Senza consenso, è violenza
Terza e ultima storia di “Penna Rossa”: quando la narrazione è sbagliataSe vi dicessi che la vittima è vittima sempre, voi concordereste con me. Eppure, nella nostra società che ancora usa lo stupro come mezzo di potere sulla donna, siamo abituati a non credere alla vittima, neppure quando ci sono testimonianze, lesioni e sue denunce. E questo perché i media, tv e giornali, hanno il “vizio” di descrivere l’uomo aggressore come una brava persona, un lavoratore serio, un buon padre di famiglia o come in uno degli ultimi casi di cronaca: “un imprenditore brillante”.
Il caso Genovese è solo uno degli esempi più agghiaccianti di aggressione sessuale ai danni di donne, spesso molto giovani. Facciamo un passo indietro, era il 10 ottobre 2020 e una ragazza decide di partecipare ad una festa su una terrazza di Milano. Lì viene stuprata, torturata, drogata più volte, seviziata da questo cittadino milanese.
Il punto è che la cronaca, ancora una volta, ha puntato tutta l’attenzione sul fatto che la ragazza, diciottenne, non avrebbe dovuto andare ad una festa simile, che avrebbe dovuto denunciare prima, che sicuramente non è stata violentata ma era consenziente e che l’uomo aveva sì colpa, ma limitata.
Proprio alla vigilia della giornata di ieri, 25 novembre 2020, esce un articolo del “giornalista” Vittorio Feltri che in breve ripercorre in modo assurdo la vicenda, additando la ragazza come colpevole di quello che aveva subito. Non ci interessa la dinamica della storia, la morbosità della storia la sappiamo perché è sempre la stessa, per tutte. E non sono bastate le multiple lesioni intime della ragazza a testimoniare l’accaduto, per darle piena credibilità. Nulla giustifica un comportamento simile di un così “brillante uomo” che “purtroppo si trova in questo momento imprigionato”.
L’omertà machista non è nuova, funziona sempre così: è un sistema di protezione che tutela gli aggressori come Genovese, e li protegge da sempre e per sempre, non è eccezionale, perché nessuno ha mai dato o dà credibilità alla vittima. Spesso nemmeno le donne abusate vengono prese in considerazione, nemmeno quelle ammazzate o sfigurate. E mentre noi siamo costrette a non tornare a casa di notte da sole o a fare attenzione a cosa indossiamo (come se una minigonna giustificasse una violenza), ci sono questi uomini che verranno sempre ricordati come quelli che aiutavano la nonnina a portare la spesa.
Quando non c’è consenso, parliamo di violenza, di abuso. Non importa in che condizioni sia la ragazza, non vi giustifica. Cresciamo giovani libere, che non devono essere protette. Quindi non proteggere tua figlia, ma educa tuo figlio perché in questo sta la chiave di una società rispettosa.
Alice Sola
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