Spagna, “El Alzamiento” – prova generale della Seconda guerra Mondiale

Ugo Fanti, Presidente della Sezione Anpi di Roma Aurelio-Cavalleggeri “Galliano Tabarini” - 14 Luglio 2023

“Che crimine ho commesso? Perché mi uccidono? Dov’è la ragione della giustizia? Nella bandiera della Libertà, ricamai l’amore più grande della mia vita”

Federico Garcia Lorca (1898 – 1936) .Da: “Mariana Pineda”, 1928

La rivolta: Il 17 Luglio 1936 con la ribellione dell’Esercito spagnolo al legittimo governo della Repubblica Spagnola, inizia la guerra civile – che dopo quasi tre anni di guerra (dal 17 Luglio 1936, al 1° Aprile 1939) farà registrare dai 500mila al milione di mort. Il Generale Francisco Franco – supportato dal nazismo hitleriano e dal fascismo mussoliniano – diventerà il Caudillo e governerà la Spagna, con mano di ferro e assolutamente senza guanto di velluto, fino al giorno della sua morte, 36 anni dopo la fine della guerra civile. (*)

Morte di un dittatore: Francisco Paulino Hermenegildo Teódulo Franco y Bahamonde Salgado Pardo de Andrade, meglio noto come Franco, muore a Madrid, il 20 Novembre del 1975. Alla fine della guerra civile, nel 1939, dice: 

  • “Uccidere, uccidere, uccidere, dobbiamo uccidere almeno un terzo della popolazione adulta per farla finita con il marxismo ed il proletariato.” 

E così effettivamente è stato. Migliaia di persone sono state uccise dal 1939 al 1975. Uccisioni senza processo, sparizioni, arresti, torture, condanne a morte eseguite con la “garrota” hanno continuato a tenere accesa la fiamma dell’odio e della vendetta, nella Spagna franchista. Ancora il 27 Novembre 1975 sono state eseguite diverse condanne a morte di oppositori politici. Si trattò di cinque giovani antifranchisti ai quali Franco aveva negato la commutazione della condanna a morte, uccisi mediante fucilazione

Internazionalismo: centinaia di migliaia saranno, in quei tre anni di guerra gli antifascisti che – da tutto il mondo – andranno in Spagna a combattere nelle fila dell’Esercito repubblicano, dando vita alle Brigate Internazionali. Molte migliaia arriveranno in Spagna dall’Italia. Tra loro i Fratelli Carlo e Nello Rosselli che nel 1937, esuli in Francia, saranno uccisi dai fascisti francesi della Cagoule, per ordine diretto del Ministro degli Esteri fascista, Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, e su direttiva del Generale Mario Roatta inserito, alla fine della guerra, nella Lista dei criminali di guerra e mai consegnato dal governo repubblicano italiano agli iugoslavi che ne avevano fatto richiesta, per i crimini commessi da Roatta nei Balcani.

“OGGI IN SPAGNA, DOMANI IN ITALIA”

  • “Compagni, fratelli, italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell’armata rivoluzionaria. Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti feriti, la stima dei compagni spagnuoli: ecco la testimonianza del suo sacrificio. Una seconda colonna italiana. formatasi in questi giorni, difende eroicamente Madrid.

In tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini che avendo perduto la libertà nella propria terra, cominciano col riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano. Giornalmente arrivano volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera, dalle lontane Americhe. Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria. Anche dall’Italia oppressa partono volontari.

Dar Ciriola

Nelle nostre file contiamo a decine i compagni che,a prezzo di mille pericoli, hanno varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell’antifascismo lottano i Giovanissimi che hanno abbandonato l’università, la fabbrica e perfino la caserma. Hanno disertato la Guerra borghese per partecipare alla guerra rivoluzionaria.

Ascoltate, italiani. E’ un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Un secolo fa, l’Italia schiava taceva e fremeva sotto il tallone dell’Austria, del Borbone, dei Savoia, dei preti. Ogni sforzo di liberazione veniva spietatamente represso. Coloro che non erano in prigione, venivano costretti all’esilio. Ma in esilio non rinunciarono alla lotta. Santarosa in Grecia, Garibaldi in America, Mazzini in Inghilterra, Pisacane in Francia, insieme a tanti altri, non potendo più lottare nel paese, lottarono per la libertà degli altri popoli, dimostrando al mondo che gli italiani erano degni di vivere liberi. Da quei sacrifici, da quegli esempi uscì consacrata la causa italiana. Gli italiani riacquistarono fiducia nelle loro forze. Oggi una nuova tirannia, assai più feroce ed umiliante dell’antica, ci opprime. Non è più lo straniero che domina. Siamo noi che ci siamo lasciati mettere il piede sul collo da una minoranza faziosa, che utilizzando tutte le forze del privilegio tiene in ceppi la classe lavoratrice ed il pensiero italiani. Ogni sforzo sembra vano contro la massiccia armata dittatoriale.

