesa, un piccolo giardinetto, per lo più pavimentato, consentiva i giochi di noi ragazzi fino a sera, momento in cui tornava a casa dal lavoro mio padre e tanti altri genitori.
Mentre noi ragazzi ci rincorrevamo tra alberi e panchine, sul muretto che proteggeva la piazza dai vicinissimi binari del tram, le mamme chiacchieravano tra loro con un occhio ai figli nell’attesa del ritorno dei vari papà.
Una volta, mentre ero seduto sul muretto sentii una puncicata sulla pancia e subito con la mano strinsi pantalone e maglietta per acchiappare quell’animaletto che mi aveva punto… Ero preoccupato e impaurito perché la puntura si ripeteva senza che riuscissi a capire come fare per eliminarla… Finalmente, dopo una decina di minuti di sofferenza e incertezza, mi accostai ben bene a mamma e sbottonai il pantaloncino senza abbassarlo e potei intravedere la spingola che si era aperta e mi puncicava. Con attenzione la sistemai nella mutandina larga e la paura passò.
A quei tempi l’oratorio attraeva una miriade di ragazzi e giovani e nel campo di pallone si facevano tutti giochi possibili, soprattutto calcio (ero una schiappa) palla avvelenata (ero un campione), ma quando imprudentemente lo dichiarai mi vennero tutti contro e in pochi minuti mi buttarono fuori.
Nei giorni di festa, presuppongo la Festa di S. Felice si facevano tanti giochi e erano presenti anche bancarelle e, nel campetto, i cosiddetti ‘calci in c.’ che ci faceno volare in alto attorno al palo centrale.
Si giocava al Giro d’Italia e di Francia con i coperchietti delle bottiglie di birra e io vinsi un Giro di Italia. Con un amico mi misi in società per partecipare a decine di giochi in cui i vincitori avrebbero partecipato all’estrazione di tanti premi. Noi due arrivammo primi in tanti giochi accumulando un pacco di biglietti premio… L’estrazione ci sarebbe stata il giorno successivo per cui tornai a casa con quel bel pacco di biglietti solo che non avevo considerato le diavolerie della vita e a dieci anni era pur legittimo non pensarci. Infatti mia madre, nel mettersi a lavare il pantaloncino buttò, chissà perché, il pacchetto di biglietti e, il giorno dopo, quando me ne accorsi, non potei fare nulla per recuperarlo essendo già passati i mondezzai e, con la coda tra le gambe, dovetti spiegare all’amico l’accaduto, a testa bassa per la vergogna.
A quel tempo frequentavo la scuola Pio XII e, dovendo fare un esame, mi diressi verso l’Istituto che distava un.paio di km da casa. Ero quasi arrivato quando incontrai un compagno di classe a cui chiesi il giorno e l’ora dell’esame. E lui che l’aveva visto cinque minuti prima mi diede l’informazione, e quindi tornai subito a casa senza verificare direttamente nella bacheca della scuola. Il lunedì successivo mi vidi arrivare a casa un compagno di classe che mi era venuto a prendere a piedi per accompagnarmi a scuola dove erano in corso gli esami, in un giorno ben diverso da quanto indicatomi dall’altro compagno… Quest’ultimo naturalmente negò ed io non ho mai capito perché.
A pochi metri dal terrazzo di casa passavano gli aerei dello stormo presente nell’aeroporto di Centocelle e, data la vicinanza, si poteva scorgere anche il pilota.
Proprio in quel periodo iniziarono i lavori per la costruzione di viale Palmiro Togliatti, forse senza tutte le voci di controllo (deresponsabilizzazione e finta democrazia!) che oggi bloccano il Paese perché i lavori finirono presto e senza intoppi.
Questi erano gli anni intorno al 1950, trascorsi in via delle Begonie…
Rinaldo Fiore
Le imagini sono tratte da: http://www.tramroma.com/