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Sei arresti a Casal Bruciato: sgominata organizzazione di spaccio con base in una ex sala giochi

All'interno, l'attività di spaccio era gestita con un sistema organizzato in turni, simile a quello di un'impresa

Dopo sei mesi di intense indagini, i carabinieri hanno eseguito all’alba di oggi un blitz nel quartiere di Casal Bruciato, portando all’arresto di sei persone coinvolte in un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di droga.

Cinque degli arrestati sono stati condotti in carcere, mentre uno è stato posto agli arresti domiciliari. Gli indagati sono accusati di detenzione e spaccio di stupefacenti e associazione finalizzata al traffico di droga.

Un’indagine complessa e mirata: L’indagine, condotta dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Roma Piazza Dante sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma – direzione distrettuale antimafia, è iniziata nel novembre 2023 e si è conclusa nell’aprile 2024.

Durante questi mesi, i militari hanno individuato un gruppo che gestiva una piazza di spaccio in via Sebastiano Satta, documentando ben 5648 episodi di vendita di cocaina e crack. L’attività illecita ha generato un giro d’affari di decine di migliaia di euro.

Una base operativa militarizzata: Il cuore dell’organizzazione era un locale, un’ex sala giochi occupata abusivamente, di proprietà del Comune di Roma, che fungeva da “quartier generale” del gruppo.

All’interno, l’attività di spaccio era gestita con un sistema organizzato in turni, simile a quello di un’impresa. Per garantire la sicurezza e l’efficienza del traffico, i pusher e le vedette utilizzavano un codice alfa-numerico cifrato per identificare i quantitativi e la qualità della droga.

Il locale era protetto da una porta in ferro, installata abusivamente e apribile solo dall’interno, che fungeva da ulteriore difesa per il pusher.

Attorno a lui, operava una rete di vedette, alcune delle quali erano posizionate per monitorare gli ingressi nelle strade adiacenti, mentre altre eseguivano un controllo preventivo sugli acquirenti.

Questo sistema di sorveglianza serviva sia per individuare eventuali forze dell’ordine sotto copertura, sia per conoscere in anticipo le richieste di droga.

Tecnologia al servizio del crimine: L’accesso al locale era regolato da un sistema di sicurezza avanzato, con videocitofono e telecamere posizionate all’ingresso della “bisca”, che permettevano di osservare in tempo reale sia chi si avvicinava per comprare droga, sia l’area circostante.

I contatti con i clienti avvenivano talvolta attraverso piattaforme informatiche, mentre per le comunicazioni interne l’organizzazione utilizzava telefoni dedicati, intestati a identità false.

Difese contro le forze dell’ordine: In caso di intervento delle forze dell’ordine, le vedette avevano il compito di allertare il pusher e allontanare gli acquirenti. Il pusher, protetto dalla porta in ferro, poteva poi abbandonare rapidamente la postazione e rifugiarsi in uno degli appartamenti dello stabile.

Questo sistema permetteva all’organizzazione di continuare a operare con un livello di sicurezza molto elevato, rendendo difficile per le autorità interrompere l’attività di spaccio.

Conclusione dell’operazione: L’operazione ha smantellato una piazza di spaccio che, sebbene di piccole dimensioni, era gestita con una struttura militare e una precisione organizzativa notevole.


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