Ma noi non perdiamo la fede. Sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano. La Spagna ce ne fornisce la palpitante riprova. Nessuno parla più di de Rivera. Nessuna parlerà più domani di Mussolini. E’ come nel Risorgimento, nell’ epoca più buia, quando quasi nessuno osava sperare, dall’estero vennero l’esempio e l’incitamento, cosi oggi noi siamo convinti che da questo sforzo modesto, ma virile dei volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto.

E’ con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. 0ggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni italiani, ascoltate. E’ un volontario italiano che vi parla dalla Radio di Barcellona. Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta. La rivoluzione in Ispagna è trionfante. Penetra ogni giorno di più nel profondo della vita del popolo rinnovando istituiti, raddrizzando secolari ingiustizie. Madrid non è caduta e non cadrà. Quando pareva in procinto di soccombere, una meravigliosa riscossa di popolo arginava l’invasione ed iniziava la controffensiva. Il motto della milizia rivoluzionaria che fino ad ora era “No pasaran” è diventato ” Pasaremos”, cioè non i fascisti, ma noi, i rivoluzionari, passeremo.

La Catalogna, Valencia, tutto il litorale mediterraneo, Bilbao e cento altre città, la zona più ricca, più evoluta e industriosa di Spagna sta solidamente in mano alle forze rivoluzionarie. Un ordine nuovo è nato, basato sulla libertà e la giustizia sociale. Nelle officine non comanda più il padrone, ma la collettività, attraverso consigli di fabbrica e sindacati. Sui campi non trovate più il salariato costretto ad un estenuante lavoro nell’interesse altrui. Il contadino è padrone della terra che lavora, sotto il controllo dei municipii. Negli uffici, gli impiegati, i tecnici, non obbediscono più a una gerarchia di figli di papà, ma ad una nuova gerarchia fondata sulla capacità e la libera scelta. Obbediscono, o meglio collaborano, perché nella Spagna rivoluzionaria, e soprattutto nella Catalogna libertaria, le più audaci conquiste sociali si fanno rispettando la personalità dell’uomo e l’autonomia dei gruppi umani. Comunismo, si, ma libertario. Socializzazione delle grandi industrie e del grande commercio, ma non statolatria: la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio è concepita come mezzo per liberare l’uomo da tutte le schiavitù.

L’esperienza in corso in Ispagna è di straordinario interesse per tutti. Qui, non dittatura, non economia da caserma, non rinnegamento dei valori culturali dell’Occidente, ma conciliazione delle più ardite riforme sociali con la libertà. Non un solo partito che, pretendendosi infallibile, sequestra la rivoluzione su un programma concreto e realista : anarchici, comunisti, socialisti, repubblicani collaborano alla direzione della cosa pubblica, al fronte, nella vita sociale. Quale insegnamento per noi italiani! Fratelli,, compagni italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per recarvi il saluto dei volontari italiani. Sull’altra sponda del Mediterraneo un mondo nuovo sta nascendo.

E’ la riscossa antifascista che si inizia in Occidente. Dalla Spagna guadagnerà l’Europa. Arriverà innanzi tutto in Italia, così vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e tiranni. Arriverà perché la storia non si ferma, il progresso continua, le dittature sono delle parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per imporre loro, dopo un periodo d’ inerzia e di abbandono, di riprendere in mano il loro destino. Fratelli italiani che vivete nella prigione fascista, io vorrei che voi poteste, per un attimo almeno, tuffarvi nell’ atmosfera inebriante in cui vive da mesi, nonostante tutte le difficoltà, questo popolo meraviglioso. Vorrei che poteste andare nelle officine per vedere con quale entusiasmo si produce per i compagni combattenti; vorrei che poteste percorrere le campagne e leggere sul viso dei contadini la fierezza di questa dignità nuova e soprattutto percorrere il fronte e parlare con i militi volontari. Il fascismo, non potendosi fidare dei soldati che passano in blocco alle nostre file, deve ricorrere ai mercenarii di tutti i colori. Invece, le caserme proletarie brulicano di una folla di giovani reclamanti le armi. Vale più un mese di questa vita, spesa per degli ideali umani, che dieci anni di vegetazione e di falsi miraggi imperiali nell’Italia mussoliniana. E neppure crederete alla stampa fascista che dipinge la Catalogna, in maggioranza sindacalista anarchica, in preda al terrore e al disordine. L’anarchismo catalano è un socialismo costruttivo sensibile ai problemi di libertà e di cultura. Ogni giorno esso fornisce prove delle sue qualità realistiche. Le riforme vengono compiute con metodo, senza seguire schemi preconcetti e tenendo sempre in conto l’esperienza.

La migliore prova ci è data da Barcellona, dove, nonostante le difficoltà della guerra, la vita continua a svolgersi regolarmente e i servizi pubblici funzionano come e meglio di prima. Italiani che ascoltate la radio di Barcellona attenzione. I volontari italiani combattenti in Ispagna, nell’interesse, per l’ideale di un popolo intero che lotta per la sua libertà, vi chiedono di impedire che il fascismo prosegua nella sua opera criminale a favore di Franco e dei generali faziosi.

Tutti i Giorni areoplani forniti dal fascismo italiano e guidati da aviatori mercenari che disonorano il nostro paese, lanciano bombe contro città inermi, straziando donne e bambini. Tutti i giorni, proiettili italiani costruiti con mani italiane, trasportati da navi italiane, lanciati da cannoni italiani cadono nelle trincee dei lavoratori. Franco avrebbe già da tempo fallito, se non fosse stato per il possente aiuto fascista. Quale vergogna per gli italiani sapere che il proprio governo, il governo di un popolo che fu un tempo all’avanguardia delle lotte per la libertà, tenta di assassinare la libertà del popolo spagnolo. 

Che l’Italia proletaria si risvegli. Che la vergogna cessi. Dalle fabbriche, dai porti italiani non debbono più partire le armi omicide. Dove non sia possibile il boicottaggio aperto, si ricorra al boicottaggio segreto. Il popolo italiano non deve diventare il poliziotto d’Europa. Fratelli, compagni italiani, un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona, in nome di migliaia di combattenti italiani. Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli. Aiutate, italiani, la rivoluzione spagnuola. Impedite al fascismo di appoggiare i generali faziosi e fascisti. Raccogliete denari. E se per persecuzioni ripetute o per difficoltà insormontabili, non potete nel vostro centro combattere efficacemente la dittatura, accorrete a rinforzare le colonne dei volontari italiani in Ispagna. Quanto più presto vincerà la Spagna proletaria, e tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della riscossa.”

(Carlo Rosselli: discorso pronunciato alla Radio repubblicana di Barcellona il 13 Novembre 1936).

El Movimiento de los Nietos: lo chiamano il “Movimento dei Nipoti” (“Movimiento de los Nietos”). E’ la ricerca spontanea di documenti, testimonianze e tracce delle migliaia di spagnoli uccisi durante e dopo la guerra civile del 1936-1939. Dopo che la generazione dei figli aveva voluto dimenticare dedicandosi operosamente a trasformare la Spagna in una delle più floride economie del mondo, la generazione dei nipoti si è messa letteralmente a scavare nei cimiteri di guerra e nelle fosse comuni di cui ancora qualcuno ricordava l’ubicazione. Il risultato è stato spaventoso. Non solo la guerra ha fatto oltre un milione di morti, ma negli anni del franchismo 150mila persone sono state eliminate: una corrente della psichiatria spagnola aveva perfino teorizzato che i repubblicani fossero un “ramo degenerato della razza iberica”, da eliminare totalmente. La repressione degli oppositori (soprattutto baschi) è durata – con la morte del suo creatore – praticamente fino alla fine del regime franchista.(**)

La guerra di Spagna

L’Italia ufficialmente non si era intromessa nel conflitto interno spagnolo, ma dopo gli iniziali aiuti ai “Ribelli Franchisti” si cominciarono a mandare aerei e piloti militari, poi truppe “volontarie” richiamate da buone paghe. All’inizio erano poche unità, poi velocemente aumentarono fino ad alcune decine di migliaia, e dato che il servizio della posta spagnola non funzionava bene, i volontari si lamentavano; da qui venne la necessità di organizzare un servizio postale “speciale” (è da leggere militare, ma ufficialmente non si poteva dire) con tariffa aerea (obbligatoria). Tale tariffa era assimilata a quella delle colonie del’A.O.I. cioè tariffa interna italiana con il porto aereo dell’ A.O.I.. Le cartoline postali erano in franchigia. Tutta la corrispondenza era spedita in patria con un servizio aereo. In quel frangente era stato attivato anche un servizio di “censura a Malaga” per la posta in partenza ed in arrivo dall’ Italia.

Gli invii in patria erano indirizzati a “Posta speciale 500” a cui faceva da indirizzo “Napoli Concentramento”. La necessità di non figurare come “posta in franchigia” fece emettere dei semplici cartoncini di vari colori e vari modelli con righe per gli indirizzi e formulario del mittente; in sostanza erano una via di mezzo fra le cartoline postali e le cartoline in franchigia della prima guerra mondiale. Un altro modello era molto simile a quelle di Stato con risposta, ma stampate senza emblemi né impronta di francobollo. Erano dotate di un solo cerchio a stampa dove applicare il timbro di partenza anonimo, con il solito “posta speciale” che garantiva la franchigia (bisogna anche ricordare che l’Italia effettuava un blocco navale nel golfo di Valencia con base alle isole Baleari in mano agli alleati franchisti; vedere la lettera allegata in cui era contenuta la foto di una delle navi che effettuava il blocco e che il marinaio spedisce alla morosa).

(*) Si è sempre sostento da parte fascista che l’Italia non era intervenuta in Spagna, al fianco dei falangisti di Francisco Franco, con Reparti regolari del Regio Esercito, ma con truppe volontarie composte da militari e da componenti della Milizia fascista (la Divisione Mista Frecce che aveva come Inno il canto “Agredir para Vencer”). I “volontari” erano, in realtà, in maggioranza dei poveri cristi convinti ad andare nelle cosiddette terre d’oltremare –dove sarebbe stata data loro dal regime una terra da coltivare e una casa – ma all’ultimo momento dirottati in Spagna per indossare la camicia nera e combattere per i falangisti.

Un altro elemento che smentisce l’affermazione fascista sta nel fatto che le truppe italiane in territorio spagnolo utilizzavano regolarmente la cosiddetta Posta Militare, ovvero la franchigia postale dei militari, usata in tempo di guerra ed individuabile attraverso un gullen (bollo tondo) riportante un numero attribuito ad ogni specifico Reparto militare impegnato in zona d’operazioni. Poiché la franchigia militare non doveva ufficialmente figurare venne organizzato – come leggerete meglio appresso – prima un servizio speciale con tariffa aerea della Africa Orientale Italiana (AOI), poi un gullen recante la dicitura “posta speciale 500” che faceva capo per lo smistamento ad un Centro Postale di Napoli. Si veda la parte appresso riprodotta dell’articolo intitolato: ”Servizio Postale Militare Italiano”pubblicato su 

http://www.postaesocieta.it/magazzino_totale/pagine_htm/posta_militare.htm

(**) La “Valle de los Caidos” (la “Valle dei Caduti”) è una cattedrale sotterranea fatta costruire tra ik 1940 ed il 1958 da Franco nella Valle della Sierra di Guadarrama, per onorare i caduti falangisti della guerra civile. Questo monumento è stato costruito – interamente – ricorrendo al lavoro schiavo di oltre 20mila prigionieri politici detenuti nelle carceri franchiste. Così com3e il suo alleato Adolf Hitler cedeva, dietro compenso giornaliero da versare alle SS, i deportati ai padroni delle Fabbriche tedesche. Istallate nei pressi dei Campi di sterminio e in alcuni casi al loro interno, Franco utilizzò il lavoro schiavo dei detenuti politici per realizzare il suo sogno di grandezza.

Ad Ottobre del 2019, i resti di Franco – che alla sua morte erano stati sepolti nella “Valle dei Caduti”, nel frattempo ribattezzata Valle de Cuelgamuros – sono stati esumati e trasferiti al Cimitero pubblico del Mingorrubio-El Pardo. Così il corpo del Caudillo si trova ora sepolto lontano da quello dei 33.800 altri corpi di falangisti, ma anche di antifranchisti sepolti in quel luogo. Anche la salma di José Antonio Primo de Rivera – il padre del fascismo spagnolo e fondatore della Falange – è stato – in base a quanto stabilito dalla Legge della Memeria Democratica – esumato dalla cattedrale nella Valle in cui era stato sepolto alla sua morte, avvenuta il 20 Novembre del 1936.

NOTA – Prorogata fino al 20 Settembre la mostra – Carlo e Nello Rosselli “Giustizia e Libertà, per questo morirono, per questo vivono” – a cura di Fondazione Circolo Fratelli Rosselli e della Fiap (Federazione Italiana Associazioni Partigiane) in collaborazione con e le Associazioni della Casa della Memoria e della Storia: Aned, Anei, Anpc, Anpi, Anppia, Circolo Gianni Bosio, Irsifar – inaugurata il 13 giugno 2023 in occasione della ricorrenza dell’assassinio di Carlo e Nello Rosselli – (Bagnoles-de-l’Orne il 9 giugno 1937) – Da lunedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 19.30*

Casa della Memoria e della Storia – Via S. Francesco di Sales, 5 – Roma 

*Nel mese di Agosto la sala mostre sarà chiusa indicativamente dal 14 al 27. Si prega di controllare gli orari e i giorni di apertura sul sito: https://www.bibliotechediroma.it/opac/.do

La mostra è divisa per sezioni: La Famiglia / La Prima Guerra mondiale: la morte di Aldo / Il dopoguerra: l’incontro con Salvemini, il socialismo / L’influenza del laburismo inglese / Il Circolo di Cultura a Firenze. Marion Cave / L’assassinio di Giacomo Matteotti. “Non mollare” e “Quarto Stato” / La fuga di Filippo Turati. IL confino a Ustica. Il processo di Savona. / Carlo, Marion e John a Lipari / Socialismo liberale / 27 luglio 1929: Carlo fugge da Lipari. L’esilio in Francia / Agosto 1929: a Parigi nasce il movimento di Giustizia e Libertà. Il volo di Bassanesi su Milano e il processo di Lugano / Le reazioni alla pubblicazione di “Socialismo liberale” / Giustizia e Libertà: dalle azioni ardite alla elaborazione dello schema di programma / I dibattiti nei quaderni di Giustizia e Libertà: la questione socialista e il concetto di rivoluzione / 1933. I dibattiti di G.L.: il fascismo, il neo-socialismo francese e “la guerra che torna” / Lo sviluppo di Giustizia e Libertà / Europeismo e fascismo. Per gli Stati Uniti d’Europa / “Oggi in Spagna, domani in Italia” / L’uccisione di Carlo e Nello Rosselli a Bagnoles de l’Orne / L’eredita dei Fratelli Rosselli viva ed operante,  parte dall’infanzia e dalla giovinezza dei due fratelli, cresciuti in una famiglia di forte impronta risorgimentale e mazziniana. Dopo la prima guerra mondiale, nella quale muore il fratello maggiore Aldo, Carlo e Nello Rosselli trovano il loro punto di riferimento del grande storico Gaetano Salvemini, nel 1920 fondano a Firenze Il Circolo di Cultura che verrà assaltato dai fascisti nella notte dell’ultimo dell’anno nel 1924 e successivamente chiuso dalle autorità. Essi danno allora vita al primo giornale clandestino “Non Mollare”. Nel 1926 Carlo Rosselli, Sandro Pertini e Ferruccio Parri organizzano l’evasione dall’Italia dell’anziano leader socialista Filippo Turati. Carlo Rosselli viene processato a Savona, inviato al confino a Lipari da cui evade con una clamorosa impresa nel 1929. Giunto in Francia si mette alla testa di un nuovo movimento antifascista “Giustizia e Libertà” e pubblica in francese il suo scritto ideologico: “Socialismo liberale”.

Nel 1936 partecipa alla guerra di Spagna in difesa della Repubblica. Rientrato in Francia viene ucciso dalla Cagoule su mandato del governo fascista italiano il 9 giugno del 1937 a Bagnoles-de-l’Orne in bassa Normandia insieme al fratello Nello che lo aveva raggiunto da Firenze. A sua volta Nello, inviato più volte al confino, aveva proseguito negli studi storici ed era diventato un importante storico del Risorgimento italiano. Il sacrificio dei fratelli Rosselli si segnala per la limpidezza del loro antifascismo e per il profondo nesso sempre affermato fra la giustizia sociale e la libertà.


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